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Cronaca Stadio / Via Siracusa

Rapinatori sfuggono per un soffio alla cattura, ma perdono il bottino

E' successo nel primo pomeriggio presso l'esercizio della catena "Pan d'Oro" di via Brescia, a Lecce. Sul posto per le indagini è andata la polizia

LECCE – I rapinatori, quasi certamente ragazzi della zona, devono essere stati colti da uno spavento memorabile, di quelli che mettono le ali ai piedi, quando nelle loro orecchie è rimbalzato l’urlo delle sirene delle volanti di polizia che vibravano nell’aria, provenienti dalla San Cataldo-Lecce. Arrivavano da viale Aldo Moro, le pattuglie. La vittima ha composto subito il 113 e gli agenti, che erano già in quella zona per normale servizio, hanno dato una di quelle accelerate che divorano l’asfalto.

Forse, allora, è stata davvero questione di attimi, se i tre malviventi sono riusciti a scappare. Ma hanno dovuto rinunciare a tutto. Al bottino, ancora sigillato nel registratore di cassa. E, ancora, ai guanti, ai passamontagna, alla pistola, fedele riproduzione di una Glock, ma di plastica e senza tappo rosso. Si sono sbarazzati di tutto pur di evitare di essere sorpresi con qualche particolare compromettente nelle battute a tappeto che - sapevano bene -, i poliziotti avrebbero fatto a stretto giro in tutto il quartiere. Meglio senza soldi in tasca che in gabbia.

Se la legge ordinaria, però, non è rimasta soddisfatta, ha comunque vinto quella del contrappasso dantesco: dopo aver terrorizzato il gestore di una panetteria, piombando nel suo locale e spianandogli addosso l’arma, è toccato ai rapinatori sentirsi con il fiato dritto sul collo e temere il freddo delle manette strette ai polsi. E ora in mano agli investigatori ci sono comunque diverse tracce. La stessa via di fuga è stata segnata da pezzi di plastica della cassa, trovati sparsi qua e là – forse l’effetto di una caduta – fra i vialetti del parco “Melissa Bassi”.  

Ore 14, entrano armai dentro Pan d'Oro

Erano quasi le 14 quando in una delle panetterie della catena “Pan d’Oro”, quella di via Brescia, nel quartiere Stadio, sono piombati in tre. Volti coperti, una pistola spianata. Devono essere stati momenti di vivo stupore, da raggelare il sangue nelle vene, per il povero gestore, un indiano residente a Lecce. Non c’è stata nemmeno possibilità, semmai avesse voluto, di abbozzare una reazione. Tutto s’è consumato in modo fulmineo. Uno di loro ha sollevato di peso il registratore di cassa e tutti si sono dileguati.  

Via Brescia è una sorta di semicerchio che si distacca da via Siracusa. La panetteria sorge quasi all’angolo, quasi nascosta agli occhi dei più. Subito dopo, vi è un piccolo accesso a una grande area verde attrezzata inaugurata appena un anno e mezzo addietro, il parco “Melissa Bassi”. E’ da lì che sono scappati i rapinatori, a piedi. Non c’erano, infatti, auto ad attenderli. Ecco perché è lecito supporre che abitino nelle palazzine circostanti, che si affacciano su qualcuno dei tanti piazzali sorti negli anni passati alla periferia est di Lecce. Si sapevano muovere e avevano progettato tutto.

Una donna che aveva appena fatto la spesa è scappata. La vittima della rapina, invece, è rimasta di sasso, mentre un amico che era con lui in quel momento, per istinto, li ha pure inseguiti per un breve tratto, sul primo vialetto,  poi la paura di eventuali conseguenze deve aver preso il sopravvento. E se la pistola fosse stata vera? E se da solo contro tre, fosse stato pure preso a calci e pugni?

I rilievi sul posto: molte tracce sul percorso

Una fuga rocambolesca nel parco

Nessuno, però, aveva però forse calcolato una risposta così rapida delle forze dell’ordine. E non è escluso che i rapinatori abbiano persino intravisto con le code dei loro occhi l’arrivo delle prime volanti, fermatesi proprio sulla provinciale. Di sicuro, la loro corsa affannata è stata frenata anche da un inciampo, al punto che le parti di plastica della cassa si sono spaccate. E sul selciato, ai margini del prato, si è srotolata anche la carta degli scontrini fiscali.

Non si sono arresi subito, però, i tre. Hanno raggiunto un luogo più nascosto, alle spalle di un fabbricato inserito nel parco, al momento ancora inutilizzato, e solo qui hanno deciso di gettare via tutto, facendo perdere definitivamente le tracce.

Oltre alle volanti di polizia, sul posto sono arrivati anche gli investigatori della squadra mobile e la scientifica. Il cassetto di ferro, chiuso, è stato recuperato insieme agli altri reperti. Dentro c’erano ancora tutti i soldi, 655 euro fra banconote e monete. Purtroppo l’esercizio commerciale non è dotato di videocamere di sorveglianza, né ve ne sono nel parco. Questo è un punto a favore dei rapinatori, ma la polizia ha comunque recuperato una serie di indizi importanti e ha provato a rilevare anche impronte e altre tracce.

Le altre rapine nel quartiere Stadio di Lecce

L’episodio è da ritenersi di particolare rilievo, perché s’inserisce in una scia di rapine che ormai stanno imperversando nel quartiere Stadio di Lecce da troppi mesi. Ben due, per esempio, sono state quelle nell’ufficio postale della vicina piazza Napoli, nel rione San Sabino. In linea d’aria, rispetto all’episodio di oggi, la distanza è davvero breve. E, a parte una, per la quale il malvivente è stato arrestato poco dopo (ha poi patteggiato), nella seconda, più recente, avvenuta poco prima di Natale, due soggetti in scooter, fuggiti con 2mila euro, si sono anche imbattuti in un agente della polizia penitenziaria, libero dal servizio, che ha esploso un colpo in aria nel tentativo di fermarli.

Da non dimenticare che il mese prima, e per la precisione nel pomeriggio del 20 novembre, un’altra rapina era avvenuta sempre in piazza Napoli. Anche in quell’occasione, ad agire erano stati tre individui, nella salumeria “Prodotti gastronomici”.  

Non è improbabile, allora, che in tutti e tre i casi, i due appena citati e quello di oggi, gli autori possano essere stati sempre gli stessi. Magari una banda con elementi intercambiabili, composta di volta in volta da due o tre soggetti. Oggi è finita, però, in parità. Il colpo non è riuscito, ma i rapinatori sono comunque sfuggiti di un soffio alla cattura. Di sicuro, le descrizioni fornite grazie alle testimonianze saranno raffrontate con i filmati delle videocamere reperiti nei precedenti casi. E chissà. Magari emergeranno dettagli fondamentali. E, si spera, determinanti nelle risoluzione dei casi.

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