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Lecce arrembante, ma a Messina è vittoria senza gioia

Finisce 3 a 1, con un Vives gigantesco ed un Tiribocchi ispirato. Ma il gol di Fava a Mantova frena gli entusiasmi. Nell'ultima di campionato i salentini costretti a sperare in un exploit del Pisa

Come uno zuccherino in una gigantesca pentola tracimante il più amaro dei veleni. Messina, storia di una vittoria senza gioia, dove a 90 minuti dalla fine dei giochi vengono al pettine buona parte dei nodi di un campionato ancora indecifrabile, e si rimescolano fra loro generando un vago senso di vuoto. La partita scivola via in piacevole sordina, fra qualche apprezzabile spunto tecnico e la riscoperta che esistono nel Lecce anche altri giocatori (per esempio, Vives), fino a quando il mondo intero non si blocca in un unico fotogramma intriso di silenziosa perplessità e ammantato di crudo realismo da saldi di fine stagione calcistica. Al 63esimo minuto da Mantova arriva la notizia che nessuno voleva sentire, ma che tutti attendevano da un momento all'altro; come il condannato a morte che vacilla speranzoso fino all'ultimo subodorando nell'aria un vago sentore di grazia, fino a quando non si vede condurre sul patibolo: Notari si addormenta, dimenticandosi di chiudere su Fava, e in uno stadio trasformato in succursale di Bologna i felsinei vanno in vantaggio.

Messina-Lecce, collegata da un filo invisibile a Mantova-Bologna, finisce qui. Il 3 a 1, roba da mettere in archivio fra quei numeri che sembrano urlare al mondo quanto sia difficile andare in serie A, con una quota promozione elevata al cubo, in una stagione dove 41 giornate ancora non sono sufficienti per fugare ogni dubbio. A Lecce vige lo scetticismo e non tutti sembrano crederci. E così, fra chi pensa che i pisani avranno le loro buone motivazioni per disputarsela a viso aperto, in tanti già annunciano: "Sarà play-off. Chi la fa fare al Pisa di giocarsi la gara in Emilia con il coltello fra i denti, quando ormai il suo destino è sancito?" La ruota degli spareggi promozione è già assicurata in un cassetto, per i toscani. Proprio quella che i salentini volevano evitare, perché credevano nel passaggio diretto, perché pensavano di meritarlo.

Squadra con tutte le carte in regola, il Lecce, al quale è però mancato un ruolino interno più regolare. Il derby con il Bari è stata la fotocopia di altre gare insipide. L'incapacità di trovare alternative di gioco negli spazi stretti è sempre stato un problema. Formazione di contropiedisti, con poca propensione all'estro a centrocampo. Ecco allora che in trasferta è stata quasi una passeggiata, mentre in casa un tormento continuo. Senza andare troppo lontano e scomodare l'eroica (e sfortunata) prestazione di Brescia, come non notare il fraseggio fluido a Bergamo, in casa dell'AlbinoLeffe, o di oggi, a Messina, rispetto alle disavventure interne del "Via del Mare", dove per un anno intero è stato il festival del lancio lungo?

Diga invalicabile sulla mediana, ma costruzione di gioco carente: si può riassumere così la personalità di un Lecce con potenzialità spesso tenute a freno e la testardaggine di ripetere gli stessi meccanismi all'infinito, pur quando si vedeva lontano un miglio che non avrebbero portato risultati. E che pure vanta 80 punti all'attivo, frutto di un'altra caratteristica, quella migliore, che non tutte le avversarie hanno dimostrato di possedere: la capacità di sapersi riprendere nei momenti bui, rialzare la testa e tornare a lottare senza mai concedere il bis alle pur rare sconfitte. Ma il carattere non è bastato, e tutto è ora delegato ad un'ultima giornata interna con il Vicenza piena di "se" e di "ma", in cui, sul versante della sfida a distanza, ci vorrà il più autolesionista dei Bologna per cantare vittoria. Certo, i salentini arrivano al rush finale in questa situazione di acqua alla gola per errori fatali da ricercare all'interno, e ipocrita sarebbe puntare l'indice verso gli avversari; tuttavia, ai difensori del Pisa l'onere di non addormentarsi di fronte ai prossimi passaggi filtranti per Fava.

