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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Otranto

Il sindaco di Otranto davanti alla giudice: non parla e si dimette

Durante l’interrogatorio, Pierpaolo Cariddi si è avvalso della facoltà di non rispondere, per consentire alla difesa di visionare le migliaia di pagine dell’inchiesta. Stessa scelta anche del fratello Luciano

OTRANTO - Questa mattina, dopo tre giorni di carcere, il sindaco di Otranto Pierpaolo Cariddi, 56 anni, e il fratello Luciano, 54, suo predecessore (dal 2007 al 2017), si sono presentati  dinanzi alla giudice Cinzia Vergine per l’interrogatorio di garanzia.

Entrambi hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, per consentire alla difesa  (l’avvocato Gianluca D’Oria per il primo, e gli avvocati Michele Laforgia e Viola Messa, per il secondo), di avere più tempo per visionare i capi d’accusa contenuti in 950 pagine di ordinanza di custodia cautelare e le migliaia di pagine di atti contenuti nel fascicolo dell’inchiesta denominata “Hydruntiade”.

Contestualmente, il primo cittadino (già sospeso dalla carica per effetto della Legge Severino, poiché era al divieto di dimora nell’ambito dell’operazione “Re Artù”) ha firmato le dimissioni, nell’interesse della comunità idruntina, che saranno depositate in giornata in Municipio.

Sono numerosi gli episodi (dal dicembre del 2017 alla primavera di quest’anno) che tirano in causa i fratelli e che, secondo gli inquirenti, sarebbero tutti legati dallo stesso fil rouge: asservire la funzione pubblica per avvantaggiare imprenditori facoltosi, soprattutto nel settore turistico, che in cambio avrebbero dato appoggio elettorale.

Associazione per delinquere finalizzata al compimento di vari reati contro la pubblica amministrazione, corruzione elettorale, frode in processo penale e depistaggio, turbativa d’asta, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea: questi i reati riscontrati dalle indagini coordinate dalla sostituta procuratrice Roberta Licci e dall’aggiunta Elsa Valeria Mignone.

E al vertice di questa associazione a delinquere, nelle vesti di promotori e organizzatori, ci sarebbero proprio i Cariddi.

Con loro, sott’accusa ci sono altre otto persone (ai domiciliari), anche queste interrogate nella stessa giornata dalla giudice (come riportato in un successivo articolo): Aldo Emanuele Maggiulli, 56enne di Muro Leccese, ingegnere e già dirigente comunale dell’area tecnica del Comune di Otranto; Roberto Aloisio, ingegnere 50enne di Maglie e componente dell'ufficio tecnico comunale idruntino; Giuseppe Tondo, geometra 69enne di Otranto già dirigente dell'ufficio Ambiente del Comune; Marco Maggio, tecnico 40enne di Cannole; Salvatore Giannetta, imprenditore 63enne di Minervino di Lecce e proprietario di numerosi supermercati; Raffaele De Santis, 73enne, presidente di Federalberghi;  Roberto De Santis, imprenditore 64enne di Martano; Luigi Bleve, 61enne imprenditore, gestore tra l'altro del Country Club.

Ecco i rispettivi ruoli descritti dalla gip a pagina 903 del provvedimento: “Ciò che appare del tutto evidente con riferimento ai rapporti con gli imprenditori De Santis, Bleve e Giannetta, esponenti del centro di potere economico - imprenditoriale operante sul territorio di Otranto, referenti indispensabili sul medesimo territorio per i due Cariddi per il mantenimento della posizione di potere in virtù del loro ruolo di collettori di voti (sia presso gli altri imprenditori, come anche presso i dipendenti delle loro aziende) che rivendicavano esplicitamente ai Cariddi sottolineando la propria capacità di cooptazione, nonché in virtù del loro ruolo di finanziatori delle campagne elettorali di interesse per i Cariddi e di canali di alimentazione degli introiti dello studio associato dei fratelli Cariddi - cui attribuivano incarichi anche tramite i prestanome di Pierpaolo Cariddi, che intrattenevano rapporti sia diretti (come con Tondo Giuseppe) che indiretti (tramite i Cariddi) con i sodali pubblici amministratori presso il comune di Otranto, orientandone illecitamente le determinazioni ed i processi decisionali e rafforzando il vincolo di solidarietà tra tutti i sodali attraverso i rapporti di matrice corruttiva con essi instaurati”.

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