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Consigliere denuncia per offese sul blog, ma per il giudice non c'è reato

Un articolo di un attivista del Pd, a margine di un'infuocata seduta del consiglio sull'adeguamento delle rette, aveva fatto andare su tutte le furie l'esponente della maggioranza Antonio Gatto. "Scribacchino di Fitto", fra le altre cose. Ma per il giudice il fatto non costituisce reato

CASARANO – “Antonio Gatto… proprio lui che padre di famiglia non è, e che dunque dal caldo del suo posto di scribacchino di Raffaele Fitto e di uomo senza figli dovrebbe avere la decenza di tacere e rimanere immobile”.

Questa frase era finita al centro di una bufera nella bufera. Nel senso che, a margine di un infuocato Consiglio comunale, nel blog da lui gestito sul sito Tuttocasarano.it, Simone Totaro, giovane attivista locale del Pd, aveva attaccato Gatto, consigliere comunale di centrodestra (in passato segretario dell’attuale europarlamentare di Forza Italia) usando espressioni decisamente dure.

Tanto da offenderne la reputazione, o almeno così aveva ritenuto il consigliere, che per questo aveva denunciato Totaro, tramite il suol’avvocato di fiducia, Vincenzo Venneri. E la vicenda si era trascinata avanti, fino al processo. Solo che proprio nel momento della valutazione, il giudice Antonio Rizzo ha sentenziato: Totaro va assolto perché il fatto non costituisce reato.

“Mai così triste di essere casaranese”, era stato il titolo dell’articolo pubblicato da Totaro, in seguito a una seduta del Consiglio risalente al 19 marzo del 2013, in cui si era discusso dell’adeguamento delle rette per scuole materne e asili nido. La possibilità di un aumento aveva fatto andare su tutte le furie il simpatizzante del Pd, che aveva sostenuto la necessità di venire incontro alle famiglie. Lo scontro dialettico, però, si era spinto oltre, secondo il consigliere Gatto, sentitosi offeso per certa terminologia usata.

La pubblica accusa ha dunque chiesto oggi la condanna a 2mila euro. Il giudice, però, ha ritenuto in buona sostanza insussistente la diffamazione. Si può ritenere che abbia vinto la linea della difesa, composta dagli avvocati Raffaele Di Staso e Annarita Marasco, che si sono appellati alla scriminate di cui all’articolo 51 del codice penale sull’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere, che trova fondamento nell’articolo 21 della Costituzione (diritto di critica politica) e nell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

E’ ormai orientamento consolidato, come da sentenze di Cassazione, che la critica politica, se esercitata senza sconfinare rispetto alla veste istituzionale di chi viene espressamente attaccato da una controparte o da un cittadino, possa contemplare anche espressioni che sarebbero da considerarsi il più delle volte ingiuriose se proferite tra soggetti privati. La linea di demarcazione, infatti, è rappresentata proprio dal ruolo pubblico e dal contesto in cui una parola o un’intera locuzione un po’ troppo “piccanti” nei toni vengono pronunciate.  

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