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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Mantovano, dura controreplica a Buffa: "Propaganda fuori tempo"

Non si ferma lo scontro fra l'ex sottosegretario agli Interni e il presidente della Corte d'appello dopo l'inaugurazione dell'anno giudiziario, con critiche all'ex governo. "Il pacchetto sicurezza non è stato un flop. Ecco perché"

 

LECCE – Non si ferma lo scontro fra l’ex sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, e il presidente della Corte d’appello di Lecce, Mario Buffa, avviata a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, dopo le considerazioni di quest’ultimo sul governo Berlusconi. In una lunga nota, il parlamentare del Pdl risponde ad alcune valutazioni di Buffa che lo chiamano direttamente in causa. E si tratta di una dura replica.

“Il presidente Buffa – dice Mantovano -, rispondendo alle mie considerazioni, fa, tra le altre, un'affermazione di carattere politico e una di ordine personale”. La prima, sul pacchetto sicurezza, giudicato come un flop, la seconda, riguardante il passato da giudice dello stesso Mantovano: “Avrei detto cose più forti delle sue, tanto da essere da lui frenato”, ricorda il parlamentare, che, dunque, ribatte partendo proprio dalla sua esperienza professionale.

“Poiché lo stesso presidente ha insegnato a tanti, me incluso, che un magistrato fa le sue valutazioni in base agli elementi di fatto che gli vengono sottoposti, sul piano politico, gli chiedo in base a quali prove egli qualifica flop le seguenti norme, tutte contenute nei vari pacchetti sicurezza, dei quali assumo per intero la responsabilità”.

Segue, dunque, una lista di sette punti, un elenco di provvedimenti. Il primo: “Più efficacia per il sequestro e la confisca dei beni di provenienza illecita, che ha aumentato di quattro volte la quantità e il valore del sottratto alle mafie”. Il secondo: “Maggiore precisione nello scioglimento degli enti locali per infiltrazioni mafiose, con sanzioni anche per gli apparati burocratici”. Il terzo: “Costituzione dell'agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati”.

Al quarto punto, Mantovano aggiunge: “Obbligo di denuncia per l'aggiudicatario di pubblici appalti che riceva richieste estorsive e più puntale attenzione alle vittime dell'usura”. Poi, di seguito: “41 bis finalmente a regime” e “accesso dei prefetti sui cantieri per prevenire le infiltrazioni mafiose”, infine, “riscrittura del codice della strada, con conseguente decremento delle vittime di incidenti”.

In realtà, l'elenco sarebbe anche più lungo, precisa il parlamentare, che preferisce fermarsi e spiegare: “Queste norme sono state, per la gran parte, approvate all'unanimità dal Parlamento, e sono apprezzate da colleghi del dottor Buffa, che non fanno comizi, ma le applicano quotidianamente con rigore”.

Dulcis in fundo, la replica sul piano personale. “Gli chiedo, avendo sempre messo per iscritto le mie idee, anche da magistrato, di documentare quello che lui afferma. Se gli è sfuggito, potrei mandargli un saggio sulle toghe rosse, con Magistratura democratica protagonista, scritto nel 1995, quando ero magistrato in servizio a Lecce. Quello che è accaduto ieri a Lecce, come in altre Corti d'appello italiane, per tutte, quella di Milano, con la relazione del presidente Canzio, è una pagina nera per le istituzioni, poiché in un momento di sforzo per costruire regole di maggiore efficienza ovunque, incluso nei tribunali, richiami settari e faziosi giungono da chi è chiamato a garantire equilibrio e imparzialità. E questo fa male a tutti, in primis ai giudici, tanti – conclude Mantovano - che lavorano intensamente, e che hanno disagio a essere rappresentati da chi approfitta di occasioni solenni per fare propaganda fuori tempo”. 

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