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Sabato, 27 Aprile 2024
Presso il Vito Fazzi

Disturbi dell’alimentazione: da centro diurno a reparto per cure intensive

L’obiettivo è fare della struttura un centro di riferimento regionale per il trattamento della malattia con forte instabilità clinica e ad alto carico assistenziale

LECCE – Con la piantumazione di un albero di pesco è stato aperto simbolicamente presso il “Vito Fazzi” di Lecce, il cantiere per la realizzazione del reperto dedicato ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. “Feeding and eating disorders unit 24h”.

In una breve cerimonia, questa mattina, il direttore sanitario di Asl Lecce, Antonio Bray e la dirigente del Centro per la Cura e la ricerca sui disturbi alimentari di Lecce, Caterina Renna, hanno dato l’annuncio ufficiale. Nella struttura saranno trattate quelle forme di malattia con instabilità clinica, ad alto carico assistenziale, caratterizzate da compromissioni del funzionamento organico e psicosociale.

“Con questo passo – informa Asl Lecce con un post -, il Centro per la Cura e la Ricerca sui Disturbi del Comportamento Alimentare del Dipartimento di salute mentale, includendo tutti i livelli di cura compresi quelli più intensivi, diventa hub di riferimento regionale per la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”.

“Una grande emozione questa mattina per una lunga battaglia che da anni ci ha visto in prima linea – ha affermato la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone –. La Regione ha stanziato oltre due milioni di euro per la ristrutturazione dell’edificio diurno e la realizzazione di camere accoglienti nell’ospedale Vito Fazzi affinché le pazienti con i casi più gravi possano avere l’assistenza e le cure 24 ore su 24”.

“Sino ad oggi un grande lavoro è stato fatto dagli operatori del Centro diurno diretto dalla dottoressa Renna, diventato punto di riferimento in tutta la Puglia – continua Capone -. Tante ragazze con le loro famiglie hanno trovato finalmente un centro qualificato, dove la cura e la riabilitazione avviene con percorsi multidisciplinari anche attraverso laboratori culturali. Come hanno evidenziato oggi le stesse pazienti che con coraggio hanno raccontato le loro storie e la loro odissea in giro per l’Italia sino a quando non sono arrivate al centro di Lecce”.

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