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Nell'arena il Lecce infilza il Toro. Odore di serie A

Primo tempo perfetto dei salentini: vantaggio con un gol fortuito di Di Michele, raddoppio di Corvia dal dischetto. I granata in gol dagli undici metri con Bianchi. Ma la rimonta non riesce

Per accarezzare il cielo con un dito bisogna passare attraverso emozioni violente. La sfida fra Lecce e Torino le consegna tutte, ad una platea in estasi, mai come oggi, su sponda giallorossa. Epocale la gara d'andata (finì 2-2), epica questa di ritorno. Il graffio dell'ex spezza l'incantesimo e apre le danze, dona sicurezza, vitalità, segna il passo e indica il più forte: saranno i giallorossi, per tutti i 90 e più minuti. E hai voglia a parlare di congiunture favorevoli, che pure ci sono, in occasione dei gol. La verità: vince chi merita. Sbavature, davvero poche, e solo nel finale, quando alla stanchezza il Lecce risponderà con la grinta residua. La concentrazione, quasi palpabile, di fronte alle trame granata, più una sensazione data dal ritmo battente, che un vero e proprio sforzo di rimettersi in carreggiata. Le belle intenzioni s'infrangeranno tutte contro l'impermeabile muro salentino per poi naufragare davanti a ripartenze indiavolate.

Ma ogni considerazione, solo a giochi fatti. Perché prima bisognerà passare attraverso il filtro di prove infinite. Il batticuore, quando Corvia calcia per due volte un rigore, cambiando angolazione. La grande paura, quando il Toro si rimette in corsa sul filo della prima frazione, sempre dagli undici metri. Una ripresa giocata sui nervi, fra intelligente contenimento ed un misto impalpabile di speranza ed angoscia, sensazioni che si fondono nel finale da brivido, quando il tempo sembra dilatarsi all'infinito, i secondi scorrono lenti sotto gli ultimi assalti e le urla liberatorie riempiono il "Via del Mare" ogni volta che Rosati agguanta la sfera o Fabiano rompe uno stanco contropiede avversario, spazzando la palla a distanza siderale. Il triplice fischio, la fine di una gara, l'inizio di un sogno che inizia a prendere forma e sostanza. Si sente, l'odore di serie A. Inutile nascondersi dietro al paravento della scaramanzia.

Scacco matto, dunque, in poche mosse. Di Michele vince la sfida nella sfida, siglando un gol beffardo che farà da spartiacque, frutto del caso, ma anche di senso della posizione: quello può averlo nel sangue solo un attaccante di mestiere. Tutta la formazione si esprime ad un livello superiore, sfruttando soprattutto le fasce. Ma il vero trionfo è di De Canio, uscito dall'empasse della catastrofica prova con il Cittadella, inanellando una serie di risultati da schiacciasassi, che trova il culmine nella prova di oggi. Come se quella goffa battuta d'arresto non fosse mai esistita. Il suo Lecce esce strappando applausi, perché al risultato unisce una prova maiuscola. Con un primo tempo gigantesco, per qualità e sostanza.

Di Michele scatenato e fortunato, Corvia implacabile dal dischetto

Che sarà una gara diversa, rispetto alla media della serie B, lo dimostrano gli schieramenti, entrambi votati all'attacco. Il Lecce: Rosati, Angelo, Ferrario, Fabiano, Mesbah, Munari, Vives, Giacomazzi, Di Michele, Marilungo e Corvia. Il Torino: Sereni, D'Ambrosio, Loria, Ogbonna, Rubin, Barusso, Colombo, Genevier, Leon, Gasbarroni e Bianchi. E la partenza del Lecce è micidiale. Assalti frontali e dalle corsie esterne, i granata avvertono subito la difficoltà del match ed entrano duro, ma non sempre l'arbitro Morganti è felice nelle scelte. Come al 5', quando Giacomazzi viene quasi gambizzato durante un'incursione sulla carreggiata destra. Ma all'11' il "Via del Mare" può già esplodere. Marilungo entra in area da sinistra e mette in affanno l'intera retroguardia avversaria, il suo assist al centro è però infelice, praticamente nel vuoto. Barusso prova un rinvio teoricamente comodo, ma la palla urta contro il piede di Di Michele e beffa l'incolpevole Sereni. Gollonzo, sentenzierebbe la Gialappa's.

