rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Trasferta delicata

Più psicologia che tecnica e tattica: “A Salerno una partita per gente vera”

Nella conferenza stampa della vigilia di una sfida molto importante, Gotti ha spiegato le priorità dei primi giorni in giallorosso. Dal punto di vista pratico ha cercato di dare alcune idee per migliorare gli aspetti più fragili del Lecce

LECCE – Molto lavoro sulla testa e alcune indicazioni precise sugli aspetti pratici: si possono sintetizzare così i primi giorni di lavoro di Luca Gotti nelle vesti di allenatore del Lecce.

Terminata la rifinitura al Via del Mare e prima della partenza alla volta di Salerno, il tecnico veneto ha spiegato il suo primo approccio: “I miei interventi sono stati diretti a ricercare quelle cose che avevo visto e che magari nell’ultimo periodo, per mille motivi, la squadra non riusciva a tirar fuori allo stesso modo”.

E ancora: “Ci sono ovviamente gli aspetti mentali, motivazionali, emotivi e in questo momento questi nodi sono molto importanti per un gruppo come il nostro, poi ci sono aspetti pratici, da campo, dove ho cercato di non fare un’insalata, di non stravolgere troppe cose perché alcune questa squadra le ha fatte bene e, secondo me, le sa fare. Ho cercato di mettere un paio di idee sulla pressione, sull’attitudine difensiva collettiva, sulla costruzione e ho messo l’accento sulle misure della squadra nelle varie fasi della partita”.

Il fattore mentale

A proposito di condizione psicologica della squadra, nella conferenza di presentazione di mercoledì, Gotti aveva parlato di una squadra “accesa” e oggi l’allenatore ha confermato quell’impressione delle prime ore: “Quando c’è un cambio di allenatore si riaccendono un po’ tutti, anche quelli che più o meno volontariamente si erano seduti per aver avuto meno spazio o per altri motivi che capitano in tutti i gruppi allargati. Questa squadra è già accesa di suo, ha tanta energia, tanto entusiasmo, con i giovani che vogliono fare bene, con i pro e i contro che questo comporta: c’è frenesia, ci sono errori. Tanto che ti viene di chiederti se per caso non hai fatto troppo, la squadra è viva”.

Gotti ha quindi cercato di risvegliare entusiasmi sopiti e di indicare il modo di correggere alcuni difetti, ma la gara di domani è una quelle dalle quali si esce bene solo se hai un approccio mentale adeguato: “Le partite come quella di domani – ha spiegato Gotti - sono per gente vera, sia dal punto di vista della persona, sia da quello del calciatore. Siamo tutti consapevoli di questo. Quel che sarà ce lo dirà il campo, quel che vorrei che fosse è vedere un Lecce che tira fuori quelle qualità che voi avete avuto l’occasione di vedere”.

Se questa è la premessa, è chiaro che tutte le energie del tecnico e dello staff si sono concentrate sul gruppo: “Della Salernitana mi sono occupato pochissimo in questi giorni, ho pensato solamente a noi. Nella scelta di una settimana cortissima e di tante cose da prendere in mano, quella dell’avversario è una questione che ho lasciato dietro le altre. È chiaro che la squadra avrà lo spartito con le caratteristiche della, ma non ci siamo andati a occupare del dettaglio come si fa sovente”.

Oudin e Pierotti, profili ancora irrisolti

Nella conferenza c’è stato anche spazio per un paio di incursioni su profili specifici, quelli di Oudin e Pierotti: “Non è facile in così poco tempo dare una risposta sensata – ha detto Gotti del francese -. Io ho studiato un po’ la storia del ragazzo, ha fatto a lungo l’esterno in Francia, accreditato di trasferimenti importanti e ho seguito questo percorso che lo ha portato più dentro il campo. Saranno il tempo e il campo a darmi la risposta”.

“Non vorrei passare per reticente, non lo sono storicamente. Anche di Pierotti ho visto la storia. In Argentina ha fatto l’esterno offensivo a la derecha, ma anche a la izquierda, oppure ha fatto l’attaccante e adesso un po’ la mezzala. Anche lui è alla ricerca di una consacrazione definitiva dentro il campo di calcio ma ho troppo pochi elementi per dare una risposta sensata”.

Del Lecce attuale Gotti, prima di catapultarsi nel Salento per prendere il posto che è stato di D’Aversa, conosceva solo Sansone e proprio per questo vissuto, ha detto, ha preferito confrontarsi con molti altri elementi della rosa: “Ho parlato con parecchi dei ragazzi, lui è l’ultimo con il quale devo parlare. Nella mia esperienza mi è capitato di arrivare in squadre con calciatori che avevo già avuto in passato, qui c’è solo Nicola che ho avuto nella Nazionale Under 17 e che ho poi ritrovato a Parma. C’è un pregresso tra di noi che mi consente degli impliciti. Sono ignorante rispetto al percorso che intanto ha fatto, non c’ero e non so tanti perché: è l’età che ti cambia le caratteristiche? Non hai i 90 minuti? Sarebbe meglio fare un altro ruolo? Queste sono le raffinatezze che danno poi valore al lavoro di un allenatore”.

Sul finale dell’incontro con i cronisti, Gotti è stato sollecitato a trovare una parola che secondo lui dovrà ispirare i giallorossi in campo:“Cercherei di stare lontano dagli slogan, però mi ha colpito, e non l’avevo nemmeno notata il primo giorno, la frase di Pelé che è stata posizionata di fronte gli spogliatoi di Acaya: in una foto c’è scritto che uno sportivo non si giudica dal numero di vittorie, ma da come gioca la partita dopo aver perso”.

LeccePrima è anche su Whatsapp. Seguici sul nostro canale.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Più psicologia che tecnica e tattica: “A Salerno una partita per gente vera”

LeccePrima è in caricamento