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Docenti precari al vertice in Provincia: "L'emergenza siamo noi"

Il presidente Gabellone ha incontrato sindacati e parlamentari del centrodestra per una proposta di modifica alla riforma della scuola

LECCE – Lo vociferano i docenti stessi, per quanto ci si sforzi di dire che non sia così: quella in corso è una guerra tra poveri. Da una parte i docenti precari delle graduatorie ad esaurimento (Gae), dall’altra quelli coinvolti nelle procedure di mobilità e destinati ad un trasferimento anche a centinaia di chilometri dalla provincia di residenza (in provincia di Lecce sono interessati circa 800 insegnanti).

Il timore dei primi è che le deroghe chieste dai secondi e di cui si sta discutendo in questi giorni possano ulteriormente penalizzarli. Allora, dicono i precari, basta parlare di deportazione “perché il ministero dell’Istruzione – hanno scritto in un volantino – ha lasciato che esercitassero la loro libera scelta, essendo il piano di assunzioni facoltativo e su domanda volontaria: chi vi ha aderito ha messo in conto i rischi ed ha anteposto il ruolo alla possibilità concreta e prevista di trasferirsi altrove. Era tutto scritto chiaramente”.

Il coordinamento dei docenti Gae, che da giorni presidia l’Ufficio scolastico provinciale, si è trasferito oggi a Palazzo Adorno dove il presidente della Provincia, Antonio Gabellone, insieme alle consigliere Simona Manca e Filomena D’Antini Solero, avevano convocato i sindacati e la deputazione parlamentare salentina per illustrare una proposta di modifica alla riforma della scuola. La bozza prevede quattro punti: si parte da un incremento del tempo pieno o prolungato nella scuola primaria, al fine di sostenere le famiglie e arginare l’esodo delle maestre (il 90 per cento del totale). Il secondo riguarda il transito dei posti in deroga per gli insegnanti di sostegno (ne servirebbero circa 500 nell’ambito provinciale) nell’organico degli aventi diritto. Al momento infatti non possono essere utilizzati né per i trasferimenti né per le assunzioni in ruolo.

Il terzo strumento ipotizzato, anche per evitare il fenomeno delle cosiddette “classi pollaio”, è quello della riduzione del numero di alunni per classe,  fino a un massimo di 20; la quarta misura, infine, è la cadenza annuale delle procedure di mobilità, nazionale e interprovinciale, che la legge 107 del 2015 impone ogni tre anni. In realtà all’invito della Provincia hanno risposto solo esponenti del centrodestra (Roberto Marti, Rocco Palese e Francesco Bruni). Per i sindacati sono intervenuti Maria Rosaria Valentino (Snals), Gianna Guido (Cisl), Francesca Franza (Cgil), Maria Rosaria Ferilli (Gilda), Giovanni Caretto, Salvatore Florio e Arturo Gaetani (Uil). Erano presenti, inoltre, il consigliere provinciale Roberto Martella e il consigliere regionale Saverio Congedo.

Il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone ha esordito chiarendo che "le proposte rappresentano una base di discussione che i parlamentari presenti potranno fare propria. Non sono una soluzione immediata all’emergenza attuale che riguarda i trasferimenti dei docenti nel Nord. Sono misure di ordine generale che vogliamo portare all’attenzione nazionale perché se è vero che la scuola è fondamentale e centrale allora va modificata la legge”. 

Filomena D’Antini Solero ha sottolineato l'obiettivo di voler tutelare "tutti i docenti senza distinzioni, siano essi uomini o donne, anche se è vero che proprio quest’ultime stanno pagando il prezzo più alto”. Per Simona Manca “anche se la Provincia non ha una competenza specifica, ci siamo sentiti di fare una proposta organica complessiva che viene incontro alle esigenze di tutti i docenti, di ruolo e precari. La scuola è un settore che la politica deve affrontare con la massima serietà, in maniera organica e con una visione a lungo raggio. Essa deve essere l’ultima spesa sulla quale l’Italia deve fare economia. La politica sulla scuola deve prevedere investimenti e non risparmi".

Gli insegnanti hanno partecipato all’incontro intervenendo a più riprese e sottolineando il totale disinteresse manifestato fino a questo momento dal mondo politico oltre alla necessità di spingere per risolvere la vera emergenza che è quella della loro condizione di disoccupati. Sfiducia quindi verso i rappresentanti istituzionali, sindacati compresi, e conflittualità latente, ma non troppo, con i colleghi di ruolo alla prese con i trasferimenti nonostante qualcuno dei presenti si affanni a invocare un fronte unitario. Anche quest’anno, per la scuola italiana, autunno a dir poco caldo.

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