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Il Lecce risorge nella ripresa, Vicenza va al tappeto

Salentini nel pallone per 45 minuti. Poi Papadoulo toglie Zanchetta e Fabiano, inserendo Valdes e Giuliatto ed incute la svolta alla gara. Doppio Tir e sigillo di Vives, finisce 1 a 3

Per 45 minuti il Lecce sfiora l'impresa al contrario: perdere a Vicenza, gettando alle ortiche il prezioso regalo del Bari di Antonio Conte. Finisce con una valanga di reti giallorosse e nessun omaggio pregiato dei cugini, che nel frattempo riescono a dilapidare un cospicuo vantaggio, facendosi sorpassare in casa dal Chievo. Un mezzo peccato, ma sorride lo stesso, Giuseppe Papadopulo, mentre corre verso la curva del settore ospiti intasata di salentini. Sorride perché è l'artefice di una vittoria che consacra definitivamente il Lecce squadra corsara e soprattutto d'alta quota. Capisce dove sta naufragando il suo progetto e mette mani al timone prima che la barca vada alla deriva nelle acque venete con tutta la ciurma. Via un'impalpabile Zanchetta, che non corre, si fa ammonire, non detta i ritmi, non disegna geometrie e al quale non resta che la carta del solito lancio, o la va o la spacca. Via anche Fabiano, per dare più sostanza alla fase offensiva con Giuliatto catapultato sulla sinistra. Ed inizia la rincorsa: doppio Tir e sigillo finale del dinamico Vives. Uno che la maglia da titolare la meriterebbe ogni sabato.

Vicenza-Lecce, un anno dopo, stesso risultato. Un 3 a 1 in salsa salentina che non rende comunque omaggio alla caparbietà dell'avversario. Mister Gregucci ci crede e ci crede il suo Vicenza che naviga in acque torbide ed ha bisogno vitale di punti. Per un tempo intero non si avverte mai il divario in classifica. Anzi, in vetta sembra che vi siano i suoi uomini, che fanno un pressing asfissiante a centrocampo. Il Lecce si rintana sotto la linea mediana e Benussi, riconquistata la fiducia tra i pali, si deve prodigare con un paio di miracoli, prima di arrendersi ad un magistrale "cucchiaio" di Masiello, su dormita della retroguardia. E' il 35esimo e poco dopo un'auto-traversa di Cottafava è il segnale definitivo che il Lecce più che giocare a pallone, nel pallone c'è finito. Quando finiscono i primi quarantacinque minuti è quasi da non credere che il Vicenza sia avanti solo di un gol.

Facile immaginare la collera di Papadopulo negli spogliatoi. Più difficile, per gli addetti ai lavori, ipotizzare quello che poi sarebbe avvenuto. Zanchetta e Fabiano restano sotto la doccia e con Giuliatto entra Valdes a fare il trequartista alle spalle di Abbruscato e Tiribocchi, mentre Ariatti si sposta al centro. La differenza si vede, si sente, si tocca, come recitava una pubblicità. Cambia il ritmo della gara, anche se il Vicenza inizia abbastanza bene e reclama per un rigore che forse c'è. Poi Angelo s'inventa un cross sul quale Elvis fa velo e il Tir la butta dentro di destro. Al 19esimo le sorti si riequilibrano, al 27esimo il risultato si ribalta. Dai 25 metri sempre lui, il Tir, spara il bolide che mette in ginocchio il Vicenza. Intanto Abbruscato lascia la gara e gli fa posto Vives. Valdes, un furetto sempre nel vivo dell'azione, oggi persino votato ad un altruismo che fa gridare al miracolo, all'ultimo minuto gli serve un prezioso assist in diagonale che lo mette in condizioni di battere a rete per il 3 a 1 finale.

La sensazione è che la scialba prova interna con il Messina si sia protratta ad oltranza, sforando nei primi 45 minuti di Vicenza-Lecce. I salentini impastati e svigoriti, con poche idee e costretti a fare trincea, hanno scalato marcia nella ripresa con un cambio tattico a centrocampo che ha rivitalizzato l'intero assetto di gioco. Papadopulo stesso, rispetto al suo solito, ha provato ad incutere una svolta decisa alla gara effettuando i cambi subito e non a metà ripresa. Le stridenti note stonate sono così diventate una melodiosa sinfonia. E in campo è stata tutta un'altra musica.

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