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Di Maio rende pubblici i conti: "Buccarella non avrebbe donato 137mila euro"

Il candidato premier del M5S dopo le verifiche presso il ministero delle Finanze ha dichiarato che gli inadempienti sono da considerarsi fuori dal movimento

LECCE - "Parlamentari che non hanno mantenuto la parola" e che per questo "si autoescludono dal M5S". Così Luigi Di Maio, candidato premier dei pentastellati, ha cercato di mettere un punto alle polemiche divampate nel e contro il movimento da quando sono emerse le prime indiscrezioni sui mancati rimborsi al fondo per le micro imprese (e a quello per l'ammortamento dei titoli di Stato).

In ragione delle regole interne al partito deputati e senatori devono infatti devolvere mensilmente la metà della parte fissa del loro "stipendio", quindi più o meno 2mila euro, mentre per la quota corrispondente a tutte le altre voci (diaria, rimborsi, telefonate), circa 8mila euro secondo i calcoli più attendibili, sono tenuti a restituire tutto ciò che non spendono e che non giustificano.

Dopo le verifiche condotte incrociando i dati del movimento con quelli del ministero dell'Economia e delle Finanze, Di Maio ha elencato una lista di otto "inadempienti" tra i quali compare il leccese Maurizio Buccarella, eletto cinque anni addietro a Palazzo Madama e candidato per le imminenti elezioni. La mancata "restituzione", nel suo caso, ammonterebbe a 137mila euro: a differenza di quasi tutti gli altri nominati da Di Maio, il senatore leccese ha dato il suo assenso per l'accesso al proprio conto ai fini dei controlli.

E dire che Buccarella era seduto accanto al candidato premier solo venerdì scorso nell'appuntamento elettorale presso le Officine Cantelmo dove ha fatto la sua plateale incursione l'inviato della trasmissione Le Iene proprio per sollecitare ai presenti risposte su quanto era emerso nei giorni precedenti a partire dai casi di Cecconi e Martelli.

Di Maio ha spiegato che le verifiche sono state fatte tenendo presente un margine di errore del 2 per cento e che comunque i parlamentari finiti nell'occhio del ciclone potranno presentare le loro eventuali obiezioni ai probiviri del movimento. Ma di fatto sono stati già messi alla porta anche se soltanto una votazione da parte dei colleghi di aula può far decadere un deputato o senatore eletto. Nella "black list" non figura invece la senatrice Barbara Lezzi che era stata tirata in ballo come Buccarella: nel suo caso si è trattato di un solo bonifico per 3mila 500 euro, tornato indietro nel 2014 probabilmente per insufficiente disponibilità sul conto.

Il candidato premier ha tenuto a sottolineare che i parlamentari a cinque stelle hanno alimentato il fondo per il microcredito con oltre 23 milioni di euro e che da domani inizierà la "settimana dell'orgoglio" del movimento che rivendica, in virtù di quanto fatto, la propria diversità rispetto agli altri partiti politici. 

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