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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Delegazione in carcere per vagliare sovraffollamento e carenza di personale

Il consigliere regionale Pagliaro faceva parte del gruppo che ha visitato il penitenziario leccese. Riscontrati fin troppi disagi, come già da tempi immemori narrano i sindacati della polizia penitenziaria "Porrò la questione in Commissione sanità"

“Nel carcere di borgo San Nicola di Lecce ci sono al momento 1.078 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di circa 750. Oltre trecento persone in più, mentre il personale di polizia penitenziaria è sott’organico e vive una condizione di profondo disagio e stress che invoca un intervento risolutivo della politica, finora sorda al grido di allarme delle guardie penitenziarie”.

A parlare è Paolo Pagliaro, consigliere regionale e capogruppo de La Puglia domani che, sostanzialmente, non tratteggia un quadro dissimile da quello che da tempi immemori dipingono diverse sigle sindacali della polizia penitenziaria. Il sovraffollamento è una delle peggiori piaghe del sistema carcerario, e non solo a Lecce, ma in parte della regione.

Pagliaro ha svolto oggi un sopralluogo con gli ex deputati radicali Sergio D’Elia e Rita Bernardini dell’associazione Nessuno tocchi Caino, Maria Mancarella, garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Lecce, Massimo Pagliaro, Alexia Pinto, Veronica Merico e Silvia Ardito in rappresentanza della Camera penale di Lecce, Giuseppe Talò, Roberto Cavallo, Paola Antini, Luisella Aversa e Augusto Fonseca attivisti radicali di Nessuno tocchi caino.

“Ci siamo scontrati con una realtà carceraria molto dura, dove il sovraffollamento toglie lo spazio vitale e si registra un aumento allarmante dei casi di dipendenze, di depressione e di tentativi di gesti estremi”, spiega Pagliaro. “L’emergenza più grave è di tipo sanitario: un intero piano dell’infermeria ospita circa trenta detenuti con patologie psichiatriche, e nell’intero istituto circa 250 detenuti sottoposti a trattamento farmacologico o di consulenza specialistica per un solo psichiatra a disposizione. Una sproporzione – aggiunge – che non garantisce la qualità e la continuità del rapporto con il detenuto”.

“Nonostante la riduzione del personale e una pianta organica inadeguata, con professionalità e umanità straordinarie si cerca di garantire la normale attività di assistenza e vigilanza ed anche l’attivazione dei laboratori che tengano impegnati i detenuti garantendo loro anche una busta paga: il forno, la pasticceria, l’officina creativa Made in carcere, Linkem, la cooperativa di semiliberi per la cura dell’orto e la produzione di ortaggi con l’ambizione di prevedere in futuro, grazie ad un progetto presentato, la trasformazione ed il confezionamento. Sono stati attivati anche tirocini formativi – prosegue il consigliere regionale –, corsi di alfabetizzazione media e superiore di tipo tecnico, è stato previsto anche un polo universitario”.

Ma restano tanti, troppi i problemi. “Con la carenza di personale di sorveglianza – aggiunge Pagliaro –, risulta assai difficile contrastare i tentativi sempre più frequenti di recapitare droga ed altro materiale illecito o pericoloso attraverso i droni, direttamente nelle celle. La comunità penitenziaria è fatta di detenuti e detenenti, e quando va in crisi un settore, rischia il collasso l’intero sistema. Ecco perché – conclude – porrò il problema della carenza di personale sanitario specialistico, che è di competenza regionale, in un’audizione in Commissione sanità”.

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