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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Rotundo affonda, Perrone replica: "Ecco la lettera"

Il sindaco di Lecce ha distribuito alla stampa la missiva con la quale il consorzio di imprese interessate al filobus rinunciava all'incontro del 16 novembre. E parte un duro attacco all'opposizione

LECCE - Preziosa come un papiro egiziano, la lettera dello studio legale Tosetto, Weigmann e associati che rappresenta il consorzio di imprese incaricate della realizzazione del filobus a Lecce, si è materializzata sul tavolo della sala giunta mentre il sindaco Paolo Perrone rispondeva per le rime al leader dell'opposizione Antonio Rotundo. Preferendo rendere nota la missiva, la cui divulgazione - secondo lo stesso primo cittadino - avrebbe potuto complicare una trattativa di per sé difficile, piuttosto che accettare la condizione posta dal Pd (l'articolo di questa mattina in basso, Ndr) di porgere pubblicamente le scuse in cambio della segretezza sul contenuto della lettera. Del quale, ha detto Perrone, il capogruppo dei democratici era di fatto già a conoscenza.

La ricostruzione del sindaco sulla "cortina fumogena" di Rotundo

Nella lettera, datata 15 novembre, firmata dall'avvocato Fiumalbi e diretta a Domenico Guadalupi, legale che rappresenta il Comune, è scritto che "Sirti, Imet, Van Hool e Vossloh Kiepe, alla luce dell'atto di citazione notificato venerdì 12 e delle ultime dichiarazione rese dal Comune di Lecce, ritengono che siano venute del tutto meno le condizioni per l'incontro di domani, che pertanto è annullato".

Il riferimento è all'appuntamento che le parti si erano date per martedì 16 nella capitale. Per Perrone le dichiarazioni causa della rinuncia all'incontro sono quelle di Rotundo di sabato 13 (lecceprima.it/articolo.asp?articolo=23862) sulla volontà politica dell'esecutivo cittadino di assecondare le proroghe alla realizzazione dell'infrastruttura.

Quanto detto dall'esponente del Pd sarebbe stato posto all'attenzione della magistratura perché - secondo l'avvocato Domenico Guadalupi - caratterizzato anche da considerazioni rilevanti sul piano giuridico. Rispetto alle proroghe concesse, invece, l'amministrazione pare voler nettamente prendere le distanze, imputandole alle conseguenze degli atti dei dirigenti di settore, nel caso specifico dell'ingegnere Sergio Aversa (lecceprima.it/articolo.asp?articolo=23871).

L'atto di citazione riportato nella lettera è la notifica della chiamata in giudizio per risarcimento che il Comune di Lecce ha fatto al consorzio temporaneo di imprese. Grosso modo, per una cifra equivalente a quella che il consorzio ha rivendicato con un decreto ingiuntivo nei confronti dell'amministrazione cittadina. "Ma ci sembrano motivazioni strumentali - ha detto Perrone riferendosi ai motivi delle rinuncia - dato che le società conoscevano le nostre intenzioni per aver ricevuto un mese prima una raccomandata che anticipava le intenzioni del Comune, come risulta dalle corrispondenze tra i legali".

Come dire che Sirti e le altre aziende coinvolte avrebbero colto al balzo le esternazioni di Rotundo per tirarsi indietro rispetto alla trattativa faticosamente in corso. A quest'accusa l'ex parlamentare ha replicato chiedendo la pubblicazione della lettera e invitando la giunta a non scaricare le responsabilità sull'opposizione, "con il solito refrain dei tifosi del dissesto" al quale il sindaco non ha voluto sottrarsi nemmeno questa volta citando oltre a Rotundo anche l'ex consigliere Carlo Salvemini.

"Il Pd ha rapporti con la Sirti? Ha giurato fedeltà alla Poli?"

Risolto il mistero della lettera, Perrone non ha esitato ad affondare il colpo sul piano politico. Accanto e dietro di lui alcuni assessori e consiglieri di maggioranza, anche se si è fatta notare l'assenza di Giuseppe Ripa, delegato ai trasporti. "Sono stati tutti invitati", ha voluto chiarire il sindaco. "Si ripete il copione di via Brenta. E' paradossale constatare che da una parte ci sono la città, la maggioranza e il sindaco, dall'altra l'opposizione", ha detto il primo cittadino ribadendo come, a suo giudizio, il comportamento della minoranza sia finalizzato esclusivamente a colpire l'amministrazione "impegnata in contenziosi molto difficili nell'interesse della città".

