Il racconto dell'isola sconosciuta
Un’incantevole favola d’amore, magistralmente sospesa tra realtà e sogno. “Sogno o son desto” pare essere il leitmotiv della fiaba moderna “Il racconto dell’Isola Sconosciuta” del Nobel(1998) Josè Saramago.
I protagonisti sono l’uomo, che cerca l’isola sconosciuta e la donna delle pulizie, che apre e chiude la porta delle “petizioni” del palazzo del re e che, istintivamente, decide di seguire l’uomo in questa avventura, uscendo dalla porta delle decisioni.
Il re, che occupa il suo tempo davanti alla porta degli “ossequi”, considera con distrazione tutti coloro che lo reclamano alla porta delle petizioni e solo dopo tre giorni di attesa ininterrotta, accoglie la richiesta dell’uomo e gli concede una barca, che gli consentirà di andare alla ricerca dell’isola sconosciuta.
L’uomo, senza volerlo, trova dietro di sé la donna delle pulizie, che proprio come il destino gli tocca la spalla, senza che se ne renda conto.
Da qui ha inizio il viaggio dell’autoconoscenza.
Il linguaggio è simbolico più che metaforico e viene riportato in un testo breve e veloce nella lettura, pare quasi che l’autore voglia raccontare tutto d’un fiato, un accadimento che si dipana tra l’onirico e il reale.
I simboli principali sono il viaggio, già metafora della vita e della conoscenza di sé, che rappresenta il rischio della perdita, ma anche la possibilità di conquista, la speranza di ritorno, ma anche l’abbandono angoscioso.
La donna delle pulizie rappresenta il compagno di viaggio e la barca è lei stessa l’isola, cioè noi stessi.
Le varie difficoltà, come il sopraggiungere della notte o i gabbiani, rappresentano quei riti di purificazione attraverso i quali è necessario passare, per giungere all’evoluzione del proprio io.
Il viaggio dunque, non è un semplice spostamento nello spazio, ma desiderio di ricerca, di cambiamento, teso al raggiungimento della felicità...ma non esiste felicità se non nella conquista dell’immagine vera di sé.
La meta del viaggio consiste nel rimuovere la maschera che ci siamo creati per sopravvivere e finalmente emergere nel mondo e giungere a comprendere il significato profondo delle relazioni.
“Caelum non animum mutant,qui trans mare currunt”.
Coloro che solcano il mare cambiano il cielo non il loro animo, riporta Orazio (Epistulae I 11,27), ciò a significare che l’uomo non può sfuggire a se stesso ed è inutile cambiare luogo per superare dolori e delusioni, senza cambiare prima l’animo, che sempre ci accompagna.
Maria Pinca
Sipario ore 21.30
Ingresso e 8,00 con mascherina.
Coordinamento Pasquale De Santis