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Moi te nde ticu quattru

"I miracoli dell'i-phone? Meglio una mangiata di ricci"

"E' stato in questi giorni scatenato, su scala mondiale, un imponente amba aradam mediatico promozionale, connesso con il debutto dell'iPhone"


di Rocco Boccadamo

Ad opera degli abilissimi e potentissimi santoni del marketing - oltre che, beninteso, per gli enormi interessi commerciali ed economici in gioco, a livello dei diretti produttori e del vasto indotto - è stato in questi giorni scatenato, su scala mondiale, un imponente amba aradam mediatico promozionale, connesso con il debutto dell'iPhone.

Secondo gli addetti ai lavori, è assolutamente riduttivo definire telefono il nuovo prodotto, che, al contrario, sarebbe un concentrato di mirabilie e performance, mai giunto prima d'ora a portata di mano e di tasche (anche se il relativo prezzo minimo, intorno ai 500 euro, non è propriamente una quisquilia). E però, comunque sia e a prescindere dagli strabilianti risultati conseguibili mediante l'iPhone, il lancio in questione, che ha sconvolto orari ed abitudini, scatenato code, sollecitato l'apertura di magazzini di vendita a mezzanotte, a titolo personale mi lascia del tutto insensibile, nessuno stimolo, neanche sul piano della mera curiosità.

Mi dà, anzi, l'estro per fare una mia réclame dal contenuto assolutamente naturale, di proporre un qualcosa d'incomparabile, questo sì che compie miracoli. Si lascino perdere, almeno per una parentesi di pausa, i ritrovati tecnologicamente rivoluzionari ma freddi, si pensi a quanto maggiore può essere il godimento, non solo in ambito di palato, ma pure interiore, per lo spirito, ricavabile attraverso una sana mangiata di ricci di mare. Non vi stupite, non si tratta di sottile provocazione da orticello localistico, questi prodotti si trovano facilmente nei supermercati e nella pescherie cittadini.

Ad ogni modo, il mio invito, mirato al massimo, è di concedervi una puntata in una delle località marine del Salento, dove costoni rocciosi e scogli sono immersi e giacenti in fondali cristallini e pulitissimi, accostarvi al pescatore seduto accanto ad un grosso paniere di giunchi e canne ricolmo di meraviglie nero violacee e ordinargli una quarantina di ricci a persona, che il bravo uomo dischiuderà con una piccola forbice nelle sue mani abili e vi presenterà su un rudimentale ma pratico cabaret.

Dopo di che, consumateli pian piano, intingendovi pezzi di frisa di grano ed orzo, avrete nient'altro che la sensazione di gustare un pasto da Dio. Suggellate il rito, con l'aggiunta di una spessa fetta d'anguria e di un paio di fichi fioroni, il tutto accompagnato da un quartino di vino locale. Vi sentirete Giove e/o Giunone sull'Olimpo, con buona pace dell'iPhone.

P.S. Per quaranta ricci già aperti e pronti da assaporare pagherete 16 euro, considerando pane, frutta e vino, intorno a 20 euro in totale. Pressappoco come una consumazione da happy hour a Milano.

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