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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Regionali Puglia: da destra a sinistra solo incertezza

Quattro mesi al voto, ma negli schieramenti c'è incertezza su tutto: dai nomi, alle alleanze, ai programmi. Totocandidati e totocoalizioni diventano uno snervante gioco umorale tra le parti

LECCE - Psicosi da candidato, psicosi da alleanze, psicosi da primarie. La Puglia che si prepara al voto di marzo è un concentrato di instabilità dove l'unica regola ammessa, da destra a sinistra, sembra quella di avere poche idee, ma confuse, o di covare l'incertezza come stile. Il Pdl doveva candidare a metà ottobre Stefano Dambruoso, ma un mese dopo il magistrato barese rischia di uscire dalla corsa elettorale, senza esserci mai entrato davvero; il centrodestra amoreggia con l'Udc, che di risposta sembra non filarselo proprio; in compenso, lo scudo crociato strizza l'occhio al Pd, ma chiede di non candidare Vendola, che, invece, ad oggi, resta l'unico candidato in campo, mentre paradossalmente perde pezzi a sinistra, con l'infinita scissione di Sinistra e Libertà (prima i Verdi, ora anche i Socialisti). Le primarie potrebbero essere una via d'uscita, ma i primi a non volerle sono proprio quelli che dovrebbero sostenerle, ossia quelli del Pd. Si sfogliano nomi come se fossero petali di una margherita, ma non si intravede un approdo. Il Pd, uscito dal congresso, annunciava attraverso tutti i candidati alla segreteria regionale l'intenzione unanime di puntellare la leadership di Vendola, mentre oggi, alle prime avvisaglie di rottura col partito di Casini, appare un "Signor Tentenna", uscito dai versi di una canzone della Consoli.

Le regionali di marzo, a quattro mesi dal voto, sono un'incognita, un terno al lotto, dove ogni giorno la novità significativa che si registra è il cambio umorale dei singoli, che suggerisce strategie contorte e di difficile interpretazione.

Ieri, l'ultima proposta del Pd è stata mal digerita dall'Udc: primarie di coalizione. I centristi non hanno gradito, continuano a volere "discontinuità" e hanno sbattuto la porta: a loro il metodo non piace, non lo sentono proprio, e l'offerta, dunque, pare "inadeguata". Vogliono parlare di "programmi", salvo poi che si finisca solo a parlare di nomi e proprio sui nomi si giochi la partita dell'accordo.

A Sergio Blasi, neo segretario del Pd pugliese, è affidato il compito più arduo, ossia quello di misurarsi con l'Udc, imbastendo la trattativa di un'alleanza, che, nonostante le esperienze di Brindisi e di altri centri pugliesi, resta più complessa di quanto appaia. L'indirizzo, arrivato anche da Roma, è quello del "rinnovamento" della classe dirigente del Sud, e su questo piano si concilia con quanto richiesto da Di Pietro e Casini.

Dallo scudo crociato fanno sapere che il disinteresse per il "toto Vendola" si compensa con il medesimo distacco per la corsa a due tra Rocco Palese e Dambruoso, sul versante opposto e nonostante il Pdl continui a sostenere la "naturale alleanza con l'Udc" contro il governatore uscente. le acque nel partito berlusconiano non sono meno agitate rispetto agli avversari politici: i sondaggi di opinione vedrebbero in caduta libera le quotazioni di Dambruoso e qualcuno inizia già a pensare che sulla candidatura del magistrato barese, ad un passo dall'ufficializzazione solo tre settimane fa, si stia scrivendo la parola fine.

Il nodo candidature, insomma, assume i contorni del giallo o quelli di una telenovela interminabile, con parallelismi persino inquietanti con la questione calcistica del momento, e cioè "Cassano in nazionale: si o no"? Un punto sembra fondamentale: ogni volta che qualcuno parla di scelte "naturali" produce l'effetto contrario. Qualche settimana fa, da Emiliano a Blasi, nel Pd si ribadiva che "poiché Vendola ha ben governato, è logico che sia il candidato naturale". E, infatti, è così "naturale", che si cerca il modo meno traumatico per farlo fuori. Poi è toccato al Pdl, dove qualche noto esponente, quando sembrava fatta la candidatura di Dambruoso, sosteneva che, "viste le doti umane e le competenze professionali, è una scelta condivisa e naturale". E, infatti, è così condivisa e naturale che il magistrato barese continuerà con ogni probabilità a fare il suo mestiere: forse qualcuno si era dimenticato di spiegare che la scelta "condivisa" era un "no condiviso". Oggi dal Pdl dicono all'Udc che contro Vendola c'è "un'alleanza naturale", a tal punto che lo scudo crociato sembra intenzionato ad allearsi col centrosinistra o, comunque sia, ad andare in solitaria. Saranno solo "naturali" coincidenze o magari è consigliabile cambiare terminologia?

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