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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Squinzano

Retroscena sul sequestro di 12 chili e mezzo di eroina: il convolgimento di Luigi Guadadiello

Nell'ordinanza eseguita oggi dagli agenti della squadra mobile di Brindisi spunta il nome del 42enne di Squinzano in merito a un episodio, avvenuto due anni prima del suo omicidio, legato al rifornimento di un ingente quantitativo di droga

SQUINZANO - “Appariva chiaro il coinvolgimento di Luigi Guadadiello nel traffico di stupefacente riferibile al gruppo di Salvatore Perrone”: è quanto riferisce il gip Sergio Tosi nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina nell’ambito dell’inchiesta sul sodalizio che avrebbe fatto affari con la droga a Trepuzzi, Squinzano e San Pietro Vernotico (qui, i dettagli).

Il riferimento al 42enne assassinato a colpi d’arma da fuoco da un commando composto da almeno quattro persone nei pressi della sua abitazione a Squinzano, lo scorso 13 giugno, è riportato nell’episodio legato al rifornimento di 12,6 chilogrammi di eroina avvenuto due anni prima della sua morte.

Attraverso le intercettazioni disposte durante le indagini, il 5 luglio del 2021, due volanti della polizia si appostarono nella zona della marina di Pisticci, in provincia di Matera, in attesa di bloccare le vetture incaricate del trasporto provenienti da Policoro. E così fu. Sulla strada del ritorno, fu intimato l’alt a una Opel Corsa, condotta da Carlo Coviello, con funzione di staffetta, e a una Bmw, guidata da Marco Palma, 30 enne di Squinzano, con a bordo lo stupefacente. Quest’ultimo finse di rallentare, poi ingranò la marcia dandosi a una spericolata fuga e dopo aver imboccato la statale 613, in direzione di Lecce, svoltò per Tuturano facendo perdere le proprie tracce, salvo poi consegnarsi alle forze dell’ordine (come riportato in un articolo su Brindisireport.it). Secondo le indagini, a fornire il mezzo a Palma che fu poi rinvenuto nelle campagne, insieme ai 24 panetti di eroina, sarebbe stato proprio Guadadiello.

Subito dopo il controllo di polizia, Coviello si rimise in viaggio, contattando sia Salvatore Perrone, ritenuto a capo del sodalizio (già condannato con sentenza irrevocabile per associazione di tipo mafioso come partecipe al clan di Salvatore Caramuscio, quale referente della Sacra Corona Unita a Trepuzzi) che Guadadiello, intimando con tono agitato di liberarsi dei cellulari. Questi, preoccupato di poter essere intercettato e collegato agli altri, avrebbe chiuso la telefonata dicendo che poi avrebbe mandato da lui uno dei suoi uomini per sapere in modo più approfondito come fossero andate le cose: “Va bene dai poi ti mando qualcuno così gli spieghi meglio... sto chiudendo…”.

Nei successivi colloqui, emergerebbe inoltre come Coviello avesse sollecitato Guadadiello affinché venisse rimosso qualsiasi elemento “compromettente” dall’abitazione di Palma.

Secondo il gip, l’episodio non fu occasionale, ma piuttosto riconducibile a un programma criminoso a cui Perrone, Guadadiello e Coviello avrebbero partecipato secondo un collaudato modus agendi che vedeva ciascuno consapevole del reciproco contributo.

Il nome di Guadadiello è contenuto anche in un’altra recente inchiesta, denominata “Wolf”, a riprova di come lo stesso avesse peso negli ambienti criminali e che quindi il suo omicidio, non fosse altro per le modalità con cui è avvenuto, possa essere maturato in contesti mafiosi.

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