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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Zollino

Io, vittima di stalking, ho vinto 3 a 0. E alle donne dico: denunciate

Potevo solo soccombere o reagire: io ho deciso di non arrendermi, di lottare, di dare un volto al mio stalker, per cercare di comprendere, per capire da cosa difendermi

Dopo nove difficilissimi anni di battaglia (gravissime perdite e danni irreversibili di svariata natura), finalmente si è chiuso l’ultimo grado di giudizio del processo penale. Porto a casa con immenso orgoglio, emozione e soddisfazione anche il giudizio positivo emesso dalla Corte Suprema di Cassazione di Roma in data 13 marzo 2024.

Ho sempre combattuto coraggiosamente superando gli ostacoli sul campo a testa alta e con la schiena dritta.

Mi sono guadagnata con immensi sacrifici, dolore e sofferenze, il titolo di “donna combattente” e seppure tanto lunga e dura da percorrere, ho scelto la strada della legge come unica via per avere giustizia. Una via tempestosa, irta di molteplici avversità che mi hanno fatto diventare una persona diversa, una donna che ha fatto tesoro dalle avversità della vita e che ha imparato a riconoscere e smascherare le malvagità umane, nel mio caso di chi ha usato falsi account Facebook e chat Messenger per porre in essere azioni ed altri atti persecutori, al fine di ingenerare ansia e angoscia.

Paura di camminare, di uscire di casa, di non sapere da cosa e da chi difendermi. Un “chi” che descriveva con perizia di particolari, abitudini, ora e luoghi di frequentazione, vestiti indossati... un “chi?” che mi conosceva, che mi stava con il fiato sul collo.

Potevo solo soccombere o reagire: io ho deciso di non arrendermi, di lottare, di dare un volto al mio stalker, per cercare di comprendere, per capire da cosa difendermi. Volevo uscire dal buio, dalla paura e ho agito di conseguenza.

Ho dovuto affrontare mille difficoltà, evitare di cedere allo sconforto, impormi di non arrendermi mai, cercare di curare le ferite fisiche, psicologiche, morali e dell’anima che niente e nessuno potrà mai cancellare.

Oggi, sono orgogliosa della mia determinazione e, perché no, del mio coraggio che mi hanno permesso di raggiungere questo importante obiettivo: giustizia. Sì, giustizia è fatta.

Con onore, dignità ed onestà, senza compromessi.

Il mio stalker era il mio collega di lavoro di un’azienda del mio paese, presso cui ho ricoperto il ruolo di segreteria d’azienda per ben tredici anni. Io licenziata, lui ancora dipendente. 

Sento di dover ringraziare la magistratura leccese e gli ermellini della Corte Suprema di Cassazione di Roma, la polizia postale di Lecce, i miei consulenti medico-legale e informatico, l’avvocato Amilcare Tana che ha abbracciato la mia battaglia con serietà, sensibilità e professionalità, rispettando sempre la mia volontà, lasciandomi la libertà di scegliere senza condizionamenti od opposizioni.

La strada percorsa è stata durissima e sempre in salita ma io non ho mai mollato ed oggi, con la sentenza favorevole anche del terzo grado di giudizio, per me è un giorno bellissimo: è il riconoscimento, la consacrazione della giustizia.

Dedico questa ulteriore grandissima vittoria a me stessa, alla mia famiglia che con me ha sofferto; alle mie tre donne ancore di salvezza: mia madre, mia sorella, il sostituto commissario capo della Polizia di Stato Lucia Barbetta; alle donne vittime di femminicidio, a quante subiscono violenze. 

Concludo con due importanti appelli. Il primo: denunciamo sempre, chiediamo aiuto, combattiamo senza arrenderci, perché ogni donna che reagisce alle violenze e combatte, può sconfiggere il male.

Il secondo. La politica italiana dovrebbe impegnarsi sempre di più per contrastare con tutti i mezzi possibili il fenomeno delle violenze di genere e riconoscere attraverso leggi più adeguate, iter giudiziari celeri ed efficaci, certezza della pena, maggiori tutele alle donne che hanno subito violenze di qualsiasi tipo e ragione; reinserimento sociale con particolare attenzione a quello del lavoro, l’unico che conferisce dignità alla persona, affinché si possano celebrare più donne serene e meno funerali.

Dal canto mio, mi batterò sempre, con tutte le mie forze e risorse, contro ogni forma di violenza, pregiudizi e comportamenti discriminatori, perché nessuno debba avere il diritto o il potere di offendere la dignità di una persona con la propria miseria, ignoranza e malvagità, sia nel mondo reale, sia in quello virtuale dei social network. Ogni azione e comportamento identifica il vero valore di ogni essere umano.

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