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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Semeraro e Quarta condannati e multati. Per i tifosi 400 euro a testa: sentenza storica

Il giudice Valeria Spagnoletti ha letto la sentenza poco dopo le 19: un anno e sei mesi per l'allora presidente del Lecce e per l'imprenditore, accusati con Marcello di Lorenzo di frode sportiva per la presunta combine del derby del 15 maggio del 2011

BARI - Un anno e sei mesi - pena sospesa - per l'ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, e per l'imprenditore Carlo Quarta, multa di 10mila euro e risarcimento di 400 euro per ciascuno dei 150 tifosi salentini e per i circa 80 supporter del Bari rappresentati in giudizio. Non solo: daspo giudiziario di 6 mesi per entrambi, 5mila euro di provvisionale alle Figc e mille euro a Federconsumatori più le spese legali. E' questo il bilancio della sentenza letta poco dopo le 19 dal giudice Valeria Spagnoletti del Tribunale di Bari. Marcello Di Lorenzo, il terzo indagato, è stato condannato a 9 mesi e 5mila euro di multa.

Gli imputati erano accusati di frode sportiva con riferimento alla presunta combine del 15 maggio 2011 per la quale il Lecce è stato retrocesso d'ufficio dalla B alla Lega Pro nell'estate del 2012. La giustizia sportiva, infatti, è stata implacabile nei confronti del club che poco prima del verdetto era stato rilevato dalla famiglia Tesoro. Proprio il giorno successivo alla sospirata vittoria del Lecce per 2 a 0 nel match contro i cugini che valse la permanenza nella massima serie, il patron, Giovanni Semeraro, convocò una conferenza stampa nella quale comunicò la decisione di passare la mano. Un annuncio che colse tutto l'ambiente in contropiede e che portò il club ad una sorta di gestione controllata affidata ad un amministratore delegato per i mesi a venire. 

La sentenza di oggi è destinata a restare nella storia della città e della giurisprudenza. Il 12 novembre l'accusa aveva chiesto la condanna a due anni (il massimo previsto) dopo le arringhe degli avvocati di parte civile Giuseppe Milli e Francesco Calabro del Foro di Lecce, legali di circa la metà dei tifosi leccesi. Calabro, raggiunto telefonicamente dalla redazione, ha così commentato il verdetto: "È una sentenza storica perché stabilisce finalmente il principio per cui la frode sportiva ha un costo. Esiste cioè un interesse qualificato dei tifosi che è degno di risarcimento. E' stata inoltre accertata una volta per tutte che c’è stata Aula-4-9un’offerta per modificare l'esito della partita e che il fatto che questa sia stata alterata o meno non ha alcuna valenza dal punto di vista dell’ordinamento penale così come non lo ha avuto per quello sportivo”.

Un ruolo centrale nella vicenda che si è conclusa oggi, almeno per quanto riguarda il primo grado di giudizio, lo hanno avuto Andrea Masiello, ex capitano del Bari, e l’incontro avuto in un hotel leccese il 22 agosto di quell’anno nel quale un avvocato avrebbe consegnato all’ex calciatore e agli amici Gianni Carella e Fabio Giacobbe una valigia con il denaro pattuito. Nel corso di un'udienza nell'aprile scorso, proprio Giacobbe ha confermato le circostanze riferite dagli altri due, condannati per associazione a delinquere perché sono stati loro contestati altre tre episodi analoghi (Palermo-Bari; Bologna-Bari; Bari - Sampdoria). Masiello ha patteggiato la pena ad un anno e 10 mesi, Carella invece ad un anno a e 5 mesi. 

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