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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cinema Maglie

Il sogno elettorale di Pinuccio Lovero per celebrare il funerale della politica

Sarà presentato oggi al festival di Roma il docu-sequel sul becchino precario di Mariotto, che corre alle amministrative: il regista pugliese Mezzapesa, che ha girato alcune scene nel Salento, ripropone un personaggio unico

Dal “Sogno di una morte di mezza estate” alle luci funebri della campagna elettorale: Pinuccio Lovero, il becchino precario si candida alle comunali di Bitonto, scegliendo di scendere in campo…santo con un programma squisitamente ‘cimiteriale’ e dopo aver gustato il sapore piacevole della ribalta e della popolarità. Eccolo ancora al centro dell’attenzione, ad inseguire un ambizioso progetto tra paese e necropoli. Un'abile trovata o il funerale della politica?

La domanda esistenziale è questa per il personaggio tra realtà ed immaginazione, reso pubblico dalla scrittura cinematografica del giovane regista pugliese, Pippo Mezzapesa, che sarà presentato quest’oggi in concorso al Festival di Roma nella sezione “Prospettive Italia”. Un ritorno per il regista ad un anno dalla presentazione, sempre in concorso, del suo lungometraggio “Il paese delle spose infelici”.

Il documentario, girato in gran parte nella scorsa primavera a Bitonto e nell’hinterland barese, e con delle incursioni tra Maglie e Scorrano, racconta, come detto delle gesta di Pinuccio candidato al consiglio comunale nel corso delle ultime elezioni che hanno incoronato sindaco Michele Abbaticchio. Il film segue l’eccentrica campagna elettorale di Lovero, con tanto di carro funebre utilizzato per diffondere il suo programma rigorosamente “a livello cimiteriale”, dal sapore vagamente obamaniano.

L’ex becchino precario, stabilizzato al cimitero di Bitonto, dopo aver filosofeggiato sulla vita e sulla morte, pronto a celebrare il “funerale della politica”. Ha conosciuto la fama per essere il beccamorto di Mariotto, un paese in cui dal suo arrivo non è morto più nessuno per quasi un anno. La singolare attesa del primo funerale gli ha donato una celebrità che, appena assaporata, è ben presto svanita.

Prima la mostra del Cinema di Venezia nel 2008. Poi una moltiplicazione mediatica che l’ha condotto nei più popolari talkshow della tv italiana. Fino a toccare la punta massima di popolarità con la lunga intervista fattagli da un Paolo Bonolis in visibilio al suo cospetto nella trasmissione “Il senso della vita”. Cinque anni dopo. Pinuccio Lovero ha gestito con perizia quell’agognato funerale e tanti altri,  perché è stato assunto a tempo indeterminato nel cimitero di Bitonto. Lì il traffico mortuario è quantomeno più sostenuto e lui, da questo punto di vista, può dirsi finalmente e pienamente “realizzato”.  Ma la celebrità è ormai svanita, l’effimera notorietà ha lasciato il sapore della ribalta.

Pinuccio ha individuato la strada più breve per riconquistare la tanto sospirata fama. Ha scelto di candidarsi alle elezioni comunali di Bitonto. Ha deciso di scendere in campo "santo”, portando la politica cittadina nella sua area d’elezione, con un programma squisitamente “cimiteriale”: più loculi e ossari per tutti, nuove fontane per i fiori, panchine per gli anziani e bagni per i disabili. Vestito da becchino, Pinuccio campeggia sui manifesti del paese e scorazza da una parte all’altra per tastare la validità del suo programma elettorale.

Il suo senso per la politica, come per la vita, è meraviglioso, pratico, esilarante, vitalisticamente mortuario. Pinuccio vive la sua campagna elettorale, affigge da solo i suoi manifesti e, nel contempo, passa le sue giornate lavorative al cimitero, condivide i preparativi per le nozze con la sua fidanzata Anna, confessa a bassa voce il suo desiderio di avere un bambino. Poi c’è la militanza nella banda musicale di paese e la fervente fede popolana quando porta il peso di San Michele Arcangelo in processione, solo perché ha ottenuto i numeri giusti al Lotto. Tutte occasioni, comunque, che non si lascia sfuggire per distribuire i suoi ambiti santini elettorali.  

Un ritratto della politica vista dal basso. Una curiosa esemplificazione di un diffuso qualunquismo e protagonismo politico, declinato in una singolare versione cimiteriale. Ma anche l’approfondito esame di una campagna elettorale di un paese, specchio lucido di quanto accade nel resto della  nazione, tra colpi bassi e pochissimi voli, sfide spietate dove il senso del bene comune finisce per andare smarrito.  

“Con ‘Pinuccio Lovero - Yes We Can’, il secondo capitolo della storia di Pinuccio, l'intento è quello di raccontare come una società votata alla spettacolarizzazione di tutto, anche del quotidiano – spiega il regista -, possa alterare anche i sogni più semplici e genuini. Pinuccio Lovero è una lente d'ingrandimento sulla realtà. Su un microcosmo che in fondo ha le stesse dinamiche del macrocosmo. Uno sguardo grottesco e sincero su un mondo alla deriva, in cui spesso l'apparenza offusca il contenuto. Un'analisi di una società in cui la televisione detta legge, in cui la politica ormai non punta più su programmi convincenti, in cui le ideologie si confondono, fino a deperire, in cui ognuno può ambire a pochi minuti di celebrità e in cui l'illusione può diventare alienante”pinuccio_007-2.

Pippo Mezzapesa è nato a Bitonto nel 1980. Lido Azzurro (2001), suo primo cortometraggio, è accolto calorosamente dai festival di settore e nel 2003 con Zinanà, suo secondo cortometraggio vince il David di Donatello. Tre anni Come a Cassano, suo terzo corto, ottiene una menzione speciale ai Nastri d’Argento. Il suo esordio nel lungometraggio è con la docufiction Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate, una produzione Vivo film, Makò Show&Tourism e Fanfara Film. Il film è selezionato come Evento Speciale di chiusura nell’ambito della Settimana Internazionale della Critica alla 65° Mostra del Cinema di Venezia.

Nel 2009 il cortometraggio L'Altra Metà, interpretato da Piera Degli Esposti e Cosimo Cinieri, dopo le candidature al David di Donatello e al Globo d'Oro, si aggiudica una menzione speciale per la regia ai Nastri d'Argento. Nel 2011 scrive e dirige il film Il Paese delle Spose Infelici, prodotto da Fandango e in concorso alla 6°edizione Festival Internazionale del Film di Roma.

 

 

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