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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Sogliano Cavour

Operazione “Contatto”: 22 anni ad Antonio Coluccia, 4 anni e 8 mesi per l’ex vicesindaco

L'inchiesta della Dda verteva sui molteplici interessi del clan della Scu di Noha e su pressioni in cambio di favori verso amministratori pubblici dell'epoca di Sogliano Cavour, per cui è arrivata la condanna nei confronti di Luciano Biagio Magnolo

LECCE – Ventidue anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici per Antonio Coluccia, detto “Bullo”, 65enne di Noha (frazione di Galatina), ritenuto fra i nomi di spicco dell’omonimo clan della Scu dominante nelle aree limitrofe, e poi quattro anni e otto mesi, più interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, per Luciano Biagio Magnolo, 44enne di Sogliano Cavour, all’epoca dei fatti vicesindaco e assessore ai Servizi sociali del comune in cui risiede.

Quelle che li riguardavano erano senz’altro le sentenze più attese nel processo scaturito dalla nota operazione “Contatto”. Nel caso dell’ex vicesindaco, va detto che la richiesta dell’accusa era stata di ben dieci anni di reclusione, ma oggi è stato assolto dal reato di corruzione con la formula “perché il fatto non sussiste”, mentre è rimasto in piedi il concorso esterno in associazione mafiosa. Gli avvocati difensori, Michele e Giuseppe Bonsegna, attenderanno le motivazioni, che saranno depositate entro novanta giorni, per poi fare ricorso in appello, fiduciosi di poter arrivare a un’assoluzione piena nel secondo grado di giudizio.

Coluccia e Magnolo erano stati fra coloro che non avevano scelto riti alternativi. La maggior parte delle posizioni, infatti, è già stata valutata in abbreviato (e nel dicembre del 2020 vi è stato anche l’appello). Pochi altri sono andati a dibattimento in ordinario, davanti alla giuria presieduta dal giudice Fabrizio Malagnino, e fra questi c’è Andrea Giannuzzo, 34enne di Cutrofiano, condannato a un anno e nove mese, più 800 euro di multa, con pena detentiva sospesa, per una rapina; nel suo caso, è arrivata l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” per una serie di altre contestazioni dello stesso tenore e, in un altro caso, è intervenuta la prescrizione.  

A Tamara De Simone, 47enne di Sogliano Cavour, è stata invece inflitta una pena di dieci anni e sei mesi di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici. Disposto, infine, il non doversi procedere per difetto di querela nei confronti di Sonia Murinu, 47enne di Sogliano Cavour, Antonio Rosario Nucida, 32enne di Corigliano d’Otranto e Rocco Stampete, 65enne di Corigliano d’Otranto.

Oltre ai già citati avvocati Bonsegna, facevano parte del collegio difensivo anche Ladislao Massari, Luigi Greco, Michelangelo Gorgoni, Enrico Chirivì, Donato Sabetta e David Alemanno.

L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e materialmente avviata dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Maglie, nell’ambito della quale era stati cinquantanove gli indagati originari, fu condotta nell’arco di tre anni, nel periodo tra il febbraio del 2013 e il giugno 2016.

Al vertice del sodalizio vi sarebbe stato Michele Coluccia, 63enne di Noha. L’organizzazione sarebbe stata strutturata secondo uno schema verticistico. L’attività prevalente sarebbe stata quella del traffico di sostanze stupefacenti, seguita da casi di estorsione e altri reati. I proventi delle attività sarebbero stati, almeno in parte, usati anche per il sostentamento dei sodali detenuti, secondo una modalità diffusa in vari clan criminali. Una delle accuse principali, riguardava anche i tentativi di influenzare e talvolta corrompere amministratori pubblici, per ottenere agevolazioni economiche a favore degli affiliati.

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