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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Regionali: scontro su giustizia e condannati in lista

Tiene banco il caso Nicastro che divide politica e Csm: parere favorevole sull'aspettativa, ma dubbi sull'opportunità della candidatura nel luogo dove ha esercitato le indagini. Scoppia il "caso Cito"

BARI - La campagna elettorale alle prossime regionali si muove tra i primi veleni: fa ancora discutere la decisione dell'Italia dei Valori di candidare il pm di Bari, Lorenzo Nicastro, come capolista alla prossima competizione per il rinnovo del consiglio a Viale Capruzzi. Lecito o non lecito, giusto o ingiusto candidare un magistrato nel territorio in cui ha svolto le sue indagini? Il dibattito è aperto, così come lo scontro politico è acceso, con il Ministro Raffaele Fitto, uno degli illustri indagati del pm, letteralmente inviperito per la sua discesa in campo tra i dipietristi.

Intanto è arrivato il sì del Csm all'aspettativa, chiesta dallo stesso Nicastro per correre alle regionali pugliesi, in quanto "costituzionalmente garantita", ma la decisione arrivata in quella sede non è apparsa indolore e pienamente condivisa, con 13 voti a favore, 4 contrari e 4 astensioni: in tutti gli interventi, infatti, è stata sottolineata l'inopportunità della candidatura di Nicastro nel territorio dove ha condotto le indagini su Fitto. Si è, d'altro canto, evidenziata l'inadeguatezza della legge che non garantisce l'ineleggibilità o l'incompatibilità con un territorio di riferimento per le indagini svolte, col rischio di creare problemi alla credibilità dell'intera magistratura.

Dall'Idv giustificano la propria scelta, asserendo che sia meglio avere nelle istituzioni pubbliche un magistrato, distintosi per la propria attenzione alla giustizia e alla legalità, che persone impunite, indagate o con condanne penali a carico. Ma la polemica "giustizialista" non si ferma a Bari, ma passa anche da Taranto, su cui accende le luci sul tema il senatore Alberto Maritati. Nella sua veste di commissario della Commissione bicamerale antimafia, nel corso della odierna seduta plenaria, convocata per discutere ed approvare il codice di autoregolamentazione dei partiti e delle coalizioni, che prevede l'esclusione dalle liste elettorali di ogni persona, ritenuta comunque collusa con le organizzazioni criminali di tipo mafioso, durante i lavori della suddetta commissione, ha rivelato che a Taranto, in sede di presentazione della coalizione a sostegno del candidato Rocco Palese, era presente tra gli altri Giancarlo Cito che, attraverso la partecipazione di una lista capeggiata dal figlio, appoggerà evidentemente la coalizione del candidato Presidente del Pdl.

"Appare utile ricordare - precisa Maritati - che Cito è stato condannato ed ha scontato la pena di quattro anni di reclusione, per la sua partecipazione, nella forma del concorso, ad associazione di tipo mafioso. Le asprezze della campagna elettorale che sta per entrare nel vivo, esigerebbero un comportamento di assoluta prudenza e presa di distanza, non solo da singoli candidati comunque vicini alla criminalità organizzata, ma anche dalle liste e formazioni che in ogni modo potrebbero essere colluse o condizionabili dalle varie aggregazioni criminali".

"Tale comportamento - spiega Maritati - dovrebbe essere adottato e condiviso da tutti i partiti democratici, perché solo in tal modo sarebbe possibile conferire alla imminente competizione elettorale, ma in genere alla politica del Paese, un maggiore senso etico e di credibilità nei confronti di tutti coloro che chiedono all'elettorato di essere investiti del delicato ruolo della rappresentanza. Inoltre tale comportamento che proponiamo espressamente anche agli avversari del centro destra, varrebbe a facilitare un doveroso reciproco riconoscimento del valore etico e civile dell'avversario. Sarà difficile che tutto ciò possa avvenire, qualora dovessero realizzarsi i preoccupanti propositi di accordi elettorali come quello sopra denunziato per la provincia di Taranto".

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