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I negozi Trony rischiano la chiusura: sindacati preoccupati dei livelli occupazionali

Dps Group ha dichiarato il fallimento. I segretari Cisl e Uil temono il licenziamento di 50 dipendenti tra i punti vendita di Casarano, Gallipoli, Lequile e Presicce

LECCE - Il fallimento della Dps Group, che in Italia gestisce i punti vendita Trony, potrebbe avere ripercussioni pesanti anche nel Salento. La società è stata ammessa al concordato in bianco e i sindacati nazionali si sono adoperati per individuare nuovi soggetti imprenditoriali, interessati a rilevare gli store. Ma gli esiti di quest’operazione sono tutt’altro che scontati.  

Le segreterie dei sindacati si dicono preoccupate per le ricadute sui livelli occupazionali anche su scala provinciale. E non a caso perché, nel Salento, la nota catena di prodotti elettronici destinati al largo consumo è presente a Casarano, Gallipoli, Lequile e Presicce e impiega complessivamente 50 persone.

“Siamo allarmati per il futuro dei lavoratori che svolgono la propria attività presso i negozi del gruppo Trony nel territorio pugliese e nella provincia di Lecce - spiegano Carmela Tarantini e Antonio Arcadio,  rispettivamente segretario generale Fisascat Cisl Lecce e Fisascat Cisl Puglia -. Apprendiamo oggi, infatti, che l’auspicata cessione all’azienda Vertex Srl, per scongiurare la chiusura dei punti vendita, non si è concretizzata”. È quanto hanno dichiarato i due segretari dopo aver appreso tale decisione attraverso la comunicazione inviata dalle aziende Dps Group Srl e Vertex Srl alle organizzazioni sindacali nazionali.

Dalla comunicazione si evince che non saranno acquisiti, e sono a rischio chiusura, dodici punti vendita. Quindi, oltre ai 4 negozi salentini, anche quelli di Bari, Andria, Francavilla Fontana, Martina Franca, Trani e Foggia.

A fronte di tale situazione confusa, i sindacati hanno deciso di chiedere un incontro al commissario giudiziale per ottenere informazioni precise in merito al futuro dell’azienda.

“Il nostro territorio già vessato da un alto tasso di disoccupazione - commentano i due sindacalisti Cisl segretari - dove mancano, inoltre, politiche attive per i lavoro non può sopportare un ulteriore chiusura di esercizi commerciali. Il futuro non si prospetta roseo, per tutti quei lavoratori impiegati nella vendita di prodotti elettronici a causa del continuo cambiamento del mercato e per l’avvento dell’e-commerce”.

Domani mattina intanto, alle ore 10.30, la Uiltucs di Lecce ha organizzato un sit-in di protesta a Gallipoli, presso il punto vendita Trony nella Galleria Famila.

“La situazione attuale è che i lavoratori stanno comunque maturando la retribuzione non avendo ricevuto ad oggi la lettera di licenziamento. Pertanto, a livello nazionale, verrà chiesto un incontro con il curatore fallimentare, ma in parallelo noi sollecitiamo un incontro con le istituzioni regionali”, spiegano Antonella Perrone, segretario generale Uiltucs Lecce e Antonio Palermo, componente della segreteria del sindacato. La speranza è che ci siano nuovi imprenditori che possano subentrare alla Dps, riaprire i negozi e rilanciare il marchio Trony.

“Trony è la prima vittima – sottolineano Perrone e Palermo – ma questa è una crisi di settore acuita dall’arrivo del commercio on-line. Una crisi che parte dal 2015, quando le vendite retail di elettronica hanno iniziato a calare come il fatturato di Dps Group che, dopo aver toccato l’apice di 237 milioni solo due anni prima, è sceso di 40 milioni. Quindi via a riduzione di personale e razionalizzazione delle vendite fino al punto di essere costretta, nel luglio 2017, a far scattare la procedura di liquidazione e la cessazione in affitto dei negozi alla Vertex di Aldo Piccinno, figlio di Antonio, che operava nello stesso settore e che aveva chiuso il 2016 con ricavi per oltre 17 milioni. Ma in ottobre anche Vertex è stata costretta a limitare il proprio raggio d’azione”.

L’auspicio della Uiltucs è che “le istituzioni regionali convochino al più presto un incontro per capire quali scenari potranno presentarsi, nella speranza che si possano trovare soluzioni occupazionali per i lavoratori salentini e pugliesi e non la semplice trafila burocratica per il recupero delle spettanze”.

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