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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Pdl agitato e con lo spauracchio del voto anticipato

Il centrodestra pugliese continua ad interrogarsi sul confronto tra Berlusconi e Fini nella direzione nazionale: ma ha senso lo spauracchio del voto anticipato? Nessuno lo trova davvero conveniente

BARI - Acque agitate nel Pdl pugliese, perché il duro confronto tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi nella direzione nazionale del partito ha lasciato spazio concreti sul proseguo della legislatura. Un autentico paradosso se si pensa che il premier ha dalla sua parte la maggioranza più ampia della storia repubblicana italiana, nonché la più obbediente, costruita a sua immagine e somiglianza. Eppure sono proprio la stampa e gli ambienti più vicini al presidente del consiglio ad aver caldeggiato o prospettato questa ipotesi.

Del resto, anche nomi importanti del governo come il ministro Frattini e il presidente del Senato, Renato Schifani, hanno dichiarato che, persistendo una situazione di stallo, non esista soluzione alternativa alle elezioni anticipate. E il dubbio approda anche nelle schiere di parlamentari ed esponenti del Pdl pugliese, anche se la parola d'ordine fra tutti è "unità nella diversità di vedute". Per la serie, il confronto fa bene, è parte integrante di un partito che si rispetti, che voglia essere tale e strutturarsi: detto in parole povere, al di là della condivisione personale dei singoli dei temi e delle questioni poste da Fini, il dibattito aiuta a crescere.

Lo stesso Francesco Divella, finiano convinto, non ritiene conveniente a nessuno la rottura del Pdl, anche perché, a suo parere, sarebbe una scelta difficile da comprendere per gli elettori, che solo due anni fa, hanno accolto con entusiasmo il percorso unitario. Discorso diverso, invece, per quello che è il merito stesso della polemica, ossia il dislivello tra Nord e Sud e tra gli interessi portati avanti dalla Lega e la cosiddetta questione meridionale.

Gli ex forzisti pugliesi (tranne l'ottimista ex sindaco di Bari, Di Cagno Abbrescia, sono dell'avviso che la frattura si sia palesata e che il rischio di elezioni anticipate sia reale, pur nella consapevolezza che rompere non faccia bene a nessuno e potrebbe essere la possibilità di resurrezione dello stesso centrosinistra. Concetto, peraltro, espresso da Umberto Bossi, che ha accusato Fini di aver spianato la prossima vittoria alle nazionali della coalizione avversaria. I coordinatori regionali parlano di "situazione difficile", in vista di qualche eventuale dissenso alla Camera, per bloccare l'iter delle riforme.

La sensazione, però, è che se davvero dovesse verificarsi un crollo verticale della maggioranza ed aprirsi lo scenario delle elezioni anticipate, i più impreparato all'ipotesi sarebbe proprio il centrosinistra, uscito sempre ridimensionato dalle urne negli ultimi tre anni ed ancora oggi in una fase di preparazione e di gestazione progettuale, che tarda a venire. L'ennesimo paradosso sarebbe appunto quello di trovare un paese, privo di governo, ma allo stesso tempo con un'alternativa sgonfiata e non strutturata. Anche il centrosinistra, dunque, appare disinteressato all'idea di elezioni anticipate.

Adriana Poli Bortone evidenzia come fosse inevitabile lo strappo tra i due cofondatori del Pdl, sostenendo come la scelta di fondare il movimento Io Sud si sia dimostrata più che fondata, alla luce degli avvenimenti recenti. Insomma, dibattito aperto anche in Puglia, tra scongiuri bipartisan di tutti i protagonisti della politica: che, al momento, sono convinti ed uniti nel respingere ogni teoria di elezioni anticipate.

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