Ma che fine ha fatto l’olio tunisino?
Se vi capita di far acquisti in uno di quei grandi supermercati, certamente noterete che quasi tutte le confezioni delle grandi marche nazionali di olio extra vergine (e non) recano la dicitura “prodotto con oli originari provenienti dalla Comunità Europea” e che solo un paio (Pugliesi) ormai espongono sulla confezione la bandierina dell’Italia per reclamizzare una produzione con sole olive Italiane.
Ne potrete trovare anche altri, prodotti con olive italiane, e magari con la particolarità del biologico ma a dei prezzi veramente esorbitanti. Ma allora che fine fa tutta la produzione interna Italiana?
L’Italia con 500.000 tonnellate di produzione lamenta un deficit di alimentare di 100.000 tonnellate, che colma però con una importazione di 450.000 tonnellate da paesi europei. La maggiore quantità importata e miscelata con oli nazionali, viene generalmente ricollocata per una buona parte sul mercato interno e per la restante rivenduta in grosse quantità sul mercato estero come export Italiano. Inoltre l’accordo commerciale fra Tunisia e Unione Europea ha previsto l’importazione annua di 92.000 tonnellate di olio Tunisino per due anni senza dazi doganali per aiutare il Paese in preda a forti deficit turistici dovuti alla minaccia terroristica degli ultimi anni.
Ma se sulle confezioni viene quasi sempre confermato il contenuto Italiano o misto con oli europei, che fine fa in tutto questo giro l’olio Tunisino? A detta di qualche operatore del settore sembra di ottima qualità, ma su nessuna confezione in Italia troverete “prodotta con oli di produzione extra europea” perché non riuscirebbero a venderla. Il dubbio che mi assilla, che senza dazi doganali è meglio mischiare il Tunisino con lo Spagnolo, il Portoghese ed il Greco per abbattere il costo di produzione e vendere il tutto con un utile maggiore.
Tanto se lo devono comprare per forza. Spesso ci si dimentica di quella parte del prodotto Italiano di cui è quasi sempre garantita la qualità maggiore, e, che per larga parte è PUGLIESE, per dare spazio a maggiori utili industriali attraverso industrie nazionali. Mi auguro che la denominazione di origine per i prodotti Pugliesi quali pomodoro, olio, vino, grano sia garantita attraverso un maggiore impegno della Regione, invece di farli approdare nelle grosse catene industriali del nord da cui fuoriesce come nazionale e non più regionale e molte volte contraffatto nel contenuto (The telegraph gennaio 2016 incavolati perché sono stati venduti per anni oli vergini e non extra vergini di 6 notissime industrie). Questo dovrebbe essere un obiettivo Regionale per dare maggior valore alla qualità e al nome della Regione Puglia. Chi scrive non è pugliese.
Luigi