Quartieri residenziali prigionieri in un Parco Naturale
Nel secolo scorso si bonificavano le paludi, oggi si inventa l’abbandono e un ritorno alla natura per rigenerare ambienti insalubri. Bisogna ripercorrere alcuni eventi degli ultimi cinquanta anni per comprendere il senso inconcepibile di certe scelte strategiche. In particolare si condannano gli abusi edilizi realizzati alla fine degli anni 70, quasi tutti condonati e facenti parte di un regolare Piano Urbanistico e, quasi tutti provvisti di concessione edilizia in sanatoria. Successivamente alla realizzazione delle costruzioni, fu deciso nel 2002, dopo venti anni circa, di costituire un fantomatico Parco Naturale di PALUDI, zanzare, ratti, bisce, serpenti e BOSCHI del Rauccio, scorporando principalmente, e ovviamente, sia il Villaggio dei Gelsi, che i quartieri marini di Torre Chianca, Spiaggia Bella e Torre Rinalda. Negli ultimi anni, con un colpo di mano dell’Amministrazione, forse per sfruttare al meglio finanziamenti e ingigantire il potere di un’attività ambientalistica su dei quartieri abitati, fu presentato un Piano COSTE, e incorporati tre quartieri marini nel Parco denominato BOSCHI E PALUDI, per meglio ottenere dei finanziamenti della Comunità, tralasciando il Villaggio dei Gelsi di scarso importanza, perché forse non dà lustro al potere. Qualcuno continua a chiedersi, che rapporto esista fra i BOSCHI E LE PALUDI CON LE COSTE il MARE e I QUARTIERI. Inglobare i quartieri, e opprimere e calpestare i DIRITTI DEI CITTADINI è ormai operazione quotidiana. L’area è gestita secondo il principio di voler riportare l’area agli anni ’50, o giù di lì, per cui non vengono ormai attuati piani di derattizzazione, disinfestazione o semplici attività stradali che prima erano permesse perché non facenti parte del Parco naturalistico, oltre a non voler intervenire per contrastare l’erosione marina. Le zanzare la fanno da padroni, i topi pranzano con i villeggianti e le serpi trascorrono le vacanze con i prigionieri del parco, inoltre alcune abitazioni costiere fanno da diga al mare senza alcun preventivo intervento pubblico. L’erosione marina ha raggiunto livelli preoccupanti per tutti, meno che per l’Amministrazione che inizialmente si era adoperata, e fino al 2002, per la realizzazione dei pennelli di Torre Chianca. L’erosione mette in difficoltà le strutture, interventi pubblici sembra non siano graditi e ai privati è vietato intervenire, in attesa di dichiarare un dissesto idrogeologico di fatto, che è una logica conseguenza dell’assenza ormai di una qualsiasi gestione amministrativa locale. Ma per questo abbandono non sarà perseguita l’Amministrazione locale da parte dei privati per una cronica latitanza? Sicuramente saranno richiesti i danni. Meno di venti anni fa, era presente un litorale a Spiaggia Bella profondo dai 40 ai 50 metri, che a causa dell’erosione marina, è stato cancellato del tutto, minacciando anche le abitazioni costiere che continuano, da sole a fare da argine all’avanzata del mare. Su questo aspetto sono disponibili anche foto e filmati dell’epoca già presentati al Sindaco della città di Lecce in un incontro di fine agosto. Casamicciola è l’emblema del mancato intervento delle amministrazioni nel mettere in sicurezza l’ambiente e scaricare sui privati un dissesto idrogeologico causato dall’abbandono di aree in cui si sarebbe dovuto intervenire. Per sbarazzarsi di qualsiasi responsabilità le amministrazioni accusano i privati, come per alcune marine Leccesi, dove l’erosione sta distruggendo da quarant’anni di un patrimonio privato per i mancati interventi attuati. Questo è lo specchio di quanto si genera facendo amministrare quartieri e intere strutture abitate da esseri umani, che nulla hanno a che vedere con un PARCO NATURALE, da chi cura anche diligentemente i problemi dell’ambiente, ma che intendono solo ripristinare la natura di secoli prima. Altro messaggio, abbastanza strano, è creare con il Parco un polmone per Lecce, a 15 Km di distanza e con tre quartieri residenziali, per delle passeggiate a piedi o in bici, fra serpenti, ratti e zanzare. Una decina di anni è stata avviata la realizzazione di Investimenti pubblici senza alcuna volontà di completarli, e che lasciano molto perplessi gli abitanti in quanto è stato realizzato un impianto fognario senza mai attivarlo. Voce di popolo, narra che le strade sotto cui è stato realizzato l’impianto, non essendo state cedute al comune, risultano essere ancora private, per cui lo stesso non le può conferire all’acquedotto che le deve gestire. Stranamente però lo stesso Comune ha realizzate le opere su territorio di privati? Se ne accorgono solo ora? Figurarsi se verrà mai accettato da chi cura l’ambiente. Altra voce di corridoio è riferita alle costruzioni realizzate negli anni 70 che non avrebbero destinato delle aree per la realizzazione di infrastrutture dei quartieri, gli stessi che poi, oggi, vogliono distruggere. Ma questa contestazione verrà fatta dopo 50 anni? Le accuse che le costruzioni avrebbero provocato un dissesto idrogeologico è quanto mai assurdo, in quanto, in quarant’anni non si è mai provveduto ad arginare la erosione marina del territorio, di cui principalmente sono responsabili le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 40 anni. Molto probabilmente “accusatio non petita accusatio manifesta”, le amministrazioni tentano di scaricare sulle abitazioni la perdita dai quaranta ai cinquanta metri di arenile scomparsi e che stanno mettendo a dura prova la stabilità delle abitazioni. Discorso diverso per i pennelli di Torre Chianca, dove interventi mirati della Amministrazione, hanno salvato invece, una parte della spiaggia dei leccesi. Quando fu costituito il Parco, le abitazioni e gli abitanti c’erano già, ma sono esseri umani e strutture non gradite e da distruggere, per cui, si pensa e si spera che prima o poi si stancheranno ed andranno via con le buone o con la malaria o qualche altra infezione. Magari iniziando a inculcare nella collettività il dubbio che il dissesto sia opera dei privati e non pubblica. Forse bisognerà ricorrere altrove per far rispettare i diritti dei cittadini contro l’abbandono e una non gestione del territorio da parte dei responsabili dell’amministrazione pubblica che, non hanno a cuore la salute, il territorio e il valore del patrimonio dei privati, la cui somma rappresenta il valore dello stesso Stato. Gli ambientalisti governino la natura e lascino i quartieri cittadini, abitati da persone, e non dalla flora e dalla fauna, alla gestione tecnica delle amministrazioni comunali. Le foto mostrano i quartieri marini attualmente inclusi in un territorio gestito nell’ambito di un Parco Naturale. Luigi