Abusi nel bagno di una discoteca, l'accusatrice non chiarisce i dubbi: disposta l'archiviazione
Troppe le incertezze e le lacune nella versione della persona offesa, una giovane turista, emerse durante le indagini preliminari a carico dei due indagati per l'episodio avvenuto il 10 luglio del 2022 a Gallipoli
GALLIPOLI - Erano finiti in carcere il 10 luglio del 2022 con l’accusa di aver abusato di una turista belga di 20 anni, nel bagno di una discoteca a Gallipoli, ma l’inchiesta nei riguardi di un capotreno 28enne, nato a Massa di Somma, e di un 21enne, originario di Empoli, residenti a Firenze, si è chiusa con un’archiviazione.
A disporla nei giorni scorsi è stata la giudice del tribunale di Lecce Anna Paola Capano, su istanza della stessa sostituta procuratrice Maria Grazia Anastasia che aveva indagato sulla vicenda: troppi i dubbi e le lacune nel narrato della presunta vittima e che questa non avrebbe inteso chiarire. Ma andiamo per ordine.
Nell’ordinanza si parte dai motivi che avevano spinto il tribunale del Riesame a revocare i domiciliari (concessi dopo l’interrogatorio dalla gip Alessandra Sermarini), un mese dopo i fatti, restituendo così la libertà agli indagati, essendo emersi elementi contraddittori e non plausibili nella versione resa dalla ragazza, anche sulla scorta di puntuali indagini difensive, condotte dagli avvocati Luca Puce, Michele Laforgia e Pierpaolo Pantanelli (con il supporto dei colleghi Marco Buccarella e Davide Micaletto).
In particolare, l’assenza di riscontri obiettivi rispetto al racconto della 20enne nella documentazione sanitaria acquisita (rispetto alla specifica dinamica degli eventi descritta dalla stessa e alla luce dei chiarimenti tecnici offerti nella consulenza medica svolta dalle difese) e l’analisi dei luoghi condotta sempre dalla difesa, avevano evidenziato criticità rispetto a quanto era emerso in prima battuta, a seguito dell’ascolto della malcapitata (che era in stato di choc e non parlava la lingua italiana) e dagli amici che erano sul posto con lei.
Insomma, proprio per sciogliere i dubbi, la pm aveva chiesto un contradditorio tra le parti in sede di incidente probatorio, ma “nonostante la laboriosa attività di ricerca della persona offesa (raggiunta dalla notifica a mani proprie della convocazione quale teste solo da ultimo e a seguito di indagini con il servizio di cooperazione internazionale di polizia divisione Si.Re.Ne. e successiva rogatoria internazionale mediante Eurojust), questa non si è presentata in tribunale nella data della sua convocazione, senza far pervenire alcuna giustifica o richiesta di differimento e senza costituirsi nel procedimento, impedendo radicalmente ogni possibilità di colmare lacune ricostruttive ovvero fugare i dubbi in ordine alla possibilità che il rapporto fosse stato in realtà consenziente”.
Così, la giudice ha motivato il decreto di archiviazione, scrivendo il finale di questa storia.