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Poli Bortone: "Grande dignità". La Lega: "Era necessario fare chiarezza"

Dal centrodestra giudizi pesanti, con l'eccezione della "sindaca" che ha guidato Lecce per dieci anni. Sergio Blasi e Dario Stefano esortano Carlo Salvemini a ricandidarsi, il M5S si prepara al voto di maggio

LECCE – Le dimissioni di Salvemini dalla carica di sindaco sono state accompagnate naturalmente da un coro di commenti. Il primo è quello di Adriana Poli Bortone, per due mandati primo cittadino e storica parlamentare della destra: “Salvemini, dimettendosi, ha dimostrato di avere grande dignità. Sento di doverlo dire con onestà intellettuale ferma restando la indubbia distanza politica fra me, di destra, e lui, di sinistra”. 

Di gesto responsabile parla anche il senatore del Pd, Dario Stefano: “Sono abituato a guardare il bicchiere mezzo pieno e considero questo pit stop come un momento in cui fare chiarezza all’interno sul quadro politico cittadino ma anche nel rapporto tra il centrosinistra e i leccesi. Qualcuno, evidentemente privo di una proposta politica seria per la città, pensava di poter vivere di espedienti, di aver trovato un escamotage per mettere il cappio al collo al sindaco, per tenerlo sempre sotto scacco. Sono gli stessi che pensano sia sufficiente raccogliere delle firme dinanzi al notaio per stoppare l’ambizione di una città di abbracciare una stagione nuova: lo ringraziamo insieme agli assessori e ai consiglieri, per aver lavorato con competenza e onestà in condizioni non favorevoli, chiedendo loro di rimetterci subito a lavoro".

Meno lusinghiero, per usare un eufemismo, il consigliere Michele Giordano, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Carafa: “Staccare la spina era un dovere dal quale non potevamo esimerci, dopo 18 mesi di agonia dell’amministrazione Salvemini e di Lecce. Abbiamo raccolto le firme per fare uscire dal coma la città che noi amiamo. È stata una giunta raccogliticcia, inciuciona e nata male e il suo epilogo non poteva essere che quello di una sfiducia. Il centrodestra non si farà portare a passeggio da Carlo Salvemini, che parla di dimissioni da tanto, mentre i suoi cercavano di carpire la disponibilità di qualche consigliere di centrodestra”

Per Mario Spagnolo, coordinatore cittadino della Lega “le dimissioni del sindaco di Lecce e la contemporanea dimissione dei 17 consiglieri di centrodestra dinanzi al notaio Tavassi rappresentano finalmente quel momento di chiarezza che avevamo preteso per la città e che Lecce ed i leccesi meritano. La nostra valutazione profondamente critica dell'operato della giunta Salvemini ci fa sperare che finalmente si possa restituire fiducia alla città e al suo tessuto produttivo spesso falcidiato dalle scelte dell'amministrazione. Adesso aspettiamo un centrodestra coeso che raccolga le istanze dei cittadini e le trasformi in azione politica. Ma da oggi finalmente il peggio è alle spalle e non resta che guardare avanti”.

L'ex assessore all'Urbanistica, Severo Martini, rimarca l'atteggiamento del centrodestra in consiglio: "Oggi abbiamo dovuto salvare la città con la nostra astensione dalla rovina verso la quale l'ha spinta Salvemini, solo per puro calcolo politico, con la famigerata delibera del pre dissesto; così come lo abbiamo costretto al salvataggio della Lupiae dettando i dettagli economici dell'operazione. Come ho detto nel mio intervento in consiglio, il sindaco e la sua giunta si sono dimostrati assolutamente incapaci e inadeguati ad affrontare la gestione dei problemi di Lecce; hanno fallito in tutto, dalle decisioni più banali a quelle vitali per la città".

Apprezzamento ed esortazione ad una ricandidatura, arrivano a Salvemini dal consigliere regionale del Pd, Sergio Blasi: "Le dimissioni del sindaco di Lecce esprimono una dignità politica rara, che arriva a compimento di un percorso di grande coerenza tra la sua amministrazione e la cittadinanza. Ma anche di caparbietà politica in un contesto consiliare reso anomalo dalla cosiddetta anatra zoppa. Insomma, il centrosinistra leccese ha dimostrato che esiste una classe dirigente in grado di accompagnare verso una sana modernità una città bellissima e molto complicata - per il valore della sua storia e il potenziale del suo futuro - come il capoluogo salentino. E questo in poco più di un anno di amministrazione. Mi auguro dunque che Carlo Salvemini possa riprendere i fili dell’importante lavoro iniziato, ponendosi alla guida di una coalizione ampia e coesa, che guardi al difficile appuntamento elettorale di maggio con l’ambizione di potersi riconfermare alla guida della città. Ponendosi ai leccesi non con la vaga promessa di un cambiamento ma con la certezza che quel cambiamento è già iniziato e merita di proseguire".

Una voce severa giunge invece da un fedelissimo di Michele Emiliano, il consigliere regionale Paolo Pellegrino: “Già nei mesi scorsi fui profetico ribadendo che il superamento dell’impasse determinato dalla sentenza del Consiglio di Stato andava certamente perseguito nel contesto di un accordo chiaro e strategico con lo schieramento opposto e non con accordicchi privi di spessore ed esclusivamente finalizzati a rianimare temporaneamente il sindaco. E a quanto pare il tempo mi ha dato ragione. Peccato, perché adesso da questa vicenda ne escono tutti sconfitti. Ne esce sconfitto il centrosinistra che vede interrotta la esperienza di governo, che peraltro ha dato evidenti segnali di interesse nei confronti dei problemi della città. Ma ne esce sconfitto anche il centrodestra che ha spinto nel buio la città senza una seria prospettiva di programma e di candidato sindaco, essendo noto che le aspirazioni sono tantissime e nessuna, almeno allo stato, in condizioni di assorbire le altre in un’armonica strategia politica”.

Assente al consiglio comunale odierno, Fabio Valente, unico esponente del M5S, mette in evidenza i presupposti fragili di questo scorcio di consiliatura: “Finisce lo stillicidio dell'amministrazione leccese, figlia di una legge elettorale pessima e di due accordi elettorali utili a garantire una sorta di legittimità per un anno e mezzo. Non stupisce che sul finale, questo strano miscuglio di destra e sinistra, abbia mostrato il fiato corto con l'allontanamento dei consiglieri di Prima Lecce e con il malcelato mal di pancia di Massimo Fragola. Al sindaco Carlo Salvemini va riconosciuto l'onore delle armi che ha anticipato l'ondivaga coalizione di centrodestra pronta, ancora una volta, alla conta davanti al notaio. E tuttavia Salvemini di certo non ha brillato come amministratore del cambiamento, troppo impegnato a convocare conferenze stampa, a lanciare slogan ma poco incline ad applicare il suo programma e soprattutto per nulla abile a mantenere la fragile coalizione che lo sosteneva. La leadership si conquista anche con l'abilità a coinvolgere tutta la sua maggioranza nel progetto di città”.

Per quanto riguarda il futuro imminente il M5S si attende sostanziali progressi rispetto al 2017: "Siamo pronti ad una nuova campagna elettorale con un bagaglio di conoscenze in più e tanta voglia di far bene per la città. E siamo i soli a poter portare il cambiamento, quello vero non quello sbandierato da gente che ha governato con il Pd e con le destre".
 

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