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Depuratore, impianto acque spento. Comune bussa a Bari

Gallipoli, non sono bastati gli incontri in Regione e con Aqp e i sopralluoghi estivi per sbloccare la situazione della piattaforma consortile. L'assessore Barba chiede nuovo incontro ad Amati

GALLIPOLI - Un'altra stagione estiva è passata e per il depuratore consortile di Gallipoli, al di là delle dichiarazione di intenti e delle promesse a telecamere accese, nulla sembra ancora risolto. Almeno per quanto concerne l'attivazione dell'impianto di affinamento delle acque reflue, atteso come la soluzione terapeutica e strumentale per risolvere le criticità dell'impianto a servizio dei quattro comuni consorziati. Primo tra tutti lo sversamento in mare, in assenza della condotto sottomarina, che ha prodotto malumori e problematiche sul versante nord del litorale gallipolino. Le sollecitazioni estive da parte della Provincia di Lecce e del suo presidente Antonio Gabellone, le comunicazioni dell'attivazione imminente dell'impianto di affinamento dopo un incontro decisivo in Regione, gli impegni assunti e le strette di mano zoomate dalle telecamere della trasmissione di approfondimento locale "Open", per ora hanno prodotto il sollevamento del solito polverone estivo, ma null'altro di concreto. Il tutto atteso che, come confermano anche da Palazzo di Città, l'impianto di affinamento delle acque reflue di pertinenza del depuratore consortile gallipolino, non è mai entrato in funzione. Impianto spento, così come è stato sino ad ora. Nuovo di zecca e in naftalina. Anche se lo stesso depuratore in questi due mesi per la verità ha ricominciato a funzionare sicuramente meglio rispetto al passato. L'impegno di Acquedotto pugliese in tal senso sembra essere stato rispettato, ma a distanza esatta di due mesi, dopo l'incontro tenutosi a Bari il 23 luglio scorso fra l'assessore regionale ai Lavori Pubblici, Fabiano Amati, i rappresentanti dei quattro comuni consorziati (Gallipoli, Tuglie, Alezio e Sannicola) e quello della Provincia di Lecce, nulla è avvenuto riguardo all'attivazione dell'impianto di affinamento dei reflui del depuratore consortile da utilizzare per gli usi irrigui.

Situazione sulla quale si è concentrata nuovamente l'attenzione dell'amministrazione comunale ionica che ora sollecita un nuovo incontro in quel di Bari. Quella riunione precedente del luglio scorso, fu seguita da un sopralluogo congiunto presso l'impianto consortile cui parteciparono, tra gli altri, il sindaco Giuseppe Venneri, il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, l'assessore ai Lavori Pubblici del comune ionico Giuseppe Barba e i funzionari dell'Aqp. Da allora in poi però nessuna novità rispetto a quando nel capoluogo l'esponente del Governo regionale ebbe modo di assicurare che la struttura da tempo completa in ogni sua parte e pronta all'uso (in quanto già connesso con la rete di distribuzione del Consorzio Ugento-Li Foggi) sarebbe entrata in funzione quanto prima e che ogni giorno successivo al ferragosto poteva essere quello giusto.

"E' notorio che l'impianto, se messo in funzione" spiega lo stesso assessore ai Lavori Pubblici, Giuseppe Barba, "nell'affinare i reflui del depuratore principale per destinarli all'agricoltura evita che la gran parte di essi, se non tutti, vada a finire in mare, diminuendo quindi i possibili rischi ecologici connessi allo scarico. Invece, ad oggi, tutto è rimasto tale e quale". Ed per questo motivo, come accennato, che proprio ieri il Comune di Gallipoli, nella persona e per il tramite dell'assessore Barba, per conto del consorzio dei comuni, ha chiesto un nuovo tavolo di discussione in Regione. "Un nuovo incontro con l'assessore Amati" precisa ancora Barba, "ma che questa volta sia per davvero risolutivo, al fine di poter conoscere i motivi che ad oggi impediscono l'attivazione dell'impianto, o meglio cosa ancora impedisce che l'Acquedotto Pugliese prenda in gestione l'impianto. Si sente parlare di divergenze economiche con la Regione. Ma è possibile, se così fosse, che da un lato la salvaguardia dell'ambiente di Gallipoli, città turistica per eccellenza e mai così affollata come nella scorsa estate, e dall'altro la possibilità di risparmiare acqua dalla falda, siano posposte a una mera questione di qualche centinaio di migliaia di euro?". E quella contabile sembra proprio una delle problematiche di fondo che "frenano" l'attivazione dell'impianto di affinamento dei reflui. Una divergenza di 200 mila euro e passa relative ai costi di gestione della piattaforma che impedirebbe alle parti in causa, Regione, Acquedotto pugliese e Comuni, di chiudere il cerchio e consegnare le chiavi dell'impianto per la sua attivazione e gestione. Una questione che potrebbe anche essere risolta in loco con il contributo degli operatori turistici locali che anche "provocatoriamente" si erano già dichiarati disponibili ad anticipare, autotassandosi, la quota mancante per le spese di gestione pur di attivare l'impianto.

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