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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Berlusconi promuove le province. E Gabellone ringrazia

Il premier alla direzione nazionale del Pdl: "Aboliamo solo le province inutili, non le inutili province". Gabellone: "Si chiude una sterile querelle che da un paio d'anni riguarda gli enti"

LECCE - Province sì, province no: per due anni, da destra a sinistra, il cittadino è stato ammorbato col dubbio amletico, nel nome del risparmio e dei tagli ai costi della politica. Ieri, il presidente del consiglio Berlusconi, ha licenziato la questione con un gioco di parole, evidenziando che nel programma del suo governo si parlava di "abolizione non delle inutili province, ma delle province inutili". Una acrobazia letteraria, che pesca nella sottigliezza della forma, senza incidere nella sostanza.

Gioisce ovviamente il presidente della provincia di Lecce, Antonio Gabellone che "esprime vivo apprezzamento per le parole che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha espresso ieri riguardo al ruolo delle Province, ribadendo che il Governo non intende abolirle, ma semmai non crearne di nuove": "Si conclude così - prosegue il numero di uno di Palazzo dei Celestini - la sterile querelle che ormai da un paio di anni a questa parte ha riguardato le Province italiane e l'ipotesi di una loro possibile abolizione, disputa inutile visto che anche nel programma di Governo si è sempre parlato, e il premier lo ha ben evidenziato ieri, di ‘abolizione non delle inutili province ma delle province inutili'".

Gabellone si associa alle parole riconoscenti espresse anche dal presidente dell'Unione Province d'Italia Giuseppe Castiglione, sottolineando come il risparmio che si ricaverebbe dall'abolizione delle Province sarebbe di poco conto e, soprattutto, "scontenterebbe le aspettative dei cittadini": "Sono fermamente convinto - spiega Gabellone - che i bilanci delle Province italiane sono una risorsa indispensabile per incidere virtuosamente, con progetti ed interventi attesi e dovuti, sui bisogni delle comunità. L'impegno che ci è stato affidato dai cittadini deve viaggiare sempre più in direzione di una riduzione dei costi e degli sprechi, per dare risposte celeri e limpide ai territori locali, come quello salentino, che ambiscono e meritano di correre sul treno dello sviluppo e dell'innovazione".

"E le Province non si sottrarranno - insiste il presidente della provincia di Lecce -, anzi potranno essere giuste protagoniste nell'offrire il loro contributo a una razionalizzazione e ad una riforma del sistema delle autonomie locali. Da ciò le Amministrazioni Provinciali non potranno che uscirne più rafforzate nel loro ruolo e nelle loro funzioni, facendosi interpreti privilegiate e capaci delle peculiarità e delle vocazioni dei territori".

Certo, non sorprende che il presidente della provincia né che il responsabile dell'Unione province italiane ribadiscano l'utilità degli enti che conducono: è scontato e sembrerebbe assurdo il contrario. Così come probabilmente farebbero i responsabili delle comunità montane o di tutte quelle realtà, che venivano citate nell'ampio elenco del dibattito di questi anni. Ma ci si dimentica che tutta la discussione intorno ai tagli dei costi della politica sia nata di conseguenza alle accuse, sicuramente fondate, del movimento di Grillo e che, nel 2008, durante la campagna elettorale (ma ormai è un registro usato in qualsiasi appuntamento amministrativo), al di là dell'interpretazioni di oggi, il messaggio bipartisan era molto più netto ed altisonante in riferimento all'argomento. Basterebbe precisare i termini a tempo debito, per evitare interpretazioni alla lunga distanza e risparmiare ai cittadini l'ennesima patetica giustificazione alle promesse non mantenute.

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