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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Udc-Vendola, alto mare. Le incognite del Pd post-voto

Nessun accordo tra lo scudo crociato e Vendola: l'Udc resterà all'opposizione, secondo le indicazioni di Casini e Cesa. Nel Pd, fase di riflessione dopo i segnali di crisi del proprio risultato

BARI - L'Udc non entrerà nella giunta Vendola: sembra questa l'indicazione che arriva dagli esponenti centristi dopo un confronto con il segretario nazionale di partito, Lorenzo Cesa. Nessuna soluzione politica in soccorso, dunque, del caos prodotto dalla legge elettorale pugliese, che vede oscillare i prossimi inquilini del palazzo regionale da 70 a 78 consiglieri, in attesa del responso della Corte d'Appello. Stroncati d'un colpo le voci che volevano Casini e soci in odore di accordo con Vendola, nonostante i veti posti dallo scudocrociato al governatore uscente sin dai tempi, che hanno preceduto le primarie: nonostante uno sponsor autorevole come il presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese, orientato su un accordo con Vendola, il matrimonio tra centrosinistra ed Udc, nell'ottica del vecchio e deposto "laboratorio pugliese" non si farà.

Solo un posto all'opposizione, pertanto, per i quattro neo eletti consiglieri dell'Udc, con il compito di valutare di volta in volta, provvedimento dopo provvedimento, che posizione assumere sulle proposte del governo regionale. Nessun allargamento come sperato dal Pd, che contava con la riapertura di un tavolo di riproporre in zona Cesarini la propria linea, portata avanti sin dallo scorso settembre, e smentita sia dalle primarie, che definitivamente bocciata con la riconferma di Vendola: nessuno nel Pd, ad esempio, sembra chiedersi se, con la vittoria di Francesco Boccia alle primarie, e con l'allargamento dell'Udc, la convinzione di avere forza numerica, non sarebbe stata smentita proprio dal voto degli elettori, che avrebbe punito quella scelta. È proprio il Pd il partito che registra le difficoltà maggiori: una forte perdita di consensi rispetto al passato, il caso in sospeso di Michele Mazzarano, che doveva ritirarsi dalla competizione elettorale ed invece oggi da eletto, gongola e non scioglie i nodi sulla sua presenza in regione, la vicenda Frisullo che ha aperto crepe anche nell'elettorato più stoico, ed un problema di leadership, con le correnti che iniziano a far pressione sui vertici per chiedere l'ennesima resa dei conti. Se poi si aggiunge il rapporto non sempre facile con gli alleati di coalizione, i problemi aumentano, con l'Idv che non sembra aver gradito anche solo l'ipotesi di un nuovo allargamento all'Udc.

Anche nel Salento, il Pd si prepara ad una "nuova fase politica" e ad una riflessione attenta e "severa", come richiesto da Umberto Uccella, ex presidente Stp, che giudica negativo il risultato del partito: "Certo, sul voto - spiega -, hanno pesato l'astensionismo, le vicende giudiziarie di questi mesi e la presenza, in questo territorio, dei due candidati presidenti concorrenti. Ma il fatto che il Pd, in provincia di Lecce, eguagli a malapena il risultato che, cinque anni fa, raccolsero i soli Ds ci da la misura di quanto sia necessario esaminare le cause profonde di tale vistoso arretramento e lavorare ad una svolta politica ed organizzativa in grado di irrobustire il partito, di radicarlo tra le forze decisive della società e di assicurargli una struttura organizzativa capillare nel territorio".

Per Uccella, appare sorprendente il dato dei comuni, con il mancato ballottaggio sia a Maglie, che a Galatina: "Eccetto Melpignano ed Arnesano, restiamo al palo dappertutto". In alcune situazioni, come Carmiano e Veglie, il Pd si afferma "in un quadro di alleanze precario perché porta con sé il segno evidente del trasformismo e della confusa alchimia tra schieramenti che dovrebbero restare alternativi", ma "i grandi centri del Salento sono governati dalla destra". Nel voto regionale, emerge che il Pd non rappresenta "il perno fondamentale del centrosinistra": "Ciò che risulta paradossale - afferma Uccella - è che, qui, il Pdl non sfonda e non sfonda la senatrice Poli. Anzi, la loro forza ne è rimaneggiata. E, tuttavia, il Pd non emerge e le sue posizioni sono fortemente insidiate dalle liste di Vendola e da un certo astensionismo perché, sino in fondo, una parte dell'opinione democratica stenta a riconoscerci e non si affida a noi".

Uccella ritiene necessarie "correzioni non marginali che affrontino il cuore dei problemi che abbiamo", ossia una "nuova fase della politica del Pd e "al suo processo di rinnovamento", che "va guidato negli indirizzi di governo e nella costruzione della coalizione", ma soprattutto "nella selezione dei quadri e di una nuova classe dirigente, nel territorio": "Va superata - afferma - una certa autosufficienza politica e sociale del Pd. Le nostre antenne protese verso la società hanno bisogno di essere affinate dal contributo decisivo di importanti forze della società. Dai sindacati e dalle organizzazioni di categoria che gravitano nella nostra area. Non per ribadire in forma aggiornata e corretta un improbabile collateralismo, ma per avvalerci di capacità, competenze, esperienze e conoscenze che, da lungo tempo, abbiamo accantonato come una sorta di fardello del passato".

Anche Cosimo Durante, consigliere provinciale di opposizione, ritiene utili tutti i contributi all'analisi del voto, con riferimento alle riflessioni dell'ex segretario provinciale dei Ds di Lecce Uccella: "Nelle ore immediatamente successive al voto - evidenzia - si è ingenerata l'impressione che a vincere sia stato soprattutto Nichi Vendola, quasi da solo e non invece con il sostegno del Partito Democratico, trascinato alla vittoria dalla forza del Presidente della Regione e non spinto egli stesso dalla credibilità dei partiti. Se così fosse sarebbe una ferita mortale per la Puglia e per la politica locale, sarebbe l'ammissione di un fallimento. Non pensiamo che sia così".

Per Durante, però, il partito deve ritrovarsi "sulle ragioni di aderenza al territorio e di adesione a un progetto politico nuovo, in grado di coinvolgere tutti" e critica il disimpegno di molti, che si sarebbe manifestato in tutta la sua chiarezza: "Oggi - spiega - si tratta di essere convincenti su una proposta di impegno politico che è nelle corde della nostra esperienza politico amministrativa, in una fase in cui il berlusconismo stesso sembra destinato a un infelice tramonto, travolto dai colpi elettorali della Lega. Solo il Pd può essere il contraltare a questo strapotere del Nord e noi abbiamo il dovere di crederlo".

"Per farlo - conclude Durante - abbiamo bisogno di cambiare qualcosa, abbiamo bisogno di smettere i vecchi panni e le vecchie dirigenze sclerotizzate che hanno creato degenerazioni incomprensibili nella fase propedeutica alle elezioni primarie per l'individuazione del candidato presidente per la Regione. Il Pd deve subito uscire dal guado e guadagnare una sponda sicura. Presto, perché il tempo concesso per le analisi e i commenti è finito".

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