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Elezioni comunali 2012

Primarie ad ogni costo. Luci e ombre di un "feticcio" a rischio

L'esasperazione da primarie, organizzate sempre con maggior fretta, rischia di svuotare lo strumento, rendendolo uno scontro tutto muscolare, a cui demandare il risanamento dei conflitti tra oligarchie. Tante le contraddizioni

LECCE – Primarie sì, primarie no. Potrebbe suonare come un originale remake di un passaggio de “La Terra dei Cachi” di Elio e le storie tese, soprattutto ora che il festival di Sanremo è alle porte. Anzi, forse è persino un bene che si sia accesa la luce sulle polemiche “rituali” circa i compensi degli ospiti alla kermesse canora, visto che il dilemma sulle consultazioni dal basso inizia a diventare un tantino stucchevole, certamente a rischio esautorazione. C’è un cambiamento in atto dentro al sistema, che, partito come strumento di partecipazione democratica, si sta trasformando in una prova muscolare tra contendenti, a volte tra oligarchie, che non sanno trovare più la quadra, un orientamento. Ed ecco il toccasana, il feticcio, su cui scaricare poteri benefici di “risanamento dei conflitti” e che, invece, nell’esasperazione e nell'abuso da primarie, sta tratteggiando effetti indesiderati. Le contraddizioni sono sul tavolo.

Singolare quanto sta accadendo, a Lecce. Paolo Perrone, da sindaco uscente, pur riconfermato dai vertici regionali e provinciali come candidato naturale, sceglie di passare dalle primarie di coalizione, con l’obiettivo di rinforzare il perimetro del centrodestra. In un colpo solo, il tentativo è quello di riaffermare la sua leadership e di arrivare ad uno scontro frontale con Adriana Poli BortonePoli-29-4, dopo anni di battibecchi a distanza, di contrasti e di passaggi elettorali senza il testa a testa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con la senatrice che prima ha stuzzicato il sindaco su questo terreno, poi ha detto sì alle primarie, ed, infine, si è defilata, proprio nel momento in cui, tra l’altro, il Pdl ha sciolto le riserve e ha indicato una data.

E così Perrone dovrà competere con Paolo Pagliaro, altro protagonista di un percorso ancora tutto da decifrare: salpato con un movimento autonomo di rivendicazione territoriale, in contrapposizione ai partiti classici e disposto a discutere con chi avesse prestato attenzioni alle proprie istanze, dopo aver sofferto la generale indifferenza del centrosinistra (eccezion fatta per qualche dirigente dall’evidente slancio “ecumenico"), flirtato con il Terzo Polo e ricucito con la Poli Bortone, si scopre e si propone come alternativa nel centrodestra, proprio mentre uno dei suoi alleati federati, Antonio Buccoliero, da mesi ribadisce che Apl deve andare sola, ribadendolo persino in queste ore, in cui le primarie si danno per acquisite. Lo stesso imprenditore, del resto, da qualche ora è bersaglio sul web, per via di quella “assicurazione pubblica” che non si sarebbe mai candidato. Ipse dixit. L'importante, però, è che poi a votare vengano almeno 10mila persone, altrimenti che figura si fa con gli avversari.

Non sembrano esserci orizzonti più nitidi nel centrosinistra. Il Pd, che delle primarie è stato sostenitore, a Lecce, per settimane si è lamentato del rischio infiltrazioni del centrodestra, ragionando sull’opportunità di allargare la coalizione per non rischiare di perdere le “secondarie”, ribadendo che, con la vittoria della vicepresidente regionale, si sarebbe potuto portare a casa un accordo con l’Udc, dato per chiuso, come se la storia, in tal senso, non insegnasse altro. Poi il Pd vince le primarie e con un colpo degno da “Harry Potter” spariscono le “infiltrazioni”, ma soprattutto l’Udc, che forse non trova più tanto allettante la proposta del centrosinistra. C'eravamo tanto amati.

Quanto allo scudocrociato, di primarie non se ne parla. Non se n’è mai parlato. Sebbene poi gli ammiccamenti ora all'uno ora all’altro candidato, a destra e a manca, non siano un mistero. E tra i due litiganti, per non restare col cerino in mano, “salomonicamente” spunta il nome di Stefano Adamo (pullulano i riferimenti biblici), che non risolve l’antica “colpa” dei centristi, che continuano a smarcarsi sulla propria collocazione, con tatticismi da schema “a farfalla”, degni del buon Oronzo Canà. Nell’ansia delle elezioni che incombono, poi, il diktat è quello di far presto: perciò, dentro gli eserciti militarizzati e “sia battaglia all’ultimo voto”. Col rischio che tutto si giochi esclusivamente sulle persone e per nulla sui programmi.

Ma l’inghippo non si ferma solo a Lecce. Curioso è, per esempio, quanto accade fuori dal capoluogo salentino, dove il presidente Nichi Vendola, che deve il suo successo proprie alle primarie, chiede che il sindaco di Taranto, uomo di SeL, sia confermato senza il ricorso alla consultazione interna. Parere condiviso da Michele EmilianoMichele Emiliano, occhiolino durante manifestazione elettorale (foto M.B.)-2, che da sindaco di Bari, ieri ha avviato con largo anticipo il percorso civico che lo porterà alla candidatura alla Regione Puglia: “Primarie solo quando non c’è un uscente”. Peccato che, nel 2010, era di altro avviso, quando prima di rispolverare il nome di Francesco Boccia, aveva dato la disponibilità ad affrontare nelle primarie di coalizione proprio Vendola, che, all’epoca, era un uscente.

A questo si aggiunga che Emiliano, pur da presidente del Pd pugliese, sposa una linea diversa da quella della segreteria regionale, che continua a puntare sul confronto dal basso. Che, al momento, sembra più un tentativo di riprendersi spazi sottratti dal governatore al primo partito del centrosinistra negli equilibri di coalizione (o meglio, di "coabitazione"). Un confronto “dall’alto”, insomma.

Il Pdl, invece, supera ogni immaginazione a Brindisi, dove nel caos delle proposte e senza ancora la certezza delle primarie, presenta già due candidature. Per la serie, togliamoci il dente e buonanotte ai suonatori. Giusto, per non scontentare nessuno.

Nella provincia leccese, poi, in alcuni centri pronti al voto, ci sono candidati sindaco in campo da tempo e contemporaneamente tentativi di mediazione da parte delle segreterie per fare "tabula rasa" ed affidare il responso alle consultazioni dal basso, sia a destra che a sinistra. Con gente, in buona sostanza, tecnicamente in campagna elettorale e che, fra un paio di settimane, potrebbe dire: “Scusate, abbiamo scherzato”. Qualcuno spieghi anzitempo che l'eventuale coincidenza della campagna per le primarie con il Carnevale sia, almeno quella, del tutto casuale.

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