A Koreja torna il Premio Ubu Martinelli con il “Purgatorio dei poeti”
LECCE - Sabato 12 novembre (doppia replica alle ore 18 e ore 20.45) si conclude con un’azione corale, la “chiamata dantesca” del Premio UBU Marco Martinelli, regista e fondatore del Teatro delle Albe di Ravenna. Purgatorio dei poeti è un percorso teatrale nella contemporaneità, che parte dal viaggio poetico di Dante e vi mescola frammenti lirici di Emily Dickinson, Vladimir Majakovskij, Walt Withman e altri poeti della costellazione del Purgatorio dei poeti.
La restituzione pubblica avviene al termine di un laboratorio gratuito a cui hanno partecipato 50 cittadini di tutte le età: un importante ed eterogeneo “coro” composto da attori e addetti ai lavori, studenti universitari, curiosi e cittadini che, sotto la direzione del regista, presentano alcuni momenti drammatici corali ispirati ai temi evocati dagli incontri di Dante con i poeti del Purgatorio; ma più ancora intorno all’attualità che quegli incontri ci restituiscono: dalla violenza sulle donne, nell’episodio di Pia de’ Tolomei, alle storture politiche cui Dante già allora si ribellava.
Come per Dante, l’incontro con la poesia, intesa come ricerca sincera e condivisa di parole nuove, è ciò che guida il viaggiatore alla scalata della Montagna del Purgatorio fuor di metafora al riscatto e alla pietà.
“L’universalità del racconto dantesco parla a tutti e in ogni latitudine – sottolinea Marco Martinelli -: tutti sappiamo, per esperienza, cosa sia il sentirsi smarriti nella ‘selva’, nelle sabbie mobili della nostra angoscia, sul punto di affogare, quando un sapore di morte ci fa acide le labbra. Fin qui, è l’esperienza di tutti e Dante ci prende per mano e ci sussurra anch’io pellegrino, anch’io esule, anch’io smarrito lungo la via, come voi. Accantoniamo quindi la retorica del Sommo Poeta, il Padre della Lingua e della Letteratura italiana, accantoniamo il Monumento che intimidisce: Dante è tutto questo, certo, e la Commedia è Divina perché è un romanzo immenso, è cinema, psicanalisi, speleologia, teatro, alchimia di canto e arte che stordisce: ma, prima, Dante è l’uomo che si svela, che ci confessa ‘mi ritrovai’, è il fratello, il ferito a morte che indica il fragile cammino della ‘nostra vita’, la vita di tutti”.
“Ma proprio lì, in quella tenebra – sostiene -, lì dove il sipario sembra calare per sempre, proprio lì è possibile trovare la forza per il salto, lì c’è l’Imprevedibile, il Bene, sussurra il poeta al nostro orecchio ‘il ben ch’io vi trovai’, da lì potremo intraprendere il viaggio che ci traghetterà dall’oscurità alla luce. Il Paradiso è già in quel primo passo fuori dalla tenebra”.