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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Regione, da 70 a 78 consiglieri: caso ancora irrisolto

All'ordine del giorno il numero dei consiglieri che presenzieranno in Regione: in otto pronti a vedersi assegnato un posto. Eppure prima del voto, tutti sostenevano che anche 70 fossero troppi

BARI - Una querelle senza fine: 70 o 78 consiglieri si dovranno sedere nella prossima assise regionale, uscita dalle urne? Non si tratta di un dubbio amletico, di filosofica impostazione, né di un semplice virtuosismo sui numeri: è l'ennesimo "capolavoro" al contrario della politica nostrana. Tutti i membri della casta giù a dire, in campagna elettorale, di quanto sia fondamentale ridurre i costi della politica, con tutti i "bla bla bla" vari e le spiegazioni annesse: al banco di prova, poi, le contraddizioni sono servite.

La questione del numero dei consiglieri ha un senso e un peso. Un senso, perché la buona politica non può essere intesa solo come spartizione di poltrone o, come, in alcuni casi, una battaglia verbale, giuridica e interessata, su uno scranno da occupare, più per ragioni di compiacimento economico che di passione civica. Un peso, perché in tempi di crisi, e con molti cittadini in serie difficoltà nella gestione delle risorse a propria disposizione, ingrossare la casta è dare uno schiaffo neanche troppo camuffato, di certo immeritato e inopportuno, a tutti i pugliesi.

In gioco, ci sono spese ballerine che vanno da un minimo di 2milioni di euro in più sul bilancio regionale (e sulle tasche dei pugliesi) ad un massimo ancora più inquietante nelle cifre: il presidente rieletto, Nichi Vendola, ha proposto il taglio delle indennità, con la redistribuzione proporzionale del budget già prefissato per la voce. Ma probabilmente non basta. Perché, da destra a sinistra, in tutte le competizioni elettorali, come una giaculatoria obbligata si ripete del taglio di parlamentari, consiglieri, rappresentanti delle istituzioni: prima del 28 e 29 marzo, persino, in Puglia erano tutti d'accordo che già 70 eletti in consiglio fossero troppi. Oggi c'è già un partito di sostenitori incalliti di quota 78.

E, pensare, che se avesse vinto Adriana Poli Bortone, il consiglio avrebbe avuto persino 100 eletti, ossia un parlamentino vero e proprio: anche in quel caso, ci sarebbero stati gli strenui difensori di quota 100. Insomma, la casta se la suona e se la canta un po' per conto proprio: il "merito" di questo pasticcio è della legge che l'allora governatore Fitto fece approvare sul fine della sua legislatura, col placet di tutte le forze presenti in consiglio. Chissà perché poi, quando c'è da alzare i posti utili per la rappresentanza politica, da qualsiasi schieramento ci si trovi sono tutti d'accordo.

Il pasticcio, dunque, continua a tenere banco con i pareri dei giuristi che si dividono tra quanti sono pro statuto, ossia per i 70 consiglieri eletti, senza un ulteriore intervento di doppio premio di maggioranza, e chi ritiene che l'applicazione di una regola dello statuto sia inevitabile. La parola passa alla giustizia, a cui spetta l'arduo compito di sbrogliare l'intricata matassa: ma c'è da scommettere che se ci dovesse essere la paventata esclusione di qualcuno, difficilmente il clima tornerà disteso.

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