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Il caso di Rebic e del raccattapalle: un'arma di distrazione di massa

La tifoseria leccese si è spaccata intorno all'inatteso siparietto dopo il terzo gol del Milan. E si parla più di quello che di una gara foriera di molte preoccupazioni

LECCE – La foto che ritrae Rebic, attaccante del Milan, che dopo il gol realizzato abbraccia un raccattapalle del Lecce posizionato dietro la porta di Gabriel è diventata nel giro di poche ore un’arma formidabile di distrazione di massa per i tifosi della squadra giallorossa che si sono subito divisi tra inquisitori e apologeti.

Per i primi, infatti, il presunto entusiasmo e la complicità del ragazzo – che gioca nel settore giovanile – equivalgono a un tradimento, secondo il codice dell’identità territoriale e del rispetto per il senso di appartenenza al club; per i secondi, invece, l'inatteso siparietto è stato uno spot meraviglioso per diffondere i veri valori dello sport in un momento in cui sembrano prevalere solo gli interessi economici (non è certo la prima volta) tra spalti vuoti e protocolli di sicurezza anti Covid.

Tra pubblici accusatori e difensori d’ufficio la dinamica processuale si impone da sé. L’analisi della prova regina, cioè la sequenza di immagini, basterebbe in realtà per archiviare l’accusa perché il fatto non sussiste o, al massimo, perché il fatto non costituisce reato: il ragazzo, infatti, subisce l’iniziativa del calciatore, rimanendo praticamente attonito. Ricambia il contatto tra i pugni, ma sembra rimanere imbarazzato dall’abbraccio del calciatore. C’è voluta, invece, una nota dell’Us Lecce per cercare di domare l’incendio che si è sviluppato  sui social anche se, almeno per ora, il tentativo non sembra aver placato tutti gli ardori.

La cosa meravigliosa – cioè che desta meraviglia – è che si stia parlando di questo fatto molto più della partita stessa, finita 4 a 1 per i rossoneri e dalla quale è emersa una condizione deficitaria del Lecce dal punto di vista fisico e anche mentale. Impoverito da una serie di assenze importanti, l’organico così come si presenta in questo momento non appare in grado di sostenere uno stralcio di campionato al ritmo di due gare a settimana. È questo il vero problema su cui varrebbe la pena soffermarsi e attorno al quale rischia di consumarsi una spaccatura.

In uno stadio deserto una gara da dimenticare

Non è passata, infatti, inosservata la differente prospettiva, nei commenti del dopo gara, tra l’allenatore, Fabio Liverani, e il presidente, Saverio Sticchi Damiani: il primo ha accusato alcuni dei suoi di aver trascorso troppo tempo sul divano e ha aggiunto di essere molto preoccupato; il secondo ha liquidato il match di ieri con una serie di attenuanti e di incoraggiamenti per il prosieguo della stagione. Termini e toni molto diversi che scalfiscono quell’immagine unitaria esibita fino a questo momento come biglietto da visita. Gioco della parti? Poliziotto cattivo e poliziotto buono?

Forse il tempo ci dirà che, come spesso accade, la verità sta nel mezzo ma, intanto, bisogna comprendere con quali mezzi si possa proseguire il cammino: quali sono i tempi stimati per il rientro tra gli effettivi arruolabili di Farias e Majer, per esempio, posto che Barak dovrebbe aggregarsi ai compagni già domani? E Deiola potrà tornare in campo in condizioni buone prima del 2 agosto?

Nell’attesa di conoscere l’esito della distorsione rimediata ieri da Lapadula – piove sempre sul bagnato – gli interrogativi più importanti sono quelli relativi alla tenuta fisica complessiva della squadra, chiamata dal suo tecnico a cercare un gioco dispendioso al cospetto di qualsiasi avversario. Considerando la partita di venerdì contro la Juve solo come un atto dovuto, l’augurio è che contro la Sampdoria, nello scontro diretto del primo luglio, il Lecce possa presentarsi in condizioni fisiche migliori e con quattro, cinque opzioni valide in panchina.

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