rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Il blitz

Vendute e costrette con la violenza a prostituirsi: scattano 22 arresti

Sgominata nella notte un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento di giovani donne, giunte in Italia con la promessa di una vita migliore. La sede logistica era un'abitazione a Lecce. Inquietanti retroscena nelle carte dell’inchiesta

LECCE - C’è una bambina di quattro anni che serve un piattino con la cocaina su un tavolo, attorno al quale sono seduti due uomini a petto nudo e delle donne, una delle quali sarà prima picchiata e poi costretta da uno di questi a compiere atti sessuali: non sono sequenze di un film, ma i fotogrammi estrapolati dalle telecamere posizionate dagli investigatori in un’abitazione in via Serafino Elmi, a Lecce, nell’ambito dell’inchiesta su un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento della prostituzione e alla riduzione e al mantenimento in schiavitù e alla tratta.

Sono in tutto 30 gli indagati, 22 dei quali sono finiti nel blitz eseguito nella notte dagli agenti della squadra mobile della questura di Lecce, coordinata dal servizio centrale operativo e Fast Italia, con l’ausilio del reparto prevenzione crimine e reparto Volo di Bari, all’interno di una complessa operazione congiunta tra Italia e Bulgaria, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice del tribunale di Lecce Antonio Gatto prima del suo trasferimento, e di cui ha gestito le fasi successive il collega Alcide Maritati.

Gli arrestati

Per 21 arrestati è stato disposto il carcere: Yanchev Anto Antov, 53 anni, detto “zio”, il figlio, Yanchev Yanek  Antov, 30, e la nuora Mitkova Milena Yancheva, 28; Todoro Stefcho Avramov, 60; Panayotova Tsvetana Ristova, 50; Boyanov Kiril Kirchev, 49; Milenov Plamen Petrov, 21; Milenov Stefan Petrov, 24; Mitkova Trifonka Trifonova,22; Danchov Ivan Tsekov, 36; Mariyanov Marchelo Chakarov, 30; Kiril Aleksandrov, 26 anni; Linchko Samuilov, 24; Fidanova Kirilka Ivanova, 35; Aleksander Borisov, 39; Danailov Ivan Georgiev, 34; Andrianov Galin Iliev, 35; Rosistsova Petya Naydenova, 30; Kamenov Pepi Milchev, 32; Zahariev Ventsislav Naydenov, 29 anni. Tutti originari della Bulgaria; Gennaro Hajdari, 40, di Palermo ma residente nel campo Panareo a Lecce.

I domiciliari sono stati invece disposti per Luigi Ferrari, 51enne, residente a Porto Cesareo, già in carcere per altra causa.

IL VIDEO

Dovranno rispondere dei reati di associazione per delinquere, di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, alterazione di stato, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, minaccia e calunnia, con l’aggravante della transnazionalità, per fatti che si sarebbero verificati dal 2021 a oggi tra il Salento e la Bulgaria.

Fondamentali a chiudere il cerchio sono stati i servizi di osservazione lungo la complanare della statale 101 Gallipoli-Lecce, nel comune di Sannicola, le intercettazioni ambientali e telefoniche e le video riprese disposti durante le indagini coordinate dalla sostituta della Dda Giovanna Cannarile e dalle colleghe della Procura ordinaria Erika Masetti e Rosaria Petrolo, oltre ad un fitto scambio di informazioni con l’autorità giudiziaria bulgara.

Giovani donne vendute e trattate come schiave

Stando alle accuse messe nero su bianco in 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare, un bulgaro (non ancora identificato) avrebbe reclutato giovani connazionali paventando loro un posto di lavoro in Italia, mentre in realtà le avrebbe vendute per poche migliaia, talvolta poche centinaia, di euro all’associazione.

Giunte a Lecce, infatti, le malcapitate sarebbero state costrette a prostituirsi, chi per strada (per esempio, nella periferia del capoluogo, sulla 101 in località Santa Teresa a Sannicola e allo svincolo per via delle Industrie, a Trepuzzi, nello scalo ferroviario di Surbo, sulla ss 274 al km 6 allo svincolo “Torre Mozza – Lido Marini”), anche al freddo e nei giorni di festa, chi nell’appartamento in via Elmi. Guai a opporsi: le minacce verbali sarebbero state condite con pugni, schiaffi e anche con colpi di mazza da baseball.

Secondo le indagini, inoltre, gli incassi sarebbero stati poi trasferiti in Bulgaria per essere riciclati.

L’abitazione: base logistica dell’organizzazione

L’abitazione sarebbe stata il domicilio fiscale e il luogo di esercizio della ditta individuale “Antov Anto Yanchev” impegnata nel commercio di autovetture e autoveicoli leggeri. Se di questa attività non sono stati trovati riscontri, lo stesso non può dirsi per l’attività di meretricio. Nelle carte dell’inchiesta, infatti, la dimora è indicata come base logistica dell’organizzazione criminale, funzionale sia ad accogliere le prostitute giunte dalla Bulgaria che a ospitare i clienti procacciati attraverso annunci sul web.  

Nelle prossime ore, gli arrestati si presenteranno davanti al gip Maritati per l’interrogatorio di garanzia.A difenderli, tra gli altri, ci penseranno gli avvocati: Raffaele Benfatto, Cosimo D'Agostino, Benedetto Scippa, Antonio Savoia, Luigi Corvaglia.

LeccePrima è anche su Whatsapp. Seguici sul nostro canale.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Vendute e costrette con la violenza a prostituirsi: scattano 22 arresti

LeccePrima è in caricamento