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Sabato, 27 Aprile 2024
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Archiviata la sagra del centro storico: Otranto riscopre la sua anima “popolare”

Si chiude la undicesima edizione della manifestazione, concentrata nel borgo antico: ancora una volta emozioni e suggestioni, che si muovono nel solco della tradizione, grazie ad "Hydro", tra storie, personaggi e protagonisti

OTRANTO - È da poco passata la mezzanotte in Largo Porta Alfonsina: si spilla birra a prezzi stracciati per terminare l’ultimo fusto a disposizione, si regalano panini con la mortadella, “reduci” della lunga kermesse, a passanti e turisti della movida otrantina, mentre, volenterosi, ma stanchi, i giovani dell’associazione Hydro sono indaffarati a rimettere tutto a posto.

È finita anche quest’anno la “sagra del centro storico” e si materializzano ricordi ed attimi di una tre giorni, che non è solo folclore e tradizione “rinnovata”, ma anche tanta fatica, lavoro, oltre l’entusiasmo e la buona volontà di chi la organizza.

I giovani di “Hydro” (a proposito, c’era anche Hydruso con loro, in carne ed ossa, anzi, in cartone e basta, ma discreto e sorridente), alcuni dei quali iniziano a mettere su una buona dose di esperienza, non si sono risparmiati neanche stavolta, per realizzare un appuntamento, che ha saputo recuperare il suo spazio nel cuore degli otrantini e conquistare anche chi, di riflesso, si è sentito “cittadino” di questo mondo particolare, affacciato sull’Oriente, dall’anima pulsante che ha voglia di raccontarsi.

Otranto è una terra magica a prescindere da tutto. Chi viene da fuori se ne accorge subito, sfiancato com’è dall’afa e dal ritmo di città: Caronte qui trova refrigerio da se stesso. Lo spiegano bene gli amici d’entroterra, evidenziando già la differenza di quei cinque gradi di meno che determinano qualità di vita e che fanno ritrovare di colpo la freschezza di qualche anno in meno. Tutto rigorosamente gratis.

E poi c’è la melodia intrinseca di queste serate, dove si coglie il passato di una cittadina che si ritrovava a celebrare anni fa la sua faccia “popolare”, proprio lì nella piazza che esprimeva, già nel suo nome, il concetto di aggregazione. I suoni, le contaminazioni, i piaceri della gastronomia locale sono ingredienti di un’unica danza, che coinvolge ma converge al centro del paese, dove tutta la storia ha avuto inizio e le trame si rannodano.

La sagra è anche e soprattutto “vetrina” di personaggi che, non solo partecipano del proprio ed arricchiscono l’evento, ma fungono da “ponte” tra ciò che è stato e ciò che è ed impreziosiscono di “chiavi di lettura” il senso della tradizione: Paolo Ricciardi, ad esempio, che non ha fatto mancare neanche quest’anno il suo contributo di colore alla festa e che ha celebrato la memoria, ancora una volta, nel “manifesto” diventato ormai un appuntamento “cult”.

Oppure Pino Zimba, che rivive nel ricordo commosso degli Officina Zoé: senza di lui, il ritmo non è stato più lo stesso. O la creatività e l’improvvisazione animata degli “stornellatori”. E poi c’è lui, l’inossidabile Uccio Milo, che dell’intreccio del giunco ne ha fatto un’arte e che, con la dedizione di sempre, incoraggia i giovani a non trascurare queste abilità.

C’è l’immagine “fresca” di Gigi Fonte e Pierluigi Merico, l’un di fronte all’altro seduti, sul palco “infuocato” di risate dalla compagnia teatrale La Palumbara, che recitano il vero tormentone estivo da queste parti: “Maaaa-mmmaaa”. E anche per scandire bene una parola, ci vuole la “Fortuna con la F maiuscola”.

E poi ci sono i lavoratori silenziosi, quelli che rappresentano il “braccio armato” di Hydro, ad organizzare gli stand enogastronomici, a rendere tutto funzionante dal punto di vista logistico, o anche solo a sfornare e servire il classico “panino coi pezzetti”. Perché, come sottolinea un’altra “istituzione” del gruppo, ci può essere tanto amore anche nella preparazione di questo semplice, ma gustoso alimento. Figurarsi per realizzare poi tutto questo. Dove è certo, ci vuole tanta passione. Passione vera, che guida e nutre quel “fiume di idee”.

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