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Da negozi di vicinato a locali pubblici: sì, ma nel rispetto degli standard

Depositata una delibera che, in attesa del nuovo Pug, modifica le norme tecniche di attuazione del piano vigente, sciogliendo il nodo della destinazione d'uso

LECCE – Con una integrazione delle norme tecniche di attuazione del vigente piano regolatore (1983), l’assessorato alla Politiche Urbanistiche ha definito la proposta dell’amministrazione comunale per sciogliere il nodo delle licenze per la somministrazione di alimenti e bevande nel centro storico della città.

D’altra parte, diversi pronunciamenti della giustizia amministrativa avevano avallato la possibilità di mutare destinazione d’uso, da commerciale al dettaglio a somministrazione, che gli uffici comunali continuavano a negare nel timore di uno sbilanciamento del centro storico troppo sul versante del food. A oggi sono censiti nella zona antica 146 pubblici esercizi, 113 di vicinato e 4 ibridi.

“È un provvedimento che serve a traghettare il centro storico verso il futuro – ha spiegato l’assessora, Rita Miglietta -, facendo salve le esigenze della residenza e dell'accoglienza, aggiornando le attuali norme tecniche alle innovazioni introdotte, dalla normativa nazionale e regionale, anche in vista del nuovo Pug. Negli anni sono state tante le richieste di interventi chiarificatori, con questa delibera ci dotiamo dello strumento per consentire agli operatori di muoversi dentro un quadro più flessibile, ma chiaro nelle regole, che vuole favorire l'attività edilizia innalzando la qualità dell'offerta dei servizi”.

Rita Miglietta-3La delibera, nel dettaglio, prevede all’interno degli interventi di restauro e di risanamento conservativo, il cambio funzionale (da negozio di vicinato, a locale pubblico, cioè con somministrazione), ma nel rispetto degli standard igienici e urbanistici: la toilette, ad esempio, deve essere disponibile in modo congruo al numero dei posti a sedere e quella riservata ai clienti deve essere distinta dai servizi destinati al personale. Tale possibilità sarà riservata a tutti i locali commerciali e a quelli di cui risulta attestazione commerciale prima del 1983.

“Depositiamo in commissione una delibera importante che ha come bersaglio il centro storico della città e le sue trasformazioni legate al commercio – ha proseguito Rita Miglietta - dando seguito ad un punto importante del nostro programma di mandato con il quale ci siamo impegnati ad affrontare l'annosa questione della dicotomia tra esercizi di vicinato e pubblici esercizi nel centro storico, osservando il rispetto dell'equilibrio urbanistico del nostro Prg e dei requisiti igienico sanitari dei locali. La delibera agisce anche all'indomani del lockdown, offrendo la possibilità di utilizzare gli interventi edilizi del recupero e risanamento conservativo per ammodernare i locali e incentivare una rigenerazione del tessuto rispettando le tutele architettoniche”.

Soddisfatto il legale che ha assistito più attività coinvolte nel contenzioso, Daniele Montinaro: "Accogliamo favorevolmente e con soddisfazione l'iniziativa del Comune di Lecce che pare vada nella giusta direzione. Le nostre tesi sostenute nel c.d. ricorso pilota e nei successivi, ed accolte dal Tar e dal Consiglio di Stato sono state finalmente fatte proprie dall'amministrazione. Attendiamo ora il lavoro delle commissioni consiliari e del consiglio comunale per capire se la proposta dell'assessorato rimarrà tale o verrà modificata. Certo è che si è perso troppo tempo; il primo ricorso è di oltre un anno fa e le linee tracciate (dei primi ricorsi e dal Tribunale) erano ben chiare sin dall'inizio, ciò spiace perché molti gestori dei locali in un anno intero, oltre che spendere danaro in quanto costretti ad accedere alla oramai sempre più costosa giustizia, avrebbero potuto lavorare meglio ed ancor di più con la somministrazione”.

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