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Razionalizzare la sanita’: lo scoglio piu’ importante

Sentiamo ripetere come un ritornello, da molti anni, che la sanità racchiude circa l’80% della spesa di tutte le regioni italiane e che ha bisogno di una forte azione di riordino

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

Sentiamo ripetere come un ritornello, da molti anni, che la sanità racchiude circa l’80% della spesa di tutte le regioni italiane e che ha bisogno di una forte azione di riordino.

Questo vale anche per la Puglia e, purtroppo, qui la questione si aggrava perché, come in generale nel meridione, assistiamo ad un servizio sanitario che assolutamente registra un livello qualitativo non adeguato in relazione alla grossa quantità di denaro che la spesa pubblica sopporta.

Ovviamente non si tratta di spendere di più, ma di spendere meglio e eliminare gli sprechi.

Difficile? A ben guardare non tanto, se si parte dal principio che quella spesa deve essere indirizzata con il solo obiettivo di curare le persone, assisterle nel modo migliore, programmare in funzione del territorio e preoccuparsi dei più deboli.

Al contempo, però, si devono mettere da parte esigenze personali, evitare di continuare a spendere per cose inutili, toccare ambiti di spesa ingiustificabili. In sostanza operare con precisione chirurgica in nicche di privilegi e in meandri che sino ad ora sono stati inaccessibili.

 

Semplicemente fare ciò che per anni ci siamo raccontati e che o non siamo stati capaci o non abbiamo voluto attuare.

Il governo che entra con un suo provvedimento per limitare gli esami impropri ed i medici che minacciano lo sciopero sono segnali chiari di un disagio e la prova di una difficoltà estrema e congenita alla sanità.

Non si può rimandare la contrazione della spesa sanitaria e non si può permettere che tale processo danneggi in alcun modo i livelli di cura, né gravi sulle fasce più deboli e bisognose di assistenza della popolazione.

Quindi, se da una parte servono provvedimenti razionali e logici, dall’altra è necessaria una svolta da parte degli operatori della sanità ed in particolare della classe medica che non può tirarsi fuori da un processo che è prima culturale e deontologico e poi operativo.

Non possiamo continuare con una spesa farmaceutica che ci colloca tra i più malati al mondo e non possiamo prosciugare le casse pubbliche con un numero di esami diagnostici superiore ad un ragionevole bisogno, così come i servizi territoriali non possono scaricare sugli ospedali prestazioni che finiscono per avere un costo sproporzionato.

Allineare i costi delle forniture impedendo che qui si paghi di più ciò che altrove costa di meno e fare in modo che ciascuno svolga il suo ruolo in maniera completa, senza scaricare su altri le proprie incombenze.

In Puglia è stata avviata in questi giorni un’azione di monitoraggio profonda di verifica di una serie di indicatori sanitari. I risultati ci daranno una radiografia molto dettagliata dello stato di salute del sistema e delle sue criticità. Da quel momento, che è molto vicino, dovrà partire una piccola rivoluzione dalla quale nessuno si può sentire escluso e nella quale non potranno sopravvivere una lunga serie di privilegi che non ci possiamo permettere più e che, soprattutto, non hanno diritto di sopravvivere.

 

Mario Pendinelli

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