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Sabato, 27 Aprile 2024

Video trappole per il monitoraggio: i lupi si aggirano nella riserva naturale

Lo studio degli esemplari presenti sul territorio salentino è il primo passo per un approccio corretto a una questione che preoccupa gli allevatori, da una parte, e coloro che temono soluzioni drastiche, dall’altra

LECCE – Grazie soprattutto all’impiego delle video-trappole i ricercatori puntano a definire la consistenza della popolazione di lupi sul territorio salentino e studiarne l’evoluzione. Si tratta del primo step del progetto “Hic sunt lupi” che l’assessorato all’Ambiente della Regione Puglia promuove insieme all’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Cnr (qui l'articolo completo). Nelle immagini, registrate tra febbraio ed agosto, si notano diversi esemplari in giro nella riserva naturale Le Cesine.

“Il lupo ha un forte effetto sugli ecosistemi locali – ha spiegato il ricercatore Francesco Cozzoli - e la sua presenza potrebbe offrire un’importante opportunità di rinaturalizzazione per gli habitat salentini, fortemente antropizzati, ricoprire un importante ruolo nel controllo delle popolazioni di altri animali selvatici o inselvatichiti, come i cinghiali e agire come catalizzatore di interesse per l’ecoturismo. Va anche considerato che la presenza di grandi predatori sul territorio comporta delle criticità gestionali che riguardano l’interazione con gli esseri umani e le attività agricole e di allevamento. Le popolazioni di lupi vanno monitorate accuratamente per assicurare una gestione corretta ed efficace, in grado di valorizzare gli effetti positivi della presenza di questo animale sul territorio e allo stesso tempo ridurre al minimo le interazioni negative”.

L’assessora Anna Grazia Maraschio intende favorire un approccio alla questione rispettoso delle indicazioni degli scienziati, lontano dagli allarmismi e dalle strumentalizzazioni facili, ma anche consapevole degli effetti di alcune interferenze con le attività dell’uomo: “È anche necessario riconoscere che la presenza di grandi predatori sul territorio hanno dei rischi e dei costi, che non sono un’invenzione degli allevatori, di chi vive in ambiente rurale o di chi sperimenta direttamente il contatto con gli animali. Questi costi gravano su pastori, agricoltori, ma anche semplici abitanti di zone più periferiche, che non possono essere lasciati soli. Allo stesso tempo, occorre ricordare che l’Italia ha recepito la Direttiva Habitat europea che considera il lupo una specie prioritaria di interesse comunitario, che richiede una protezione rigorosa, proibendone la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione. Nessuna demonizzazione, quindi, e nessuna sottovalutazione della presenza del lupo sul nostro territorio. Iniziamo a conoscere e sapremo la strada da intraprendere per la convivenza con questo animale”.

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