Il sindaco ha poi invitato la controparte ad abbassare i toni del dibattito chiedendo anche agli organi d'informazione di riferire con "sobrietà". Ma, in realtà, dopo la conferenza del pomeriggio, i toni della polemica sono destinati a salire ulteriormente. Mentre il contatore continuerà a segnare implacabilmente i giorni di ritardo rispetto alla prevista e annunciata partenza del filobus.

In maniera provocatoria Perrone ha chiesto ai cronisti "se il Pd ha rapporti con la Sirti, se ha giurato fedeltà alla Poli" con l'obiettivo di una santa alleanza in vista delle prossime amministrative. La senatrice Adriana Poli Bortone, della cui giunta Perrone è stato assessore e vice sindaco, ha sempre difeso le decisioni adottate durante il proprio mandato, molte delle quali, va ripetendo da diverso tempo il suo successore, sarebbero invece la causa dei gravi problemi finanziari che gravano sul Comune di Lecce.

La conferenza di questa mattina del Pd: "Filobus, ancora nebbia fitta sulla lettera della Sirti"

La lettera della discordia c'è. Fino a ieri ne conosceva il contenuto la maggioranza di Palazzo Carafa; da oggi anche il Partito democratico. Ma i leccesi dovranno attendere ancora qualche giorno prima che gli esponenti dell'opposizione la rendano pubblica. Sempre che il sindaco non accetti la condizione posta da Antonio Rotundo, cioè quella di convocare un'apposita conferenza stampa per chiedere scusa rispetto alla accuse rivolte la scorsa settimana al capogruppo del Pd. La conferenza è stata convocato a palazzo Carafa per oggi pomeriggio, ma il primo cittadino, raggiunto telefonicamente, non ha voluto anticipare nulla.

Una serie di tatticismi ingarbuglia ancor più l'ultima appendice della vicenda filobus. Perrone, che avrebbe dovuto incontrare a Roma i rappresentanti della Sirti - azienda capofila del consorzio temporaneo di imprese incaricate della realizzazione e gestione dell'opera - ha attribuito ad alcune dichiarazioni di Rotundo la responsabilità di aver fatto saltare l'appuntamento romano. E di essere, nei fatti, un sabotatore delle trattative che vedono il Comune di Lecce impegnato a tirarsi fuori dai guai, come nel caso filobus o via Brenta (lecceprima.it/articolo.asp?articolo=24021).

Il capogruppo del Pd è riuscito, non senza qualche difficoltà, a farsi consegnare dagli uffici di Palazzo Carafa la lettera con la quale la Sirti rinunciava all'incontro, sotto la dicitura "riservata e personale", ma ha ricevuto anche un bigliettino di accompagnamento firmato dal primo cittadino nel quale è contenuta la richiesta di non divulgare il contenuto per non pregiudicare "trattative già compromesse".

"Abbiamo acconsentito a questa richiesta - ha precisato il segretario cittadino dei democratici Fabrizio Marra - per deontologia politica ma ci aspettiamo un deciso passo indietro rispetto a quell'attacco ingiustificato". I dirigenti del Pd pretendono dunque le pubbliche scuse da parte del sindaco il quale ha risposto a stretto giro di posta dando appuntamento alla stampa per oggi pomeriggio in sala giunta. L'opposizione, nella conferenza di questa mattina, non solo ha posto le sue condizioni sul mistero della lettera ma ha rilanciato il livello dello scontro politico, invitando Perrone a preoccuparsi degli "interessi reali della città".

"Se Perrone si degnasse, almeno nell'ultimo anno del suo mandato, di fare veramente il sindaco - si legge nel comunicato distribuito ai cronisti - si dovrebbe preoccupare di predisporre un autentico piano traffico che non fosse limitato alle feste natalizie, che rendesse maggiormente fruibile, vivibile e sostenibile la città, magari valorizzando il trasporto pubblico, compresa l'attivazione del filobus". Le rimostranze dell'opposizione spaziano dalla situazione rifiuti, "che sarebbe degna di Viaggio a Kandahar più che della Lonely Planet", alla complessa vicenda del recupero dell'evasione tributaria rispetto alla quale Perrone farebbe bene ad "assicuarsi della veridicità delle somme inserite in bilancio, derivanti da utopistiche previsioni".

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