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Cronaca

Due cruenti agguati per il controllo dell’area, chiusa l’inchiesta sul presunto killer

Rischia il processo Giuseppe Moscara, di Casarano. Per la Dda c'è la sua mano dietro ai gravi ferimenti di Spennato e Afendi e nello spaccio di cocaina per conto del clan un tempo capeggiato da Montedoro

CASARANO – Associazione mafiosa, tentati omicidi, armi pesanti, persino da guerra. E l’immancabile spaccio di stupefacenti, affare attorno al quale ruota una parte sostanziosa degli introiti delle organizzazioni criminali. Quattro anni di serrate indagini condensate in poche pagine, ma fra le più nere del Salento. Sono tanti i capi d’imputazione dei quali è chiamato rispondere Giuseppe Moscara, 25enne di Casarano, al momento detenuto. La Direzione distrettuale antimafia di Lecce, infatti, ha chiuso le indagini a suo carico. Indagini che racchiudono storie di violenza e sopraffazione, di sangue sparso per il controllo del territorio. L’apice, feroci agguati verso coloro che erano visti come pericolosi rivali.

Moscara fu arrestato nel novembre del 2019 perché ritenuto esecutore materiale del tentato omicidio di Antonio Amin Afendi, avvenuto pochi giorni prima, il 25 ottobre. Sventagliate di kalashnikov nel cuore di Casarano che solo per puro miracolo non ferirono passanti. Ed era un nome, quello di Moscara, che gli inquirenti conoscevano bene, visto che, fra le altre cose, era già balzato nelle cronache: la sua presenza, indicata dall’ex boss Tommaso Montedoro, divenuto poi collaboratore di giustizia, sulla scena di un altro tentato omicidio, quello di Luigi Spennato, avvenuto tre anni prima, il 28 novembre del 2016. Per questi episodi, ma non solo, il giovane, difeso dall’avvocato di fiducia Simone Viva, rischia dunque ora di finire a processo.   

La cocaina e i due sanguinosi agguati 

Nell’avviso di conclusione delle indagini, che porta le firme del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e dei sostituti Massimiliano Carducci e Maria Vallefuoco, Moscara è indicato come parte integrante di un’associazione di tipo mafioso in cui a capo vi sarebbe stato Tommaso Montedoro e, fra i sodali, avrebbe annoverato anche Damiano Cosimo Autunno, Ivan Caraccio, Giuseppe Corrado, Antonio Andrea Del Genio, Luca Del Genio, Marco Petracca e Lucio Sarcinella (per i quali si è proceduto separatamente, nella celebre operazione “Diarchia”), attiva su Casarano e con estensioni nei comuni vicini, come Matino, Ruffano, Supersano, Taurisano.

Il gruppo avrebbe agito con la forza dell’intimidazione e contando sull’omertà, anche grazie al possesso di armi da sparo comuni e da guerra, per mettere a segno rapine, estorsioni, furti, truffe, spaccio di stupefacenti. E avrebbe avuto connessioni con frange storiche della Scu, come il clan dei fratelli Leo di Vernale e il sanguinario Vito Di Emidio, brindisino, alias “Bullone”, poi pentitosi, confessando una ventina di omicidi. Lo scopo ultimo del gruppo affiliato a Montedoro: acquisire potere sul territorio anche con la gestione o il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti. La faccia “lavata” delle operazioni nell’ombra. E per chi era visto come un ostacolo all’espansione, non c’era che una risposta: le canne spianate di un fucile. 

In tutto questo, Moscara avrebbe avuto ruoli non da poco. Circa il coinvolgimento nello spaccio di droga su Casarano e dintorni, lui, Ivan Caraccio e Antonio Andrea Del Genio, sarebbero stati in supporto di Luca Del Genio. Secondo la Dda, inoltre, dal maggio del 2017, Moscara avrebbe provveduto alla gestione del traffico di stupefacenti anche su indicazione e a favore di alcuni sodali detenuti. Sono undici i casi di cessione di droga, in tutti i casi cocaina, accertati nel corso delle indagini e riferibili al solo Moscara. Ma ci sono i fatti di sangue, soprattutto, nel suo curriculum. Avrebbe partecipato, infatti, agli agguati tesi a Luigi Spennato e Antonio Afendi, dando anche la sua disponibilità a uccidere Ivan Caraccio, fra i soggetti poi arrestati nella già citata operazione “Diarchia”.

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Per quanto riguarda il tentato omicidio di Luigi Spennato, la Dda accusa Moscara di aver agito materialmente insieme con Antonio Andrea Del Genio, su mandato di Luca Del Genio. Movente: togliere di mezzo un sodale del vecchio leader Augustino Potenza, già assassinato il 24 ottobre del 2016, ed assicurarsi in tal modo il controllo del territorio di Casarano e paesi limitrofi. Il giorno dell’agguato, Spennato stava rientrando in auto nella sua abitazione di campagna, quando partirono colpi con un fucile Sten e due kalashnikov. Spennato si salvò, certo, ma riportò cecità permanente e rimase paralizzato.

L’altro tentato omicidio, il più recente, è quello ai danni di Antonio Amin Afendi. Movente, identico a quello che aveva già animato la sparatoria contro Spennato, ovvero liberarsi di uno fra coloro ritenuti eredi di Augustino Potenza e quindi sgombrare il campo da rivali emergenti. Il giorno dell’agguato, Afendi era a bordo di una Golf Volkswagen, in via Manzoni, a Casarano. E mentre stava per ripartire, fu affiancato da un’Audi a bordo della quale vi sarebbe stato Moscara.

Furono esplosi colpi con un fucile a pallettoni e un kalashnikov, almeno una decina. Nella pioggia di fuoco, alcuni proiettili raggiunsero la vittima, provocando ferite multiple, fra cui un’estesa lacerazione della base del collo. L’Audi, usata, si scoprì, era stata rubata a giugno del 2019 a Lido Marini e vi era stata apposta sopra una targa diversa, proveniente da un altro veicolo, rubato nello stesso mese a Terlizzi, in provincia di Bari. L’auto fece una brutta fine. L’unica possibile, dopo un agguato del genere: fu bruciata. Secondo gli inquirenti, dallo stesso Moscara con l’aiuto di un altro soggetto.

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