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Consuntivo 2014, via libera in extremis. Dal sindaco arringa contro la minoranza

Dopo il passaggio a vuoto delle convocazione di lunedì, che ha rivelato fibrillazioni pre-elettorali nel centrodestra, è arrivato il via libero al documento contabile. Perrone insiste sul disfattismo dell'opposizione. Torricelli replica: "Città nei guai"

LECCE - Con 18 voti a favore e 6 contrari, il consiglio comunale ha dato il suo via libera al bilancio consuntivo del 2014. Il lasciapassare dell'assise è arrivato in extremis, dal momento che domani sarebbe scaduto il termine perentorio imposto dalle norme. Contrariamente a quanto accaduto lunedì scorso, i consiglieri di maggioranza si sono presentati in numero sufficiente consentendo l'apertura della seduta e quindi l'illustrazione della relativa delibera da parte dell'assessore Attilio Monosi. 

La strigliata del sindaco ha sortito i suoi effetti: del resto, se il consiglio non avesse approvato il necessario documento, la prefettura avrebbe proceduto allo scioglimento dello stesso, come imposto dalla legislazione vigente. Un pericolo irrimediabile di cui nessuno ha veramente pensato di assumersi la responsabilità. nonostante le fibrillazioni all'interno del centrodestra, diviso nella competizione per le elezioni regionali tra sostenitori di Fitto (in buona parte) e fedeli a Forza Italia, che rivendicano maggiore spazio nel governo cittadino. Perrone stesso ha dichiarato che all'indomani del voto si aprirà una fase di verifica per determinare modalità e obiettivo di fine mandato: la scadenza naturale della consiliatura è nella primavera del 2017.

Una volta mandato il segnale politico di lunedì, i potenziali dissidenti non hanno certo interesse a forzare la mano in una situazione comunque confusa: qualcosa di più lo si potrà capire con il risultato delle urne in mano. Bisogna solo attendere pochi giorni. Intanto la discussione che si è svolta in aula ha registrato una vera e propria arringa da parte del primo cittadino nei confronti della minoranza, accusata sostanzialmente di aver remato contro l'amministrazione nonostante le ombre di dissesto finanziario addensate sopra Palazzo di Città. Un rischio, comunque sventato, ha sottolineato Perrone rimarcando come la partita in corso con la Leadri sia l'unica grande posta ancora aperta. 

Come noto, la società di costruzioni, è arrivata a bussare alla porte dei giudici in conseguenza di un loro arbitrale relativo alla costruzione di una parte della Tangenziale Est, con la richiesta di un pignoramento milionario che ha paralizzato la capacità di manovra dell'ente. Il Comune, sempre sul piano giudiziario, sta provando una controffensiva  ma gli esiti sono tutt'altro che scontati. Questa vicenda, tuttavia, è solo una delle tante che compongono un mosaico piuttosto articolato. Il nucleo della delibera discussa oggi riguarda infatti l'obbligo di accantonare, per i prossimi 30 anni, una somma pari al disavanzo di circa 80 milioni e l'amministrazione, già nelle scorse settimane, ha garantito che ciò non comporterà né nuove tasse né tagli ai servizi. 

Ad Antonio Torricelli, del Partito Democratico, non è proprio andata giù l'accusa di disfattismo lanciata dal sindaco: "Noi abbiamo sempre voluto il bene di questa città - ha risposto - ma sappiamo bene che l'amministrazione l'ha messa nei guai". L'esperto consigliere, che è anche vice presidente dell'assise, ha citato come momento discriminante nella gestione dei conti il rifiuto da parte della Cassa Depositi e Prestiti di finanziare uno dei lodi con Leadri, da 8 milioni di euro. Fu quella, ha detto Torricelli, la certificazione dell'inaffidabilità del Comune.

Per il capogruppo di Lecce Bene Comune, Carlo Salvemini, il provvedimento approvato oggi, che attesta l'ingente disavanzo non è tanto la conseguenza formale delle indicazioni normative che impongono di inserire nei bilanci i residui attivi di dubbia esigibilità, ma il frutto di una scelta politica che insiste in un'interpretazione piuttosto disinvolta delle regole contabili al fine di far apparire la situazione meno drammatica di quello che è: al proposito, ha detto l'esponente di sinistra, basterebbe leggere con attenzione la relazione dei revisori dei conti e verificare come la capacità di riscossione dell'ente arrivi a percentuali minime, già del tutto inadeguate a sopportare non lo sforzo ordinario per rimanere a galla. 

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