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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Stipendi fermi da sette anni, sit-in delle guardie giurate

La vertenza nazionale unitaria approda a Lecce. Lunedì manifestazione davanti alla Prefettura. Per 600 lavoratori salentini, l’incubo di scivolare nella fascia di povertà

LECCE - Gli stipendi sono fermi al 2015 e le trattative sono a singhiozzo: per queste ragioni, i lavoratori della vigilanza privata e dei servizi fiduciari hanno ripreso la loro battaglia.

Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil hanno organizzato un sit-in di protesta per lunedì 5 settembre, dalle 10 alle 12, davanti alla sede della Prefettura. L’obiettivo è di ottenere un incontro tra la prefetta Maria Rosa Trio ed una delegazione di sindacalisti e lavoratori, in modo da rappresentare il disagio che vivono le famiglie dei circa 600 lavoratori salentini della vigilanza privata.

Secondo quanto diffuso in una nota dalla Camera del Lavoro territoriale della Cgil di Lecce, dopo una sospensione di 40 giorni, proprio il 5 settembre le associazioni datoriali e quelle sindacali torneranno a sedersi intorno a un tavolo per trovare un’intesa sul rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Una firma che gli oltre 100mila addetti del comparto attendono da sette anni. L’ultimo adeguamento contrattuale è fermo a marzo 2016, ma nel frattempo tra pandemia e guerra in Ucraina, rincari e prezzi alle stelle dell’energia, il livello di retribuzione garantito allora è oggi insufficiente a portare avanti una famiglia.

Quanto agli stipendi, il sindacato sottolinea che un lavoratore della vigilanza privata percepisce una paga base compresa tra 1.072 (livello base) e 1.694 euro lordi (primo livello). La retribuzione mensile di un addetto ai servizi fiduciari varia invece tra 814 e 1.492 euro. Parliamo di un salario che negli ultimi anni, in un contesto economico che ha garantito un’inflazione bassa, è cresciuto a ritmi decisamente lenti. Nella vigilanza privata nel 2002 il range variava tra 919 e 1.357; il settore della vigilanza privata invece nel 2013 offriva paghe comprese tra 745 e 1.367 euro lordi al mese.

Al rappresentante territoriale del governo, lavoratori e sindacati presenteranno un documento con le seguenti richieste:

-        garanzia occupazionale in occasione del cambio di appalto;

-        rispetto di turni e orari di lavoro, coerenti con l’esigenza di recupero psico-fisico e le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro;

-        riconoscimento della professionalità, in considerazione delle caratteristiche dei siti presso i quali si deve garantire la sicurezza;

-        aumento salariale per ridare dignità al proprio lavoro, per rispondere ai bisogni delle loro famiglie, in un periodo contraddistinto da un’impennata dei prezzi dei beni primari.

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