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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Taurisano

Vent'anni in carcere, poi un nuovo arresto per estorsione: 51enne chiede di patteggiare 5 anni

Lucio Stefano Cera, di Taurisano, proverà a concordare la pena, così come farà il cugino Andrea, per la vicenda avvenuta in un cantiere sulla Presicce Acquarica-Lido Marini, il 16 novembre del 2022

PRESICCE/ACQUARICA - Proveranno a chiudere il loro conto con la giustizia i due cugini arrestati il 16  novembre del 2022, quando caddero nella trappola organizzata dagli agenti della squadra mobile di Lecce che si presentarono in un cantiere stradale sulla Presicce Acquarica-Lido Marini, al momento della consegna di 11mila euro. Questa la somma che il titolare avrebbe dovuto consegnare per riprendersi una macchina operatrice dal valore di 56mila euro che gli era stata sottratta.
In particolare, il prossimo 23 giugno, Lucio Stefano Cera, 51enne di Taurisano, nome di spicco della Sacra corona unita, proverà a patteggiare col giudice Angelo Zizzari, cinque anni di reclusione (ne ha già trascorsi venti in carcere per vecchi procedimenti), per i reati di estorsione (con l’esclusione dell’aggravante mafiosa che gli veniva contestata all’inizio dell’inchiesta), spaccio (poiché al momento dell’arresto fu trovato in possesso di 23,57 grammi di cocaina) e resistenza a pubblico ufficiale.
Solo di quest’ultimo reato risponde il cugino Andrea, di 42 anni, anch’egli di Taurisano, che proverà a concordare la pena di dieci mesi e 20 giorni.
Le richieste sono state presentate dagli avvocati David Alemanno e Giuseppe Presicce, dopo la notifica del decreto di giudizio immediato, con il quale era stato fissato l’inizio del processo ordinario.
Tutto ebbe inizio quando sul cantiere si presentarono due giovani mandati, secondo l’accusa, da Lucio Cera, e uno di questi si rivolse così all’imprenditore, titolare dell’appalto: “Stati a postu cu li scavi?” (siete a posto con gli scavi?, ndr). La visita sarebbe stata solo l’incipit di successive richieste estorsive: denaro in cambio di “protezione” dei macchinari. Tant’è che il malcapitato, in accordo con lo stesso Cera, gli avrebbe consegnato 2mila euro. Nonostante questo però, si verificò il furto di un veicolo, seguito dalla richiesta di 11mila euro, come somma necessaria per riottenerlo. 

Al momento della riscossione, come anticipato, spuntarono gli agenti, ma Andrea Cera al volante di una Fiat Multipla, esortato dal cugino, provò a darsi alla fuga. Il tentativo però fallì, perché le uscite erano state sbarrate da altre auto della polizia.  
Dopo l’arresto, durante l’interrogatorio, i due provarono a difendersi, ma la loro versione non fu ritenuta credibile dalla gip Giulia Proto (qui, i dettagli). 
 

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