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Martedì, 30 Aprile 2024
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Operai della Lupiae in stato di agitazione: rivendicano i servizi affidati a ditte esterne

Circa trenta addetti al verde e alla manutenzione si sono dati appuntamento a Palazzo Carafa per incontrare il sindaco Carlo Salvemini e per contestare la scelta dell’amministrazione di assegnare a ditte esterne quei servizi che, tradizionalmente, sono eseguiti dagli operatori della società a totale partecipazione pubblica del Comune

LECCE – Dipendenti della Lupiae Servizi si presentano a Palazzo Carafa per un piccolo sit-in di protesta. Nella mattinata di oggi, infatti, una trentina di operai addetti alla cura del verde pubblico e alla manutenzione, si sono dati appuntamento nel centro di Lecce per incontrare il sindaco Carlo Salvemini. Ma soprattutto per contestare la scelta dell’amministrazione di assegnare a ditte esterne quei servizi che, tradizionalmente, sono eseguiti dagli operatori della società a totale partecipazione pubblica del Comune leccese.

Potatura, cura del verde e manutenzione degli edifici comunali, in primis, come avvenuto per il recente abbattimento degli alberi a San Lazzaro, o per la riparazione della recinzione del parco Coni. Compiti che, a detta dei dipendenti accompagnati da Confintesa, sarebbero stati affidati ad altre società tramite bandi di gara o con assegnazioni dirette. Gli operai si sono detti preoccupati per le sorti aziendali, soprattutto alla luce di servizi affidati a terzi che, a lungo andare, infiacchirebbero i conti della Lupiae.

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“Abbiamo fatto tanti sacrifici e ci stiamo impegnando molto per cercare di riportare la società fuori da un concordato fallimentare che, ricordiamo a tutti, è ancora in essere. Esigiamo quindi, a fronte dei continui sacrifici che ci vengono richiesti ormai da anni, che i lavori ci vengano affidati così come dovrebbe essere, con premura e regolarità”, dichiarano i lavoratori. Questi ultimi hanno inoltre ricordato la scadenza dei contratti di lavoro che, da dicembre scorso, sarebbero dovuti ritornare tutti a 40 ore settimanali: “Solo un senso di responsabilità e attaccamento all’azienda ci ha portato a desistere a questo passaggio, per evitare di gravare sulle scarse economie della società”, concludono.

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