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Domenica, 28 Aprile 2024
In pressing da due mesi / Galatina

Area di parcheggio per il concerto dei Negramaro: la minoranza incalza il sindaco

La zona dell'ex kartodromo, bene confiscato alla criminalità, è stata utilizzata a scopo di lucro da una società privata. L'opposizione denuncia la violazione del Codice antimafia e la scorsa settimana ha incontrato il prefetto di Lecce

LECCE  - Dopo aver incontrato il prefetto di Lecce, Luca Rotondi, i consiglieri di minoranza al Comune di Galatina hanno chiesto di essere ricevuti dal direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia, Bruno Corda.

L’obiettivo è quello di fare una ricostruzione completa e chiara  sull'utilizzo di un’area pertinenziale di un bene sottratto alla criminalità organizzata (ex kartodromo) come parcheggio in occasione del concerto dei Negramaro del 12 agosto, evento di cui si è discusso molto nelle settimane successive non solo per l'innegabile valore artistico, ma anche per i problemi logistici segnalati da molti partecipanti.

Il nocciolo della questione portata all'attenzione dell'autorità di governo sta nel fatto che i fruitori dell'area hanno pagato alla società che ha gestito la sosta un corrispettivo di 20 euro a veicolo: c'è stato quindi un lucro evidente, violando così la normativa sui beni confiscati che ne prescrive un uso a fini sociali e istituzionali.

Gli esponenti dell’opposizione – Marcello Amante, Anna Antonica, Loredana Tundo, Sandra Antonica ed Emanuele Mariano – sono in pressing sull’amministrazione sin da settembre. Il 17 di quel mese hanno, infatti, presentato un’interrogazione urgente (mandata in copia alla prefettura, all’Autorità nazionale anti corruzione, alle associazioni dei consumatori, all’Agenzia per i beni confiscati) per avere risposte a tre quesiti: se l’agenzia stessa fosse stata informata dell’utilizzo di quell’area a scopo di lucro, il primo; se tra il Comune di Galatina e la società privata che ha gestito il parcheggio fosse stata firmata una convenzione, il secondo; se i proventi fossero stati riversati per finalità sociali, il terzo.

Il sindaco, Fabio Vergine, ha risposto a quella sollecitazione dopo circa cinque settimane, facendo riferimento all’autorizzazione per la concessione a titolo gratuito per due settimane, rilasciata al Comune dall’agenzia. Quel via libera, ha precisato il primo cittadino, aveva generato il “fondato convincimento” che l’area potesse essere messa a disposizione della società organizzatrice (che ne aveva fatto richiesta), anche in deroga a quanto previsto dal Codice antimafia. Vergine concludeva la sua risposta specificando che, tuttavia, non era stata siglata alcuna convenzione con la società in questione e che tutto l’iter organizzativo del maxi evento era stato gestito in coordinamento con la prefettura.

Per nulla soddisfatta della risposta, la minoranza ha chiesto e ottenuto – giovedì scorso - un incontro con il prefetto. In quella sede è stato appurato che l’agenzia per i beni confiscati – che era tra i destinatari dell’originaria interpellanza – aveva chiesto già a settembre dei chiarimenti all’amministrazione galatinese, ricevendo il 3 ottobre una nota di riscontro simile a quella successivamente inviata ai consiglieri di opposizione i quali, adesso, vogliono chiudere il cerchio incontrando il direttore dell’agenzia.

“Il subdolo tentativo di tirare in ballo la prefettura e l’Agenzia Nazionale per l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia è miseramente fallito – hanno scritto in una nota -. È arrivata invece la verità che è figlia del tempo e noi sentiamo il bisogno di andare fino in fondo. Ragione per cui abbiamo chiesto al prefetto Corda di essere ascoltati. Il sindaco Vergine mostra in questa occasione assoluta inadeguatezza, spregio per le istituzioni e poco senso dello Stato. La capacità di sovvertire la verità con supponenza e arroganza non basterà e non ci fermerà nel compimento dei nostri doveri”.

La richiesta al sindaco è dunque quella di ritirare in autotutela l’atto di indirizzo del 9 agosto con il quale la giunta galatinese (presenti oltre al sindaco, anche Anselmi, Perrone, Palombini e Lisi) ha concesso l’area alla società privata che poi l’ha utilizzata a fini di lucro.

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