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Martedì, 30 Aprile 2024
Tra il serio e il faceto

Più che una moda stagionale, una religione: il “gottismo” come modo di vivere il calcio

Dopo il suo arrivo, il Lecce ha ottenuto quattro punti in due partite. Ma l’impatto di Luca Gotti sull’ambiente giallorosso va oltre lo scossone alla classifica: il suo stile, di lavoro e comunicativo, è una boccata di aria fresca

LECCE - Ci sono dei buoni motivi per guardare con fiducia al prosieguo del campionato del Lecce. Il primo motivo è che la squadra, nelle due partite della gestione di Luca Gotti, ha conquistato quattro punti. Il “miracolo della salvezza”, infatti, non può prescindere dalla classifica. Quattro punti di vantaggio sulla terzultima piazza sono un mattoncino da non buttare via.

Il secondo è che il Lecce, che era sull’orlo di una crisi di nervi, appare rigenerato dalle prime cure del tecnico veneto. Contro la Roma la squadra ha mostrato molto più che orgoglio, che di solito è l’ultimo scoglio cui ci si aggrappa prima del tracollo: si sono apprezzate una grande applicazione da parte di Blin (diventato giustamente capitano di diritto e non solo di fatto) e compagni e una maggiore consapevolezza nei propri mezzi. L’allenatore ha favorito questo processo con una disposizione tattica incardinata sul centrocampo a quattro che garantisce densità, protezione della difesa, minori rischi di perdere le giuste distanze tra i reparti.

La terza ragione, meno rilevante e più di costume, è che Gotti sembra aver messo d’accordo tutti: i disfattisti della prima ora (quelli che esonerano gli allenatori dopo due giornate), gli aziendalisti a prescindere (quelli che si fanno andare bene tutto), gli specializzati nel salire sul carro del vincitore (quelli che vincono sempre perché non hanno memoria di quello che hanno detto e scritto prima).

Ma perché Luca Gotti sta facendo breccia ovunque? Forse perché non ha bisogno di cucirsi addosso un personaggio: la sua forza risiede non solo nei concetti con cui declina la sua idea di calcio, ma anche nel linguaggio sempre appropriato e rispettoso con cui espone le sue impressioni e convinzioni. Zero barocchismi, zero ruffianerie, zero frasi fatte.

In fondo Luca Gotti ci piace perché è molto diverso da noi, abituati come siamo alla melomania, attitudine antropologica che spazia dalla continua ed entusiastica autocelebrazione per ogni spiffero di vento alla masochistica tendenza all’autodistruzione. Il “gottismo”, detto semplicemente, ci indica la via per essere giornalisti, tifosi e dirigenti migliori, più equilibrati e consapevoli: non perdiamo questa occasione.

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