Il pressing del Lecce è asfissiante, le avanzate del Torino rade. Letteralmente scatenato, Di Michele ruba la scena e si rende artefice di una sequela impressionante di affondi, per una decina di minuti buoni, fino al personalissimo raddoppio, un morbido pallonetto su Sereni in uscita, al 26', annullato per fuorigioco. Un minuto più tardi, i giallorossi falliscono di un nonnulla l'appuntamento con il raddoppio vero. Mesbah (ancora una prova magistrale, sulla fascia sinistra), lascia scoccare un cross basso che taglia l'area. Corvia manca l'aggancio davanti alla porta per questione di centimetri. Ma si rifarà abbondantemente al 35', quando, in uno scontro in area con Ogbonna, l'arbitro assegnerà ai salentini un calcio di rigore, piuttosto contestato dai granata e forse non proprio limpidissimo.

L'attaccante romano sigla una prima volta, alla sinistra di Sereni, ma Morganti fa ripetere, perché in molti varcano la linea dell'area prima che scocchi il tiro. Corvia, allora, cambia angolo, e questa volta il portiere intuisce, tocca con la mano destra, ma non evita il gol. Solo sul 2-0 il Torino riesce, più che altro con la forza di nervi, a mettere in piedi qualche velleitaria azione d'attacco. In realtà, sono i salentini a mancare l'appuntamento con la terza rete, al 40', quando Giacomazzi raccoglie in piena area un cross, ma, a tu per tu con Sereni, si coordina lento in fase di aggancio e finisce per scivolare. I ragazzi di Colantuono non si danno comunque per vinti, e proprio nel finale accorciano le distanze. Gasbarroni, affrontato da Fabiano e Mesbah in area, cade (dopo che l'algerino sembra strappargli la sfera dai piedi, prima di toccarlo), e l'arbitro indica il dischetto, palesando per la seconda volta una certa generosità nella concessione dei tiri dagli undici metri. Bianchi spiazza Rosati e si chiude così la prima frazione.

Ripresa da batticuore e finale infinito. Poi, la gioia

La ripresa si apre senza sostituzioni, ma con il Lecce ancora una volta pericoloso, al 49', quando Di Michele prova a mettere il sigillo di classe alla gara con una spettacolare semirovesciata, insidia contro la quale occorrono i riflessi del miglior Sereni. Il Lecce continua a mantenere il pallino del gioco anche nei minuti successivi, collezionando angoli, ma senza riuscire mai a siglare la rete che chiuderebbe virtualmente il match. Nel Toro, al 60' Gorobsov prende il posto di Coppola, mentre la prima sostituzione di casa si registra sei minuti più tardi, quando Baclet rileva Corvia, visibilmente affaticato. Applausi a scena aperta per il bomber romano, feeling definitivamente ritrovato con il pubblico, dopo un periodo buio. Le formazioni iniziano ad allungarsi, per la stanchezza, e gli errori in fase di ripartenza si fanno abbastanza evidenti, con qualche pallone sciupato. Al 70' Colantuono toglie anche Gasbarroni ed inserisce Pià. Al 73' Di Michele, sempre pungente, ci prova direttamente dal corner, con un tiro a rientrare, ma Sereni s'inarca e devia. Poi, a dieci minuti dal termine, lo stadio gli tributa un'ovazione, quando De Canio lo sostituisce con Belleri, iniziando la fase di copertura, in attesa dello scontato forcing finale granata.

E infatti, proprio in questa funzione, rientra l'inserimento di Arma, all'81', al posto di Barusso. Ma le chance capitano sui piedi di altri. Prima Bianchi spara alto da buona posizione, poi, Pià, all'86', sfrutta una copertura non eccellente di Angelo a destra, per arrivare al limite dell'area e scagliare un velenoso diagonale che fa la barba al palo. Scampato il pericolo, mister De Canio decide di chiudersi ermeticamente, togliendo anche Vives per inserire Schiavi. Si arriva così al recupero: cinque i minuti accordati, che diventeranno sei. Il Toro si getta in avanti a testa bassa, ma trova l'opposizione di una difesa insormontabile, in cui Ferrario e Fabiano chiudono ogni falla. Fino al liberatorio triplice fischio. Si chiude così una gara infinita, che riconsegna al palcoscenico del campionato un Lecce sempre più primadonna, ricacciando indietro, in classifica, un Torino a tratti impalpabile.

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