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Il risveglio domenicale choc in un distretto invaso di cumuli di rifiuti

Discariche chiuse fino a domani. Lecce e molti altri centri seppelliti dalla spazzatura. Da Bari nessuna deroga. E mercoledì un incontro urgente al Comune con i gestori di Cisa e Ambiente & Sviluppo

LECCE – Via Don Luigi Sturzo, domenica mattina. Un uomo si ferma con l’auto, scende e senza pensarci più di tanto, lancia un sacchetto colmo di spazzatura. Nel cassonetto sazio che già vomita rifiuti, il sacchetto precipita sull’asfalto e si ammonticchia su altri, come l’intruso in un locale scacciato a pedate da un buttafuori. A una decina di metri di distanza, all’altezza dell’incrocio con via Parini, una signora anziana apre il coperchio e deposita la sua busta con un tocco di gentilezza in più. Il coperchio, però, non si richiude e lascia intravedere montagnole d’immondizia in un contenitore pronto a esplodere.

Lecce si risveglia sotto un cielo cupo e gravido di pioggia, con una decina di gradi in meno e sepolta dai rifiuti e dalle cattive abitudini. Effetto chiusura imposta alla discarica di Cavallino, che segue a catena quello di Statte, in provincia di Taranto, e che si riverbera sulla capacità di sopportazione di una trentina di comuni. Capoluogo incluso, dove l’emergenza si stratifica sul vizio di chi ancora non ha compreso (o semplicemente se ne infischia di farlo) il meccanismo della raccolta differenziata e di chi non ha mai pagato tasse sullo smaltimento. Il risultato è un disastro totale. Parla, per esempio, una campana per il vetro e i metalli in viale Marche. Tracciato con pennarello c’è un ammonimento esplicito a non depositare nulla al di fuori, pena una multa di 400 euro. Manco a dirlo, ai margini sono ammonticchiati rifiuti.

L’assessore alle Politiche ambientali al Comune di Lecce, Andrea Guido, può sbracciarsi quanto vuole, ma non tutti recepiscono il messaggio. Nelle ultime ore sulla sua bacheca Facebook ha postato un alert della Monteco, un “avviso importante alla cittadinanza” sulla disfunzione nella raccolta dei rifiuti fra Guagnano, Lecce, Leverano, Lizzanello, Monteroni di Lecce, Salice Salentino, San Cesario di Lecce e Veglie, in cui s’illustra che in seguito a una comunicazione a firma di Ambiente & Sviluppo, che gestisce la discarica di Cavallino, l’impianto dei rifiuti non riciclabili è momentaneamente inattivo.

Da qui la richiesta di una collaborazione agli utenti: “Non conferire a marciapiede o nei contenitori (laddove ancora permagono) i propri rifiuti”. Detto e non fatto. Basta una passeggiata in centro, nei pressi della Villa Comunale e in tutto il quartiere Mazzini in generale, per farsi un’idea. In piazza Ludovico Ariosto il mercato domenicale di Coldiretti è “incastonato” fra cumuli di rifiuti d’ogni genere ai due vertici opposti, persino vecchie poltrone sbrindellate.  

In giro, fin dalle prime luci del giorno, si vedono anche camion della Monteco. Su viale Imperatore Adriano se ne ferma uno. Gli operatori raccolgono la spazzatura finita sul marciapiede. Si fa quel che si può per un minimo di decoro. E per evitare spiacevoli incidenti. I cassonetti all’angolo con via Giuseppe Giusti sono talmente carichi che alcuni sacchetti sono finiti persino in mezzo alla strada, costringendo le auto a improvvisare slalom.

Vie colme d'immondizia

Il problema nasce da lontano. A Cavallino il conferimento non avviene più da circa un mese e mezzo. I Comuni che fanno riferimento all'Ato Lecce1, secondo un'ordinanza del presidente della Regione Michele Emiliano, devono scaricare presso la discarica gestita da Cisa, in territorio di Statte, dopo la biostabilizzazione a Cavallino.

Il guaio è che la stessa Regione ha imposto a Cisa controlli ogni 2mila e 500 tonnellate sversate nell’impianto. Ovvero, stop alle operazioni per svolgere analisi ed effettuare una caratterizzazione. E le analisi durano quattro giorni. Considerando che sono iniziate venerdì, fra domani e martedì il problema dovrebbe essere risolto. Ma in via momentanea. Fra un paio di settimane si rischia di raggiungere di nuovo quella quota.

Il dirigente comunale al settore, Fernando Bonocuore, aveva suggerito alla Regione una deroga per fare sì che nel frattempo fossero riempiti i camion, per mandarli in stazionamento presso la discarica della Cisa. Così si sarebbe svuotato il biotunnel di Cavallino. Ma la Regione, dopo due giorni, ha risposto di non aver alcuna intenzione di concedere la deroga, attendendo quindi lunedì.

Per evitare che l'emergenza diventi continua, è stata fissata una riunione ugente, per mezzogiorno di mercoledì 15 aprile, con i gestori dei due impianti, Cisa, appunto, e Ambente & Sviluppo. Si tenterà così di trovare un accordo e risolvere la situazione.

La Monteco, nel frattempo, garantisce la continuità per quanto riguarda il rifiuto differenziato. Tutto ciò, come organico, carta o plastica, che viene smaltito a parte, non è chiaramente un problema. Lo è il cosiddetto secco residuo e lo sarà, come detto, fino a domani o, al più tardi, fino alla giornata di martedì. Come in tutte le cose, ci vogliono tempi tecnici.  

Sul problema che sta vivendo in queste ore l’Ato/Lecce1, Fernando Coppola, vicepresidente della Provincia e Massimo Liaci, entrambi consiglieri comunali di Forza Italia a San Cesario di Lecce, hanno una loro idea e non mancano di attaccare in una nota i “sindaci, come quello di San Cesario di Lecce, nonostante il parere negativo della Asl, non solo danno il via libera al mega ampliamento della discarica ma lo tacciono pure alle proprie comunità”. Temendo che “incidenti di percorso”, possano servire “a far digerire all’opinione pubblica la presunta ineluttabilità dell’opera”.

“Proprio mentre le popolazioni scoprono che è stato avviato l’iter per triplicare la discarica di Cavallino ed esprimono il loro dissenso, s’inceppa qualcosa, la discarica chiude le porte perché satura e la raccolta dei rifiuti in ventisette comuni si ferma: vogliono per caso convincerci tutti che il mega ampliamento è necessario? Non ci riusciranno – aggiungono -, è la Regione che deve convincersi a chiudere diversamente il ciclo dei rifiuti”.

"Infatti - proseguono -, siamo l’unico posto d’Europa in cui si continuano a realizzare e ad ampliare discariche: è intollerabile, la Regione deve prevedere una diversa chiusura del ciclo, dire finalmente basta a nuove discariche e fermare l’intervento di Cavallino”. “Le popolazioni di San Cesario, San Donato, Cavallino, Lizzanelllo, e via dicendo – concludono -, hanno già contribuito per decenni allo smaltimento dei rifiuti della collettività pagando un prezzo altissimo in termini di inquinamento, salute ed enormi disagi: non possono diventare la fogna di Puglia”.

Ma se è la Regione che deve fornire qualche risposta, il problema resta annoso, un nodo irrisolto da tempi immemori. Di certo, il vento non trascina fino a Bari i miasmi di Lecce e provincia. E allora, qui si resta tutti in attesa, mentre il barocco finisce nel cassonetto. 

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