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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Testamento biologico: restano divisioni nei partiti

Fa ancora discutere la proposta dell'assessore leccese Fiorino Greco: Pankiewicz (come già Mantovano) chiede che venga ritirata, perché competenza sul tema è statale. Favorevoli i Giovani democratici

LECCE - Continuano a dividere la politica leccese le cosiddette questione etiche, dopo la proposta di un registro per esprimere il rifiuto dell'accanimento terapeutico, proposta dall'assessore Fiorino Greco. Le fibrillazioni succedutesi a quella che lo stesso ha definito una "questione di civiltà", però, proseguono e segnano un solco tra le differenti posizioni, che, in questo caso, spaccano gli schieramenti in campo. Il registro sul testamento biologico, in Puglia è già presente a Francavilla Fontana, ed è stato oggetto di un confronto interno nella maggioranza di Palazzo Carafa, ancor prima di giungere nella commissione consiliare comunale di appartenenza.

La delibera preparata dall'assessore prevede l'istituzione di un registro per il testamento biologico, ovvero di uno sportello, in pratica, dove i leccesi potrebbero formalizzare il proprio rifiuto delle terapie mediche cui si viene sottoposti nei casi estremi e assolutamente irreversibili di stato vegetativo. Così come già avviene in circa ottanta città italiane.

Wojtek Pankiewicz, consigliere del Centro Moderato ed inglobato nel progetto del Partito della Nazione, chiede apertamente che la giunta Perrone ritiri la sua proposta: "Premetto con chiarezza - afferma - che, prima ancora che come cattolico, come uomo sono fermamente convinto che la vita umana, valore non negoziabile, vada difesa dal suo concepimento alla sua fine naturale, ovviamente senza accanimento terapeutico, e che l'ente pubblico deve farsi carico della sofferenza dei singoli, in particolare dei malati e dei disabili gravissimi, non lasciandoli mai soli, perché ciò li porta ad essere vittime dello scoraggiamento e della rassegnazione".

"Invito - aggiunge Pankiewicz -, perciò, la giunta Perrone a desistere dalla sua proposta di creazione di uno sportello dove depositare il cosiddetto testamento biologico, materia che, tra l'altro, come è stato ampiamente chiarito, è di stretta competenza statale. La giunta Perrone, quindi, ritiri la sua proposta e, se ne è capace, si occupi dei problemi dei leccesi di sua competenza".

Di tutt'altro avviso i Giovani democratici di Lecce che condividono quanto promosso dall'assessore al contenzioso e ai servizi demografici Fiorino Greco. Diego Dantes precisa come anche nel comune capoluogo "si può e si deve avere un atto di civiltà: "In alternativa - aggiunge -, propongo la pubblicazione, sul sito del comune, di un link che faccia riferimento ad un modulo da compilare e sottoscrivere presente sul sito della Fondazione Veronesi, presente dal marzo 2006, sul testamento biologico, anche in maniera transitoria sino alla costituzione di questo sportello".

"A noi giovani del Partito democratico leccese - spiega Dantes - interessa dare un segnale politico per la conquista di nuovi ed importanti diritti civili, ed eticamente sensibili, che riteniamo fondamentali e nel confronto tra posizioni diverse, ovvero un'anima laica e liberale e l'altra conservatrice, noi sappiamo benissimo dove schierarci, ovvero dalla parte di coloro che vogliono aumentare i diritti civili di ciascuno , è una questione di civiltà".

A quanto espresso da Dantes, si unisce un'altra giovane democratica, ossia Lucia Viola, che afferma: "L'istituzione di un registro comunale per il testamento biologico è altresì un segnale di equità sociale lì dove il comune garantisce un servizio che altrimenti può essere , come è già, garantito esclusivamente dai notai a costi elevati".

I Giovani democratici di Lecce, inoltre, sottolineano che il Consiglio Nazionale del Notariato con deliberazione del 23 giugno 2006 ha ritenuto che i Notai potessero autenticare nella sottoscrizione le dichiarazioni relative a un testamento biologico. Ma tale autenticazione, che ha la funzione di certificare la paternità delle dichiarazioni rese, può essere garantita anche da altro pubblico ufficiale, e la legge conferisce il potere di autentificazione anche agli sportelli anagrafici comunali. Del tutto evidente che, un ente pubblico che assicuri tale autentificazione, rende un servizio concreto al cittadino che non voglia o non possa sostenere i costi notarili per poter indicare le proprie volontà su un tema così delicato come quello relativo ai trattamenti sanitari. Istituire tale registro a livello comunale, come già è stato fatto in diversi comuni e Municipi romani, appare un atto di civiltà a garanzia, in particolare, dei cittadini economicamente più deboli che intendano predisporre il proprio testamento biologico.

Nel silenzio della legge, il testamento biologico non sarebbe un atto contra legem, ma avrebbe una sua validità riconosciutagli dalla Corte di Cassazione nella sentenza inerente al caso "Eluana Englaro". Su questo non appare esservi alcun dubbio. Il problema potrebbe semmai essere relativo alla "vincolatività" di tale testamento (non alla validità): in assenza di una legge il medico può e deve prendere in considerazione le volontà espresse dal paziente nel proprio testamento biologico ma non è obbligato a eseguirle: "Pertanto - affermano i Gd - chiediamo alla maggioranza comunale e all'assessore Greco di non indietreggiare, di continuare nell'iter per l'approvazione di tale registro perché è un atto di civiltà ma anche un servizio che garantirebbe una certa equità sociale e auspichiamo che al più presto il prossimo governo del Paese si faccia carico di regolamentare con legge una così delicata, quanto importante materia".

Negli scorsi giorni, anche Alfredo Mantovano aveva voluto precisare le proprie considerazioni, sottolineando che fossero di "carattere personale": "Lo conferma - dichiara il sottosegretario - la circolare sottoscritta in queste ore dai ministri a vario titolo interessati alla materia (Maroni, Sacconi e Fazio ), con la quale si ribadisce che il tema del fine vita compete allo Stato e non al municipio. E ciò in quanto (così si sottolinea) i beni in gioco - la salute, la vita, la famiglia, la privacy - oltrepassano i confini di un singolo comune".

"Nella circolare - ha chiarito - si richiamano altresì i profili di responsabilità dell´amministratore che impiegasse risorse ed energie per qualcosa che gli è normativamente precluso. Mi permetto di aggiungere che, al di là dei pur rilevanti profili istituzionali richiamati dal provvedimento a firma dei tre ministri, quest´atto si pone in linea col sentire di larga parte del Centrodestra italiano, da tempo impegnato in Parlamento nel varo di una legge sul fine vita integralmente rispettosa della persona".

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