Teoria a parte, la gara di Messina ha evidenziato qualche valida indicazione. Vives, che si è erto a uomo partita, ha dato quel valore aggiunto al centrocampo che spesso è mancato in altre situazioni. Onnipresente, capace di proporsi con inserimenti rapidi nel vivo dell'azione d'attacco, vanta fra le sue carte quella caratteristica che Zanchetta, più votato ad un gioco da regista classico, non possiede. Viene da chiedersi perché sia stato impiegato così poco, nell'arco della stagione, questo centrocampista con doti offensive che ha messo a segno una doppietta raffinata, dimostrandosi calciatore moderno e aggressivo, e che ha dialogato con Tiribocchi in maniera sopraffina. Eppure, giunto a 28 anni a maturazione completa, è esattamente l'uomo che, alla stregua di Valdes (seppure con qualità differenti), appare maggiormente in grado di aprire il gioco, creare varchi, dare linfa alla manovra.

Dopo appena due minuti di gioco, il Tir gli trova uno spazio e a sbarrargli la via al momento di calciare è Stendardo in scivolata. Al 5', è già in gol, lesto a chiudere una triangolazione che parte da un'imbeccata di Tiribocchi per Angelo: il cross basso che ne nasce è un invito a nozze per Vives, che beffa Manitta a due passi dalla riga di porta. All'8' ci vuole il miglior Benussi per mandare in angolo un velenoso colpo di testa di Biancolino, lasciato solo in area (dormita imbarazzante della difesa sul corner); poi, i salentini riprendono le redini della manovra, anche perché il Ti ci mette del "suo": al 10' sbaglia completamente un cross indirizzato al centro dell'area e inventa così una parabola micidiale che si spegne sotto l'incrocio dei pali: 2 a 0 non voluto, ma tutto sommato meritato. Abbruscato cincischia più volte in area, perdendo l'attimo per tirare, e si fa raddoppiare dalla difesa, ma è sempre Vives a fare gioco, spaziando su tutto il fronte, ben supportato da Budianskiy, che viene tartassato da Coppola, "graziato" dall'arbitro: solo giallo per un paio di manate in faccia, a muso duro, dopo avergli per giunta fatto un fallaccio da tergo.

Il Messina, dopo una legnata di Cordova dalla distanza che rimbalza sulla parte alta della traversa, accorcia le distanze con Biancolino, che sfrutta la seconda pennichella consecutiva della retroguardia: accalappia un cross dal fondo, inseguito da Ariatti, si libera di Benussi e deposita in rete. Al 35' Abbruscato ha la palla buona in area, si smarca e batte a colpo sicuro: Manitta gli si oppone. Diversi cambi nella ripresa (Cottafava per Fabiano nel Lecce, Gaveglia e Degano per Rea e Schetter nel Messina), e si riparte con il solito copione, che vede il Lecce proiettato in avanti alla ricerca del terzo gol. Ci va vicino al 48', quando Angelo alza un pallone da destra che il Tir manca di testa per un soffio e Abbruscato spara al volo verso Manitta, che compie un mezzo prodigio. La rete è però nell'aria, ed arriva al 53esimo, grazie ad una percussione martellante di Tiribocchi, frenato alle spalle da un difensore che lo trattiene per la maglietta. La palla filtra comunque in area e su di essa si avventa dal limite Vives, che di piatto batte il portiere messinese, colpevole di toccarla, senza essere in grado di respingerla. E la partita si chiude praticamente qui. Dieci minuti dopo, il tam-tam dei transistor porterà alla panchina ed alla tifoseria giallorossa brutte notizie dalla terra lombarda. E dalle catacombe rimerge prepotente lo spettro del derby.

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