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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Vendola bis targato femminile: sette le donne in giunta

Il governatore riesce nell'obiettivo di comporre un esecutivo per metà al femminile: il Pd recupera una casella con la Dentamaro vicepresidente. In giunta anche Nicastro. Malumori nel Pd e in Idv

BARI - La giunta del Vendola bis c'è. Dopo la convocazione per martedì prossimo presso la Corte d'Appello di Bari del presidente regionale pugliese, rieletto nella tornata del 28 e 29 marzo scorso, dove avverrà la sua proclamazione ufficiale, sono stati composti gli ultimi tasselli del nuovo esecutivo, e, salvo imprevisti dell'ultima ora (che non si escludono visto qualche malumore latente), non dovrebbero esserci ulteriori sorprese.

La prima valutazione, forse la più eclatante, perché in evidente controtendenza con quanto avverrà nel consiglio regionale (che ospiterà solo tre donne su 70 inquilini, con l'eventualità di salire a quattro nel caso del doppio premio di governabilità) è la presenza al femminile nella giunta Vendola: non più una semplice quota rosa, ma una colonia di genere che rappresenterà l'investimento principe dello stesso presidente. Saranno, infatti, sette le donne in giunta, esattamente la metà dell'intero esecutivo, con numeri man mano lievitati nel corso delle settimane e contro la prima ipotesi di quattro presenze al femminile previste in partenza.

Il presidente Vendola, dunque, passa dalle parole ai fatti, mostrando concretamente e ancora più fiducia sulle donne di quanto dimostrato nella sua prima giunta, dove si era già evidenziato come proprio queste fossero state i perni del progetto governativo de "La Puglia migliore". Un premio non tanto, dunque, al genere, per una mera questione di equilibrio tra sessi, ma la conferma di un'attenzione e della convinzione profonda dello stesso presidente che la sensibilità e l'ingegno femminile abbiano rappresentato e rappresenteranno nella fase amministrativa il valore aggiunto alla prospettiva del buon governo. Ed è una vittoria politica di Vendola questo traguardo, in quanto da tempo aveva annunciato che il suo obiettivo sarebbe stato un esecutivo composto per metà da donne.

Ma questa ulteriore evoluzione segna conseguentemente delle novità al quadro che fino a 48 ore fa sembrava il più logico: la vicepresidenza, ad esempio, che sembrava essere destinata a Foggia e precisamente ad Elena Gentile, l'ex assessore ai servizi sociali, dovrebbe, invece, andare alla barese arida Dentamaro, ex vice-sindaca del capoluogo, sponsorizzata da D'Alema. Con questo nuovo elemento, il Pd vince la sua battaglia personale, evitando il ridimensionamento nei numeri e confermando i sei posti in giunta: con la Dentamaro, ci sono i riconfermati Capone, Gentile, Amati, Minervini e Pelillo. Ulteriore compensazione al Pd sarà la vicepresidenza del consiglio al leccese Antonio Maniglio, già capogruppo nella scorsa legislatura. Mario Loizzo, assessore uscente, sarà il capogruppo del Pd.

Saranno due gli esponenti di Sinistra Ecologia e Libertà dentro la giunta Vendola, ossia Fratoianni e Sasso, con l'aggiunta della presidenza dell'assise regionale al socialista Onofrio Introna, che lascia la giunta per questo nuovo ruolo. Anche Michele Losappio, escluso dall'esecutivo, dovrebbe assumere il compito di capogruppo consigliare di SeL. Riconfermati i tre tecnici, ossia Tommaso Fiore, Angela Barbanente e Silvia Godelli, così come il moderato Dario Stefàno, in quota "Puglia per Vendola". Per la Federazione della Sinistra, proposta l'ex assessore a Barletta, Campese. Vince la sua partita anche l'Italia dei Valori, con l'ingresso in giunta del pm in aspettativa, Lorenzo Nicastro, seppur non come caldeggiato dai dipietristi alla sanità, bensì all'ambiente: ma anche su questa scelta non mancano i primi dissidi.

Una rilettura politica immediata di questa giunta evidenzia chiaro il segnale di Vendola al Pd, che ottiene sì i posti che cercava, ma che, sulla scelta delle persone nell'esecutivo non ha il peso sperato. Il presidente ha scelto in piena autonomia, fuori dalle indicazioni della segreteria regionale, sia i nomi che le deleghe da affidare, senza alcun condizionamento, in risposta a quanto lo stesso partito di Bersani aveva fatto nella fase precedente alle primarie con l'accordo tentato con l'Udc, e in base al dato elettorale, che non lascia spazi di interpretazione. Ma s'intravede, in qualche modo, anche uno schiaffo morale a Michele Emiliano, l'ex grande amico di Vendola, "penalizzato" sia dal no all'ingresso in giunta del segretario di partito, Sergio Blasi (che avrebbe consentito al sindaco di Bari di riprendere il posto occupato dall'ex sindaco di Melpignano), sia dalla scelta della Dentamaro, che consumò uno strappo con "big-Michele" e non rappresenta ad oggi un'espressione vicina al presidente regionale del Pd.

Malumori per la gestione della trattativa aleggiano in Area Democratica, esclusa dalla delegazione, mentre da più parti si critica il tentativo quasi disperato delle ultime ore di far nominare Maniglio vicepresidente, nonostante le indicazioni contrarie del partito. L'ultima bordata a Sergio Blasi arriva da Gero Grassi che imputa al segretario di averle "sbagliate tutte, dalle primarie in poi".

Ma la resa dei conti è un affare interno anche ai dipietristi, dove, dopo settimane in cui Giacomo Olivieri, primo degli eletti e suffragato a furor di popolo con ben 15mila voti, doveva essere il logico rappresentante in giunta, per via delle pressioni dei vertici nazionali regionali, farà posto a Lorenzo Nicastro, caldeggiato dal leader Antonio Di Pietro e dall'eurodeputato Luigi De Magistris. Olivieri, pur rispettando Nicastro, evidenzia la "mortificazione del significativo consenso popolare a me attribuito". Il consigliere regionale tuona contro Zazzera e la sua gestione del partito, annunciando la possibilità di creare una corrente interna all'Idv. Per essere una giunta solo virtuale, non mancano di certo i fuochi d'artificio.

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